Scarsa conoscenza della materia, superficialità. Mangiare fuori può rivelarsi una brutta esperienza per chi ha problemi alimentari.
Suter, GastroTicino: «La legge è chiara. Il personale deve essere preparato».
BELLINZONA - È davvero dura andare al ristorante per chi è allergico o intollerante a degli alimenti. Lo sa bene Michel Friedrich, 32 anni di Lugano, che nel corso della sua è finito una decina di volte all'ospedale per colpa della scarsa sensibilità, o preparazione, da parte dei ristoratori. Fin da quando è nato rischia infatti lo shock anafilattico se mangia arachidi, legumi e soia. L'ultima brutta esperienza risale a qualche settimana fa quando, in un punto ristoro a marchio Coop, dopo aver annunciato le sue problematiche si è sentito rispondere: «Può prendere broccoli, fagiolini e piselli. Sono rimasto senza parole», commenta. Eventi spiacevoli che, uno dopo l'altro, hanno minato la fiducia nei confronti dell'intero settore: «Dovrebbero essere consapevoli che qualcuno potrebbe lasciarci le penne».
Gli allergeni devono essere dichiarati - Eppure, basterebbe poco. Come, per esempio, chiedere ai propri clienti, una volta seduti al tavolo, se qualcuno abbia o meno allergie o intolleranze. Dovrebbe essere una delle prime domande da fare. Massimo Suter, presidente di GastroTicino, non lascia dubbi a riguardo: «La problematica è regolamentata dalla legge in modo molto chiaro e definito. Le interpretazioni soggettive non sono ammesse e gli allergeni devono essere dichiarati. Qualora non siano espressamente presenti sul menù, il personale deve essere assolutamente informato sui contenuti delle pietanze», così come deve esserci un responsabile in grado di prevenire problemi. Sostiene poi che di fronte a una persona dichiarata allergica, «è necessario essere onesti e chiari. Se non si riesce a gestire la situazione, è meglio ammetterlo e consigliare al cliente di cambiare pietanza», o persino ristorante.
In caso di errori, ci sono delle sanzioni - Superficialità, menefreghismo. Suter la definisce piuttosto «scarsa conoscenza della materia». Anche se ribatte: «Tante volte c’è un’esagerazione da parte di una certa clientela che annuncia ‘settemila allergie’, quando in realtà non gradisce semplicemente un determinato alimento. Questo è comprensibile, ma non tollerabile. Con la salute non si scherza». E se dovesse verificarsi una reazione allergica: «Sarà responsabilità del ristoratore dimostrare di aver fatto tutto il possibile per evitare la contaminazione. Qualora vi siano degli errori, ci saranno delle sanzioni, sicuramente sotto forma di multa o ammonimento. Il danno d'immagine che ne deriva poi è incalcolabile».
La replica di Coop - Interpellata Coop afferma che «i collaboratori dei ristoranti vengono regolarmente formati, anche nel campo delle allergie e degli allergeni», come puntualizzato dalla portavoce per il Ticino, Francesca Destefani. «Ci dispiace che le informazioni fornite in questo caso specifico siano state insufficienti: non corrisponde ai nostri standard gastronomici», conclude.