In trenta scatole di archivio riunite testimonianze che vanno dal Partito Agrario Ticinese all'UDC: verbali, corrispondenze, articoli.
BELLINZONA - Nei quattro chilometri di scaffalatura dell'Archivio di Stato, dove sono conservati circa tre milioni e mezzo di documenti, troverà posto anche il fondo relativo all'attività di Giovanni Maria Staffieri in seno all'Unione Democratica di Centro (UDC).
In trenta scatole d’archivio si riuniscono testimonianze del Partito Agrario Ticinese (PAT) sin dai suoi albori nei primi anni Venti del Novecento e una fitta documentazione frutto di decenni di coinvolgimento personale di Staffieri in quello che dal 1971 è diventato l'UDC: statuti, verbali, corrispondenza, prese di posizione, campagne elettorali e articoli di giornale concorrono a tracciare la parabola di una carriera che, seguendo il solco delineato da suo nonno Riccardo Staffieri, fondatore del PAT a fianco di Gaetano Donini e Francesco Cattaneo, ha portato Staffieri a distinguersi quale figura di spicco del partito, sotto la cui egida ha inoltre rivestito la carica di deputato in Gran Consiglio per più legislature.
Ciò consentirà agli studiosi di ripercorrere in prospettiva anche la storia del partito, nella sua evoluzione dalle istanze del mondo agrario al riorientamento politico degli anni Settanta in chiave democentrista, fino a giungere alla svolta segnata negli anni Novanta dalla politica blocheriana.
«L’acquisizione di questo fondo segna un importante traguardo per l’Archivio di Stato - si legge in una nota del DECS - che dispone ora di sei collezioni fondamentali per lo studio e la comprensione delle voci politiche che hanno plasmato la storia del nostro Cantone. Un quadro che si auspica di poter continuare ad ampliare grazie a future donazioni, con l’obiettivo di riuscire a radunare sotto uno stesso tetto le tracce di tutta la storia politica ticinese».
Nella propria missione di memoria storica del Cantone, l’Archivio di Stato (ASTi), oltre a custodire i fondi dell’amministrazione pubblica, «persegue una politica di acquisizione di materiali documentari significativi prodotti da persone ed enti privati. Nel corso dei decenni ha così raccolto centinaia di fondi di famiglia e persone, come pure provenienti da associazioni, imprese, fondazioni e altre persone giuridiche».
La collezione dei fondi partitici dell'Archivio di Stato - Con circa 56’000 documenti prodotti dal 1925 al 1996, conservati in 282 scatole, l’archivio del Partito Popolare Democratico è senza dubbio il più consistente dal profilo quantitativo.
Oltre alle testimonianze riguardanti il partito vero e proprio, offre numerose fonti sulla gestione degli organi di stampa e sui movimenti di ispirazione conservatrice. Inoltre, accanto ai verbali e alla corrispondenza degli organi partitici, ai programmi e ai dossier riguardanti le votazioni ed elezioni, conserva numerose testimonianze che permettono di ripercorrere i processi decisionali interni e di studiare le strategie degli organi di partito.
Il secondo fondo in ordine di grandezza è quello del Partito Liberale Radicale, che poco più di vent’anni or sono ha consegnato una documentazione comprendente 34’000 carte dagli anni ’20 del Novecento in avanti. Degna di nota è la vasta documentazione riguardante gli anni dell’Alleanza di Sinistra e la coesistenza delle due correnti liberale e radicale, così come la presenza di fonti che illustrano le vicende quotidiane partitiche a livello locale.
Con i suoi 19’000 documenti dal 1911 al 1990 circa, l’archivio del Partito Socialista è il terzo in ordine di grandezza. Il fondo è incentrato sull’attività degli organi centrali del PS ticinese, con informazioni sulla vita del partito, sui rapporti con le varie sezioni locali (di cui pure si conservano le carte), le organizzazioni affiliate e il PS svizzero. A questi si aggiungono poi i fondi di svariati sindacati, depositati grazie all’attività della Fondazione Pellegrini Canevascini, che dal 1981 lavora al recupero delle fonti storiche legate al movimento operaio e all’area di sinistra.
Il Guastafeste, fondato da Giorgio Ghiringhelli a Losone nel 1996, è pure rappresentato nelle collezioni dell’ASTi. Sessanta scatole d’archivio conservano la documentazione prodotta dalla nascita del partito fino al 2019, un ventennio che ha visto il movimento attivarsi tanto sul piano comunale quanto su quello cantonale, con il lancio di iniziative popolari e petizioni.
Chiude la serie il fondo del Partito dei Verdi, i cui circa 5’000 documenti ripercorrono la storia del partito ecologista ticinese sin dalla sua nascita, con una visione globale sull’attività sia interna (verbali degli organi, corrispondenza) sia esterna (partecipazione alle elezioni comunali, cantonali e federali, materiale propagandistico, prese di posizione riguardo a temi d’attualità).