Non hanno una casa. Nemmeno un lavoro. Hanno solo bisogno di una mano per rimettersi in carreggiata. Apriamo le porte di casa Astra
MENDRISIO - Appena arrivati, ci accoglie un grande cane molto affettuoso. Si tratta di Artù, la mascotte di tutta Casa Astra, il centro di prima accoglienza di Mendrisio.
L’edificio è su tre piani. L’orto adiacente serve per l’approvvigionamento interno. Il mais appeso proviene dal mulino del Daniello, con cui, dal 2021, esiste una collaborazione. Due ospiti sono seduti fuori sui tavolini. Un’altra ragazza, invece, sta sistemando la zona delle colazioni. Di fianco al computer, è appoggiato “Furore”, capolavoro di Steinback.
La realtà, da quasi vent’anni, si occupa di persone con problemi di alloggio, alloggio precario e senza fissa dimora, di chi vive in grande precarietà, in situazioni a rischio, o attraversa momenti difficili della vita. «Sono qui da un mese e mezzo perché non ho una sistemazione autonoma», ci racconta un ragazzo, Samir Rigassi, 24 anni, che ha deciso di fare due chiacchiere con noi mettendoci nome e cognome. «Sto dando una mano in cucina - racconta - svolgendo attività che mi consentano di passare la giornata. Dedico tanto tempo alla lettura: un'abitudine che avevo perso e che ora sto recuperando». Fra i suoi obiettivi, c’è quello di finire la formazione, lasciata in sospeso in passato, per dedicarsi poi alla sua carriera lavorativa. «Mi piacerebbe - aggiunge - lavorare in cucina».
Gli ospiti possono soggiornare presso il centro per un massimo di tre mesi. In casi particolari il periodo di permanenza può essere prolungato. Dietro al bancone c’è uno dei ragazzi accolti. Si chiama Francesco (nome di fantasia), ha 31 anni ed è ticinese. Oggi cucina lui, per tutti, la parmigiana. Ci ha raccontato (decidendo di non mostrarsi) la sua esperienza. «Sono arrivato a fine luglio a causa di un errore burocratico, diciamo così - racconta - Se sei volenteroso e vuoi dare una mano, i giorni qui sono piacevoli. Come tanti giovani, vorrei tornare ad avere un equilibrio, con un appartamento e un lavoro. Tornare, quindi, a stare bene, grazie anche agli aiuti provenienti da strutture come casa Astra che permettono di reintegrare le persone nel mondo lavorativo e nella vita». L’esperienza, per Francesco, «è utile sotto tutti i punti di vista, sia a livello burocratico sia di “vita”: Qui, magari, capita d’incontrare anche persone con molte difficoltà, ed è bello vedere e sapere che ognuno può dare il proprio contributo nella direzione di un reinserimento sociale».
Insomma, il centro di prima accoglienza di Mendrisio consente, alle persone, di “tirare” un po’ il fiato, fondamentale in un periodo complicato della propria vita, per poi rimettersi “in cammino”. E, da questo punto di vista, è cruciale la presenza e l’azione degli operatori. «Attualmente - spiega l’operatore Marco D’Erchie - gli ospiti sono una ventina fra uomini e donne. Disponiamo di 23 posti letto suddivisi in due 11 camere». Le fasce d’età sono molto omogenee: «Sono ben distribuite, circa un 30 per cento per ogni fascia d’età, dai 18 ai 50 anni». Col passare del tempo, è molto cresciuta la percentuale di giovani. «In pianta stabile -spiega D’Erchie - ora, il 30% degli ospiti ha fra i 18 e i 25 anni». All’inizio, invece, quando avevamo appena aperto la struttura, erano attorno al 5-10%. «La popolazione e i privati - conclude - ci hanno sempre aiutati e ci sono stati vicini: abbiamo bisogno che il supporto continui. Sarebbe importante che s’incrementasse il sostegno delle istituzioni, cantonali e comunali».