Il dibattito sull'accoglienza e i servizi offerti ai turisti nei bar del centro, è un tema che si ripropone ciclicamente.
LUGANO - Con l’arrivo della bella stagione - sperando non si faccia attendere troppo, visto il tempo di queste ultime ore - i locali stanno sempre più affilando le armi. E così i tavolini presi d’assalto e la pioggia di drink colorati, saranno il classico, inconfondibile scenario di ogni bar della città, specialmente quelli vista lago.
E il duello che si combatte su questo fronte immaginario è di quelli che affondano le radici nel tempo. Da una parte i gestori dei locali, spinti da un spirito di accoglienza non sempre al top, e dall’altro i clienti, per loro natura spesso molto critici, che però a volte, davanti ai soldi sborsati, si devono confrontare con un servizio non sempre all’altezza.
Un classico esempio di questa "faida" a colpi di spritz e patatine lo ha fornito la pubblicazione di un nostro articolo che riportava le lamentele di un cliente per un servizio pessimo e le reazioni di alcuni gestori cittadini. Articolo che in poco tempo ha scatenato un diluvio di reazioni.
I commenti, al 90% di clienti, non sono molto positivi. Aspettiamo quindi oltre alle dichiarazioni dei gestori citate nell’articolo, anche altri loro pareri, se vorranno.
Ciò che emerge però chiaramente dalle parole delle persone è uno scenario fatto di «poca professionalità», «maleducazione», «scarso servizio», «povertà dell’offerta» e paragoni impietosi con paesi come l’Italia dove l’aperitivo è un vero e proprio rito.
Ma ecco alcuni degli interventi più significativi, partendo da chi va indietro nel tempo. «La poca professionalità del servizio nei locali di piazza Riforma non è una novità. L’avevo già notata negli anni 80. Già allora ti sbattevano tazzine e bicchieri sul tavolo».
Oppure «sul fronte aperitivi qui da noi devono imparare ancora molto. Due prosecchi li ho pagati 22 franchi e mi hanno portato due grissini, ma proprio due», fa eco un’altra cliente.
«Qui non si tratta di aperitivi ma di spennare la gente», viene sottolineato da più parti. C’è poi chi guarda a nord «La gente può ritenersi felice se arrivano le patatine con l’aperitivo. Provate a Zurigo: costa di più che a Lugano e se vuoi patatine e olive le paghi separatamente». C’è però, e sono in tanti, chi invece guarda a sud, ovvero all’Italia dove il rito dell’aperitivo prevede una maggior ricchezza dell’offerta e soprattutto il fatto che «oltre confine c’è la cultura dell’accoglienza che qui manca».
Filosofico un altro intervento. «Nessuno ha la pretesa di cenare al momento dell’aperitivo ma essendo un momento conviviale dovrebbe richiedere gestualità e qualche snack. Altrimenti perché sedersi al bar con uno spritz quando al supermercato lo vendono in bottiglia?».
E anche i residenti intervengono. «Ci dimentichiamo che in questa trappola dei prezzi alti ci finiamo pure noi che qui ci viviamo e ci vorremmo godere la zona senza svenarci».
L’elenco delle voci sarebbe ancora molto lungo, ma l’ultimo messaggio cerca una soluzione a basso impatto. «Perchè spendere così tanto per essere anche trattati male? I supermercati ci sono ovunque, basta comprarsi qualcosa da spiluccare seduti, gratuitamente, su una splendida panchina vista lago e l’aperitivo è fatto».