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«Il nostro villaggio distrutto»

LAVIZZARA«Il nostro villaggio distrutto»

01.07.24 - 12:04
Dopo il tremendo nubifragio dello scorso weekend, tutto il dolore di Sara e Sabina sorelle profondamente legate al Piano di Peccia.
Lettore Tio - 20 minuti
«Il nostro villaggio distrutto»
Dopo il tremendo nubifragio dello scorso weekend, tutto il dolore di Sara e Sabina sorelle profondamente legate al Piano di Peccia.

LAVIZZARA - «Abbiamo temuto di morire. Il nostro villaggio è distrutto». Emozioni forti dal Piano di Peccia, in Lavizzara, località duramente colpita dal maltempo nella notte tra sabato e domenica. A esprimerle è Sara Soresini, giovane mamma di due bambini piccoli che con la sua famiglia abita nella frazione del Piano. «Non riconosco più il posto. È una cosa pazzesca quella che è successa».

Evacuata in elicottero – Gli elicotteri continuano a volare nell'alta Vallemaggia. Si cerca ancora un disperso proprio in Lavizzara. Sara ha lasciato il piano con un elicottero nella giornata di domenica. Ora si trova nel Luganese, ospite della sorella Sabina. «Sabato sera eravamo stati alla festa del tradizionale torneo di calcio. Tutto andava bene. C'era anche mio marito alla griglia. Poi io sono andata a casa coi bimbi».

Qualcosa di grave – E da lì è come se iniziasse tutto un altro film. La pioggia prima di mezzanotte si intensifica. Il cielo diventa un mosaico di lampi. «Non riuscivo a dormire in quella situazione. Ero agitata. Quando ho aperto le finestre mi sono resa conto che stava accadendo qualcosa di grave. C'erano acqua e fango ovunque. Sono corsa da mia mamma nell'appartamento vicino. Le ho detto di venire da noi».

Non era (più) un open air – I parenti di Sara gestiscono un azienda agricola e anche un appartamento di vacanza. Appartamento in cui avrebbe dovuto alloggiare la band del musicista Sebalter, salita fino al Piano di Peccia per suonare alla festa. E qui va fatta una precisazione doverosa. Se inizialmente al campo del Draione gli organizzatori del torneo calcistico avevano previsto un open air, da diverse ore viste le previsioni meteorologiche sfavorevoli avevano cambiato rotta, scegliendo di ridurre drasticamente il programma e confinando tutto a un capannone.

Via le telecomunicazioni – «Sapevo che mio marito e i miei fratelli erano bloccati al capannone. Lì hanno trascorso la notte al buio, senza elettricità, con circa duecento persone. A un certo punto si sono interrotte le telecomunicazioni. Mio padre invece era via lo scorso weekend. Lontano dalla valle. Non potendo comunicare con noi è salito a piedi da Cevio dove è crollato il ponte, di Visletto. Ora i miei genitori, l'altra sorella, mio fratello e sua moglie sono rimasti su».

La notte nel capannone – Sabina Ghirlanda, sorella di Sara, racconta la notte al campo di calcio. Nel capannone. «Siamo stati al buio tutta la notte. Tanti erano ancora vestiti da calcio. A un certo punto gli organizzatori ci hanno vietato di uscire dal capannone fino alle 4 di mattina circa. Si sentivano il fiume e rumori fortissimi. Alle 4 siamo usciti. Poi abbiamo iniziato a sentire elicotteri e abbiamo visto il paese: un disastro tremendo».

Il pensiero – Sara chiude con un pensiero alla valle. «Tante persone sono state toccate da questo disastro. Nell'anima. C'è chi ha perso la propria casa. Chi ha perso la propria attività. Anche la mia famiglia non sa se le 150 bestie che avevano sono salve. È una catastrofe. Tante auto sono state inghiottite dal fiume. Speriamo di rialzarci».

Centinaia di auto da recuperare da Cevio in su – E a proposito di auto in tanti si chiedono come e quando potranno recuperare la propria vettura. Dal ponte di Visletto (Cevio) in su sono a centinaia le macchine abbandonate per forza di cose dalle persone evacuate. Escursionisti, gente in vacanza, attori impegnati nelle riprese imminenti di un film, partecipanti al torneo di calcio: la lista di chi dovrà attendere per sedersi nella propria auto è lunga. Ma le priorità ora sono oggettivamente altre.

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