Minori stranieri non accompagnati bloccati alla frontiera sud: i numeri ricordano quelli del 2016. E sono in aumento.
CHIASSO - Sono giovanissimi, spesso non superano i 16 anni. La gran parte proviene dalla zona del Maghreb, per esempio Marocco e Tunisia, ma pure dall’Afghanistan o dalla Siria. Soli, senza genitori, arrivano in Italia a bordo dei “barconi” e, ogni giorno, provano senza fortuna a varcare la frontiera di Chiasso per venire in Ticino e proseguire il loro viaggio fino in Francia o Germania.
Sono i minori stranieri non accompagnati: secondo gli addetti ai lavori, dal 2016, anno della grande pressione migratoria, non sono mai stati così tanti “ammassati” a sud del confine. Solo ad agosto e a settembre sono stati oltre 150 a passare da Como e a tentare, di continuo e illegalmente, l’ingresso in Ticino. E il dato è al ribasso.
Rispetto agli ultimi anni, la situazione è cambiata. A dirlo è stato anche Christian Bock, direttore dell'Ufficio federale della dogana e della sicurezza dei confini, sottolineando come il panorama ricordi molto «la crisi dei rifugiati del 2015 e del 2016», aggiungendo che la frontiera sud è, al momento, sotto pressione.
Lo confermano, inoltre, proprio gli ultimissimi dati forniti dall'Udsc: «I dati relativi ai soggiorni illegali in Svizzera - scrivono in una nota - hanno registrato un aumento sia rispetto al mese precedente che allo stesso periodo dell'anno precedente (settembre 2021), anche se l'aumento è stato più moderato rispetto a quello del mese precedente. L'aumento è dovuto principalmente agli attraversamenti irregolari del confine orientale (settembre: 3703 / agosto: 3665) e del confine meridionale in Ticino (settembre: 2144 / agosto: 1309)».
Anche nel settore delle consegne «alle autorità estere si è registrato un aumento, sia rispetto al mese precedente che allo stesso periodo dell'anno precedente». Non è un caso che lunedì, a Chiasso, a bordo di un treno diretto a Zurigo, sono stati fermati e rispediti in Italia una ventina di migranti.
Su questo punto, l’Osservatorio giuridico per i diritti dei migranti attivo a Como sottolinea come la quantità di giovanissimi in arrivo nel capoluogo italiano sia «drammaticamente» in aumento. «In questi anni non sono mai stati così tanti - conferma l’avvocato Antonio Lamarucciola, presidente dell’Osservatorio - numeri di questo tipo non si vedevano dal 2016».
L’iter delle “riammissioni semplificate” è pressapoco questo: una volta arrivati a ridosso della dogana, i minori provano a passare in Ticino, col treno o a piedi. Fermati dalla Polizia di frontiera, vengono consegnati alla questura di Como. Vista l’assenza di spazi in città, e in attesa che il Comune trovi una sistemazione, sono portati temporaneamente alla parrocchia di Rebbio, realtà religiosa lariana in prima linea nell’accoglienza dei migranti (e anche molto legata anche al mondo associativo ticinese).
In realtà, però, dopo pochi giorni, i ragazzini provano ancora a varcare la frontiera per tentare di raggiungere la Francia e la Germania.
La situazione a due passi dal confine, assicurano gli addetti ai lavori, è delicata, tanto che proprio le realtà impegnate stanno sollecitando un incontro fra Comune, Questura e Prefettura. Interpellati sul tema della pressione migratoria a Sud (minori e non) tramite la portavoce per la Svizzera italiana, l’ufficio federale della dogana e della sicurezza dei confini fa sapere che le prime cinque nazionalità, nella regione, per l’anno in corso, sono Afghanistan, Marocco, Siria, Nigeria e Tunisia.
È imponente la crescita del fenomeno di sospetta attività di passatori durante l’anno in corso. Per avere un’idea, a luglio sono state nove, ad agosto ben 23. Più del doppio. Sui tentativi d’ingresso illegali, «l’ufficio federale della dogana e della sicurezza dei confini (Udsc) effettua controlli basati sul rischio e sulla situazione ed è presente ai valichi di confine e nelle zone di confine nell'ambito del suo mandato legale.
Per controlli basati sul rischio si intende eseguiti in termini di tempo, contenuto e luogo in cui ci si aspetta il maggior rischio per la sicurezza interna o possibili violazioni della legge. Per ragioni tattiche, non è possibile fornire ulteriori dettagli».
Infine, sulla pressione migratoria: «In Svizzera l’analisi della situazione migratoria generale è di competenza della Segreteria di stato della migrazione (Sem). L’Ufficio federale della dogana e della sicurezza dei confini (Udsc) intrattiene intensi scambi con le autorità partner svizzere ed estere nonché con la Sem, al fine di poter reagire tempestivamente ai cambiamenti della situazione».