Nuovo colpaccio per Stefano Barzaghi, artista dei caschi dei campioni del ciclismo. I colori usati? Quelli della bandiera nazionale.
AROGNO - Ha piazzato l'ennesimo colpaccio. Stefano Barzaghi, classe 1970, comasco trapiantato da diversi anni ad Arogno, stavolta ha dipinto addirittura la bicicletta per il figlio del re degli Emirati Arabi. L'artista dei caschi dei campioni del ciclismo lo racconta con orgoglio. «Era per il suo 52esimo compleanno. Lui, con la sua famiglia, è proprietario della Colnago. E mi ha lasciato carta bianca. Qualche mese fa gli avevo già fatto un casco. I colori usati? L'oro, unitamente al rosso, al nero al bianco e al verde. I colori della bandiera degli Emirati. Poi ci ho messo anche il logo reale di famiglia».
Un cliente particolare – A fare da tramite per l'operazione l'ex campione Mauro Gianetti, che oltre ad avere radici in Ticino ha proprio importanti contatti professionali col mondo arabo. «Per me è stato un onore – dice Barzaghi –. Da tempo lavoro anche con clienti "privati" oltre che coi campioni. Questo diciamo che è stato un cliente "privato" davvero particolare».
Storia di un precursore – Barzaghi nasce come meccanico d'auto. A 19 anni, mentre vive ancora a Como, inizia a interessarsi a una moda appena arrivata dagli Stati Uniti. Quella per i caschi colorati. «Io facevo motocross. Andavo matto per i caschi. Mi sono messo anche io a decorarli. Principalmente con adesivi. Poi intagliandoli a mano. Mi occupavo anche e soprattutto di telai. Lo facevo come hobby, alla sera o nel weekend. Penso proprio di essere stato un precursore in Europa per quanto riguarda il ciclismo».
Da hobby a lavoro – A un certo punto Barzaghi si domanda se quella passione non possa trasformarsi in un mestiere vero e proprio. Si butta. O la va o la spacca. Mal che vada si torna in officina a fare il meccanico. E invece la va che è un piacere. Il primo ad affidarsi al maestro dei caschi colorati è Luca Paolini. Poi sarà il turno del campione del mondo Paolo Bettini. «È il 2006 quando capisco che il mio sogno può diventare realtà. Da allora ho trattato i caschi di praticamente tutti i grandi campioni in circolazione. Ognuno di loro mi ha chiesto un casco personalizzato. Io faccio solo pezzi unici».
L'amore per il Ticino – L'atélier di Barzaghi si trova proprio ad Arogno. «È da una decina d'anni che abito qui. Prima ho vissuto a Melano per un certo periodo. Da comasco venivo spesso a fare giri in bicicletta in Ticino. Mi sono innamorato del paesaggio».
Creatività e mediazione – Aerografo, plotter e tanti colori. Sono questi i principali strumenti di lavoro dell'artista. «L'abilità sta soprattutto nella mano. È quella che fa la differenza, al di là degli attrezzi. La creatività è il mio motore. Anche se a volte mi ritrovo in situazioni in cui bisogna mediare. Magari perché la casa madre non vuole che il ciclista si faccia il casco personalizzato. Capita che ci siano anche dinamiche legate agli sponsor. Una soluzione però si trova sempre, parola di Stefano Barzaghi».