Il Centro d’istruzione diventa sede del Centro vaccinazione e punto d’affluenza cantonale del dispositivo d’accoglienza
RIVERA - Nelle prossime settimana le attività relative alla vaccinazione Covid e all’accoglienza delle persone in fuga dalla guerra in Ucraina convergeranno a Rivera: più precisamente al Centro d’istruzione cantonale della Protezione civile di Rivera.
Lo hanno comunicato oggi le autorità cantonali, spiegando che «questa concentrazione garantirà un dispositivo efficiente e adeguato alle necessità di entrambi gli ambiti», anche perché vista la sua posizione «strategica», in un luogo «ben collegato al resto del territorio cantonale», possiede «le caratteristiche ideali per ospitare le attività legate alla vaccinazione e all’accoglienza delle persone in fuga dalla guerra in Ucraina».
Non ci si vaccina più a Quartino
L’attuale Centro di competenza per la vaccinazione (a Quartino) terminerà le proprie attività venerdì 16 dicembre. Queste stesse attività riprenderanno il 21 dicembre all’interno del Centro d’istruzione della Protezione civile di Rivera, dove - come in passato - saranno somministrate tutte le tipologie di vaccino a disposizione (ci si deve prenotare online su www.ti.ch/vaccinazione).
Oltre al Centro cantonale, rimarranno a disposizione della popolazione anche numerosi studi medici e farmacie sparsi sul territorio ticinese. Va ricordato che nelle farmacie è possibile vaccinarsi fino ai 75 anni di età, mentre negli studi medici non vi sono limiti di età: per fissare un appuntamento è necessario contattare direttamente le strutture.
Per quanto riguarda l'hotline telefonica cantonale (0800 128 128), gli orari che saranno modificati a partire dal 17 dicembre: gli operatori saranno raggiungibili da lunedì al venerdì dalle 8 alle 17.
Persone in fuga dall'Ucraina
Al centro di Rivera saranno inoltre trasferite, a partire gennaio 2023, le attività del Punto d’affluenza cantonale (PAF) per le persone in fuga dalla guerra in Ucraina, che attualmente sono accolte al centro della Protezione civile di Cadenazzo.
Come noto, il PAF rappresenta la prima tappa del dispositivo d’accoglienza cantonale, nel quale le persone accolte trascorrono alcuni giorni prima di essere trasferite in un Centro regionale collettivo e, successivamente, vedersi attribuire un alloggio privato.
«Grazie nuovamente tutti i Comuni che, durante gli ultimi mesi e anni, hanno messo a disposizione della collettività strutture per svolgere questi importanti servizi, sia in ambito di gestione della pandemia sia per l’accoglienza di persone in cerca di protezione», hanno infine scritto le autorità cantonali in una nota.