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CANTONE«Andare al ristorante per me è un incubo»

09.07.24 - 06:30
Scarsa conoscenza della materia, superficialità. Mangiare fuori può rivelarsi una brutta esperienza per chi ha problemi alimentari.
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«Andare al ristorante per me è un incubo»
Scarsa conoscenza della materia, superficialità. Mangiare fuori può rivelarsi una brutta esperienza per chi ha problemi alimentari.
Suter, GastroTicino: «La legge è chiara. Il personale deve essere preparato».

BELLINZONA - È davvero dura andare al ristorante per chi è allergico o intollerante a degli alimenti. Lo sa bene Michel Friedrich, 32 anni di Lugano, che nel corso della sua è finito una decina di volte all'ospedale per colpa della scarsa sensibilità, o preparazione, da parte dei ristoratori. Fin da quando è nato rischia infatti lo shock anafilattico se mangia arachidi, legumi e soia. L'ultima brutta esperienza risale a qualche settimana fa quando, in un punto ristoro a marchio Coop, dopo aver annunciato le sue problematiche si è sentito rispondere: «Può prendere broccoli, fagiolini e piselli. Sono rimasto senza parole», commenta. Eventi spiacevoli che, uno dopo l'altro, hanno minato la fiducia nei confronti dell'intero settore: «Dovrebbero essere consapevoli che qualcuno potrebbe lasciarci le penne».

Gli allergeni devono essere dichiarati - Eppure, basterebbe poco. Come, per esempio, chiedere ai propri clienti, una volta seduti al tavolo, se qualcuno abbia o meno allergie o intolleranze. Dovrebbe essere una delle prime domande da fare. Massimo Suter, presidente di GastroTicino, non lascia dubbi a riguardo: «La problematica è regolamentata dalla legge in modo molto chiaro e definito. Le interpretazioni soggettive non sono ammesse e gli allergeni devono essere dichiarati. Qualora non siano espressamente presenti sul menù, il personale deve essere assolutamente informato sui contenuti delle pietanze», così come deve esserci un responsabile in grado di prevenire problemi. Sostiene poi che di fronte a una persona dichiarata allergica, «è necessario essere onesti e chiari. Se non si riesce a gestire la situazione, è meglio ammetterlo e consigliare al cliente di cambiare pietanza», o persino ristorante.

In caso di errori, ci sono delle sanzioni - Superficialità, menefreghismo. Suter la definisce piuttosto «scarsa conoscenza della materia». Anche se ribatte: «Tante volte c’è un’esagerazione da parte di una certa clientela che annuncia ‘settemila allergie’, quando in realtà non gradisce semplicemente un determinato alimento. Questo è comprensibile, ma non tollerabile. Con la salute non si scherza». E se dovesse verificarsi una reazione allergica: «Sarà responsabilità del ristoratore dimostrare di aver fatto tutto il possibile per evitare la contaminazione. Qualora vi siano degli errori, ci saranno delle sanzioni, sicuramente sotto forma di multa o ammonimento. Il danno d'immagine che ne deriva poi è incalcolabile».

La replica di Coop - Interpellata Coop afferma che «i collaboratori dei ristoranti vengono regolarmente formati, anche nel campo delle allergie e degli allergeni», come puntualizzato dalla portavoce per il Ticino, Francesca Destefani. «Ci dispiace che le informazioni fornite in questo caso specifico siano state insufficienti: non corrisponde ai nostri standard gastronomici», conclude.

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COMMENTI
 

F/A-19 1 sett fa su tio
Mai sentito che il cameriere si accerti circa l’intolleranza dei clienti, caso mai è il contrario. Sarebbe come a scrivere un annuncio pubblico che a casa tua ho una collezione di Rolex e che sono via per vacanze indicando bene tutti i miei dati e dopo essere stato svaligiato do la colpa al ladro, sarà magari anche colpa mia?

Rigel 1 sett fa su tio
Risposta a F/A-19
Io credo che un po' di onestà e comprensione reciproca non guasti. Un ristoratore preparato potrebbe semplicemente elencare sul menu i principali allergeni contenuti nelle pietanze. Se è un ristoratore serio le conosce (e molti lo fanno). Chi ha intolleranze particolari o poco comuni si informi personalmente senza pretendere la luna. Altrimenti per ogni piatto serve mezza pagina. Purtroppo in Ticino ci sono troppi ristoranti e troppo personale scarsamente preparato. È wui che Gastro Ticino e autorità dovrebbero intervenire rilasciando meno permessi e pretendendo un minimo di formazione prima di buttare tra i tavoli chiunque.

F/A-19 1 sett fa su tio
Risposta a Rigel
Già, tra corsi e formazione continua più menù specifici e piatti dedicati poi non lamentiamoci che i costi salgono ancora di più, già fare un’esperienza in un ristorante comme il faut per una famiglia devi prevedere 500.- , andiamo a caricarci di ulteriori costi e complicazioni che poi la pizzetta in Italia diventa un must.

Mario Bianchi 1 sett fa su tio
Andare a mangiare al ristorante è un lusso che sempre meno persone possono permettersi, sia per motivi finanziari (prezzi sempre più alti) sia per motivi etici (tanti sprechi, piatti proposti non per forza sani, troppa carne e troppo pesce nei menu, poche alternative a base vegetale, ecc.) sia per motivi allergenici (ignoranza in merito da parte del personale anche dopo essere stati informati dalla clientela). Tornare ad apprezzare la cucina fatta in casa (con prodotti freschi e di stagione) è qualcosa che sempre più persone stanno riscoprendo, un po' per necessità, un po' per curiosità, un po' per una questione di benessere (i dati percentuali sull'obesità presente nei Paesi occidentali è a dir poco allarmante, come anche i dati legati alle malattie dovute a un'alimentazione malsana, i ristoranti in tal senso fanno decisamente troppo poco).

Pagno 1 sett fa su tio
Come sempre la legge c'è ma i controlli lasciano a desiderare. Basterebbe fare un giro nei ristoranti e vedere quanti ristoratori chiedono se hai allergie.

Vecchio60 1 sett fa su tio
È il cliente che deve sapere le sue intolleranze e cosa può e non può mangiare, il personale deve essere informato sugli ingredienti. Il ristorante sul menu deve indicare gli allergeni nei prodotti. Punto!

Mervete 1 sett fa su tio
Risposta a Vecchio60
Bravissimo

Axio 1 sett fa su tio
Deve essere il cliente a far presente eventuali allergie o intolleranze, il cameriere non può chiedere ogni giorno a 200 persone se hanno o meno queste patologie.
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