Cerca e trova immobili

PRONTO SOCCORSO / CANTONEInfortuni e Pronto Soccorso: «Esami mirati e subito dallo specialista»

24.01.24 - 06:30
Ortopedia, eccellenza ticinese. Il medico: «Ora non più solo in Svizzera interna». Ma dopo il Covid c’è chi rifiuta le cure.
TiPress
Nella foto, il dr. Marco Marano, responsabile Pronto Soccorso
Nella foto, il dr. Marco Marano, responsabile Pronto Soccorso
Infortuni e Pronto Soccorso: «Esami mirati e subito dallo specialista»
Ortopedia, eccellenza ticinese. Il medico: «Ora non più solo in Svizzera interna». Ma dopo il Covid c’è chi rifiuta le cure.

LUGANO - «Abbiamo deciso di affidarci esclusivamente a medici specialisti e non a medici assistenti. Per cui il paziente che arriva in Pronto Soccorso si troverà davanti un medico specialista in Ortopedia e Traumatologia, un Fisiatra o un Medico di Medicina Generale, tutti con formazioni specifiche nella traumatologia e nella gestione delle urgenze».

Accade in Ticino, eccellenza nel campo ortopedico, nel contesto di un «nuovo modello di cura». E a spiegarlo è il Dr. Marco Marano, Responsabile Pronto Soccorso presso la Clinica Ars Medica.

«Sul territorio siamo sempre più identificati con l’ortopedia e la traumatologia e rappresentiamo il riferimento a livello cantonale per le problematiche di questa natura - continua il medico - Questo oltre che per le capacità dei nostri chirurghi ortopedici, anche grazie alla possibilità di una presa a carico immediata e completa».

Dottore, la presa a carico dell'infortunato nel vostro Pronto Soccorso può dirsi unica nel suo genere?
«Sì, perché si basa su una riduzione notevole degli esami richiesti e su un’ottimizzazione dei tempi di attesa e di gestione del paziente, che viene indirizzato verso gli esami e i trattamenti più appropriati, già nel momento del primo contatto con il medico. Questo nuovo modello, che è un unicum in Svizzera, ci sta dando grosse soddisfazioni con numeri di accessi in Pronto Soccorso, in crescita costante e con un ventaglio di patologie sempre più ricco».

A Gravesano vi occupate in particolare di ortopedia e traumatologia.
«Certamente, ma mi capita di visitare anche persone con problemi di altra natura. Quanto invece alle problematiche ortopediche, le distorsioni di caviglia e ginocchio rappresentano la casistica di pazienti che vediamo con maggiore frequenza: sono il 40% del totale delle consultazioni».

Questo perché in Ticino siete centro di riferimento per gli infortuni degli sportivi amatoriali e d'élite.
«Consideri che solo nel luganese ci sono più di 130 società sportive e che, dalle ultime ricerche effettuate, sembra che circa i 3/5 della popolazione ticinese pratica sport. Questo spiega anche come mai caviglia e ginocchio, che sono le due articolazioni più soggette a traumi negli sportivi, rappresentino i due infortuni che vediamo con più frequenza».

Come capire quando un infortunio è tale per cui è auspicabile andare al pronto soccorso?
«I fattori determinanti, rimanendo in ambito ortopedico, sono innanzitutto l’intensità e la modalità del trauma, la presenza di dolori acuti associati alla comparsa di un gonfiore o di un ematoma, la difficoltà nella mobilizzazione o l’alterazione della morfologia della zona traumatizzata. Ma anche la presenza di una ferita o di un disturbo di natura neurologica, ad esempio formicolio o mancanza di sensibilità».

Al contrario, quando invece è opportuno rivolgersi al medico curante?
«Quando ci si trova di fronte a problematiche di natura cronica, che non determinino un dolore acuto ma piuttosto un dolore più leggero ma costante, quando si tratta di patologie già note e per le quali si è già in cura da uno specialista, quando la funzionalità della regione è conservata». 

Proprio con i medici curanti avete instaurato una stretta collaborazione.
«Ci contattano per degli approfondimenti ortopedici, oppure semplicemente per un consiglio terapeutico o di gestione di un caso. In più, essendo noi aperti tutti i giorni e tutto l’anno, spesso fungiamo da supporto agli studi medici, durante le festività o nei periodi di vacanza dei colleghi».

Da paziente, può accadere di sovrastimare un problema e dunque di andare in Pronto Soccorso senza un valido motivo?
«Chiunque giunga in Pronto Soccorso al cospetto di un medico, in quel momento ritiene che il suo sia il problema più grave che meriti il trattamento più rapido e migliore possibile. Quindi per noi tutti i pazienti sono importanti e meritano la stessa attenzione».

Un modello che dà i suoi frutti?
«Fino a qualche anno fa i pazienti ortopedici si recavano in Svizzera interna per qualsiasi tipo di problema, anche minore. Oggi questa migrazione è ai minimi termini. Riceviamo inoltre numerose attestazioni di fiducia».

In tutto questo c’è poi chi rinuncia alle cure mediche, fenomeno in aumento dal post Covid.
«Accade che alcune persone si affidino a trattamenti o a metodi presi da internet o ascoltati dall'amico, oppure a credenze o a filosofie di vita antiscientifiche. È qualcosa su cui dobbiamo riflettere e che purtroppo sempre più spesso è surrogato da pseudo colleghi, che portano avanti una medicina che definirei oscurantista».

Chi invece sceglie di curarsi spesso si trova smarrito e pessimista circa il proprio destino.
«Come ripeto spesso, l’infortunio è una sfida che, secondo me, porta a rinforzare il proprio carattere e ad affrontare lati nascosti del nostro io, che magari non conoscevamo o trascuravamo».

Da infortunati è possibile sentirsi soli nella sofferenza, magari costretti a passare più tempo a casa, lontani dalla routine quotidiana e limitati dalla disciplina imposta dalle cure.
«Durante questi periodi bisogna guardare avanti e in positivo. Per questo dico che l’infortunio non sempre deve essere visto come un evento catastrofico ma anche come qualcosa in grado di lasciare dentro di noi una forza e una capacità per affrontare i problemi in maniera più consapevole».

Entra nel canale WhatsApp di Ticinonline.
NOTIZIE PIÙ LETTE