Si riaccende il dibattito sull'eutanasia sugli animali da compagnia sani. E il granconsigliere Stefano Tonini vuole smuovere le acque.
BELLINZONA - «Animali da compagnia sani che vanno incontro alla morte per mano dei loro padroni..che vergogna. Rimango basito». È quanto ha scritto venerdì sul suo profilo Facebook, riferendosi all’articolo pubblicato mercoledì da Tio/20minuti, il granconsigliere Stefano Tonini.
A indispettire il leghista è anche il fatto che l’iniziativa cantonale “Vietare l’eutanasia di animali da compagnia sani” presentata da Sabrina Aldi e Tamara Merlo nel luglio del 2020 non sia ancora stata discussa in Gran Consiglio. «Per questo motivo», specifica, «ho scritto alla Commissione Costituzione e Leggi».
«Che la politica si dia una mossa» - «Quello dell’eutanasia sugli animali sani è un tema sempre più sentito tra la popolazione. Spero che ora che l’attenzione mediatica e quella dell’opinione pubblica si sono risvegliate la politica si dia una mossa», commenta dal canto suo la granconsigliera Sabrina Aldi, promotrice dell’iniziativa.
«Rispetto a quella degli altri Paesi, la nostra legge sulla protezione degli animali, sotto questo punto di vista, è arretrata», sostiene la deputata. Tanto che «gran parte delle persone sono incredule quando apprendono che in Svizzera sopprimere un animale domestico sano è legale». L’argomento, dunque, va ora affrontato: «Lo hanno chiesto, attraverso una petizione, 30’000 cittadini. E penso sia dovuto capire se l'attuale quadro legale è ancora al passo con i tempi».
«Non il peggiore dei mali» - La vede diversamente, invece, Piero Mazzoleni, vicepresidente della Protezione svizzera degli animali. «L’eutanasia sugli animali sani, in alcune situazioni, non è il peggiore dei mali. Cambiare la legge per vietarla è troppo radicale». Un’opinione, questa, che resta strettamente personale: «Non tutti i membri della Protezione degli animali la pensano così».
Certo, argomenta Mazzoleni, i veterinari e le associazioni presenti sul territorio «dovrebbero fare tutto il possibile affinché questi animali trovino una sistemazione in una nuova famiglia», ma la soluzione non è sempre a portata di mano. «Quando questo non è possibile bisognerebbe evitare di farli finire chiusi in gabbia in un rifugio per anni». Se gli animali giovani hanno una buona capacità di adattamento, «quelli anziani fanno infatti fatica a vivere in queste condizioni e finiscono per soffrirne», spiega il locarnese. Il rischio, inoltre, «è che aumentino gli abbandoni».
«È vero che c’è il pericolo dell'abbandono, ma in Ticino abbiamo tante associazioni attive nel campo e il problema non si porrebbe», replica dal canto suo Sabrina Aldi. «In quest'ambito bisognerebbe parlare anche dei finanziamenti che ricevono rifugi e associazioni a tutela degli animali: spesso e volentieri, nonostante ricoprano un servizio pubblico importante, vivono di donazioni di privati e faticano a coprire le spese».