Sulla fine del telelavoro per i frontalieri: «È stata una decisione comune di entrambi i Paesi. Vedremo se ci sono spazi per una revisione».
ROMA - C’è ancora l’ultimo step, quello del voto in aula. Ma, dopo l’ok da parte della commissione congiunta Esteri e Finanze del Senato, sembra davvero mancare poco a un passo atteso da decenni (la vecchia intesa era del 1974): l’approvazione del nuovo accordo fiscale fra Italia e Svizzera. A questo proposito, la discussione della ratifica è iscritta all’ordine del giorno della seduta odierna di palazzo Madama.
Per il ministro dell’Economia e delle finanze italiano Giancarlo Giorgetti, il nuovo trattato è il risultato del lavoro portato avanti dai due Stati. «È la volta buona - commenta - sono state superate le numerose resistenze che hanno bloccato negli anni l’aggiornamento di queste regole. Naturalmente il nuovo trattato, che andrà in vigore dal 1 gennaio del prossimo anno, risponde alle esigenze espresse da entrambi i Paesi. Del resto è un accordo e come tale il frutto di una trattativa di entrambi i governi e dunque non danneggia nessuno».
Con la nuova intesa, la Confederazione potrà trattenere l '80% dell'imposta alla fonte ordinaria (rispetto al 60% di oggi) prelevata sul reddito dei nuovi frontalieri, i quali saranno tassati anche in Italia. Alle persone che lavorano, o hanno lavorato, nei Cantoni Ticino, Grigioni e Vallese tra il 31 dicembre 2018 e la data di entrata in vigore del testo, sarà applicato un regime transitorio: continueranno a essere tassati solo in Svizzera. Fino al 2033, la Confederazione verserà ai Comuni italiani di confine il 40% dell’imposta alla fonte.
Nei giorni scorsi, di là della frontiera, si è parlato molto della possibilità, da parte del Governo tricolore, di istituire un premio fiscale di confine. L’obiettivo è spiegato dallo stesso Giorgetti: «Si tratta di creare un sistema che incentivi l’occupazione in Italia per arginare la desertificazione di molti nostri territori a causa della carenza di personale in tanti settori, a cominciare da quello del turismo e della sanità».
Mercoledì, non avrà più effetto l’accordo amichevole sul telelavoro. Di recente, l’Aiti ha consigliato alle aziende di sospendere lo smartworking per i frontalieri. Altrimenti, la porzione di reddito dei giorni lavorati da remoto in Italia verrebbe assoggettata a tassazione esclusiva in Italia. Per quanto riguarda le aziende, inoltre, rimane aperta pure la questione relativa all’assoggettamento al fisco italiano quale stabile organizzazione. «Lo smart working - conclude Giorgetti - è stata una necessità in pandemia. So che non tutti sono contenti della mancata proroga del telelavoro ma ricordo che, anche in questo caso, è stata una decisione comune di entrambi i Paesi. Vedremo se ci sono spazi per una revisione».