«Solo per l'invecchiamento della popolazione le spese sono destinate a crescere di un miliardo all'anno», ha detto il direttore del DSS.
BELLINZONA - «Stiamo facendo il possibile per contenere i costi sanitari». A dirlo, in un punto stampa tenutosi stamattina a Bellinzona presso la residenza governativa, è il direttore del DSS Raffaele De Rosa. Il consigliere di Stato ha spiegato in che modo si sta muovendo il Cantone per contenere l’esplosione dei costi sanitari, fattore che ha un’influenza chiave sulla piaga che preoccupa in modo sempre più insistente il popolo ticinese: il continuo aumento dei premi di cassa malati.
«Da qui al 2050, per il solo fattore demografico, in Svizzera le spese sanitarie sono destinate a crescere di un miliardo ogni anno. Lo ha rivelato uno studio dell'Amministrazione federale delle finanze», ha esordito De Rosa. «Il sistema sta mostrando i suoi limiti e rischia di crollare, dobbiamo perciò trovare nuove fonti di finanziamento».
Stop alla conferenza stampa post stangata - Il consigliere di Stato ha poi annunciato che, dopo lunga riflessione, il Cantone ha deciso che non terrà più la conferenza stampa che annualmente segue l’annuncio ufficiale dei premi malattia da parte della Confederazione (prospettato, come sempre, per settembre). «Non mi risulta che altri Cantoni tengano ancora questa conferenza stampa, perché l’aumento dei premi è materia quasi interamente di competenza e nelle mani della Confederazione. È inoltre difficile, in quel contesto, rendere conto del lavoro che viene svolto sull’arco dell’anno per ridurre i costi sanitari: il focus principale diventa l’annuncio della Confederazione».
De Rosa ha quindi presentato le misure applicate dal Cantone con la finalità di contenere i costi sanitari.
Secondo i dati risalenti al 2022, il trattamento stazionario in ospedale, ovvero le cure effettuate nell’ambito dei ricoveri, genera il 16% dei costi sanitari complessivi coperti dall’assicurazione obbligatoria in Ticino. De Rosa ha tenuto a evidenziare che in Ticino «queste spese crescono in maniera contenuta, con un aumento medio annuo dello 0,1%».
«Non possiamo chiudere ospedali» - Rispetto al gran numero di strutture ospedaliere presenti sul nostro territorio, decisamente superiore rispetto agli altri cantoni, De Rosa tiene inoltre «a sfatare un mito»: «Attraverso la pianificazione ospedaliera non si possono chiudere degli ospedali. Il Cantone è proprietario degli ospedali cantonali, quindi se mai è il Gran Consiglio che può votare l’eliminazione di una struttura, rimuovendola dal modello multisito della Legge cantonale dell’EOC. Tale decisione sarebbe poi sicuramente soggetta a un referendum e quindi al voto popolare».
Boom di spese per le visite mediche - Le cure effettuate nel quadro di semplici visite mediche (il cosiddetto trattamento ambulatoriale) suddivise tra ospedali (17%) e studi medici (24%), hanno invece avuto un’incidenza del 41% sulle spese complessive. E l’aumento medio annuo dei costi ha toccato il 2,9% per gli studi medici, contro l’1,8% a livello svizzero, e il 4,5% per il regime ambulatoriale ospedaliero, contro il 3,2% registrato a livello svizzero. «Si tende a essere incerti rispetto alle diagnosi, e a farsi visitare, dopo il medico di famiglia, da più specialisti», ha commentato De Rosa. Tanto che in Ticino, tra il 2012 e il 2017, il numero di consultazioni ambulatoriali è aumentato del 20% e il numero di minuti per consultazione è lievitato del 35%.
Un freno al numero di specialisti - Il consigliere di Stato ha sottolineato che la Confederazione ha ora affidato ai Cantoni la possibilità di limitare il numero di medici specialisti, applicando delle moratorie. Lo stesso vale per l’attribuzione delle nuove autorizzazioni di apertura degli studi medici. «Fino a metà 2025 il Consiglio di Stato ha proposto una base legale che ha permesso di bloccare l’evoluzione per una decina di specialità. Dal 2025 entrerà in vigore il modello definitivo, che punta invece alla regressione».
Apparecchiature superflue - Ma il Cantone agisce, sia in ambito stazionario che ambulatoriale, anche attraverso la legge cantonale sulle attrezzature medico-tecniche specialistiche. «Possiamo negare l’autorizzazione per il loro acquisto se il fabbisogno non lo giustifica. La sovradotazione tende infatti a causare un aumento dei costi sanitari».
Le tariffe - Per quanto riguarda invece gli studi medici, il Cantone si è adoperato nella promozione della medicina di famiglia. Il Consiglio di Stato ha anche tentato di fissare il punto Tarmed, il valore che si applica alla struttura tariffale per le prestazioni mediche, a un punto più basso di quello attuale, ma la decisione è in stand-by a causa del ricorso presentato dall’Ordine dei Medici.
Si parla poi dei medicamenti, che rappresentano il 19% dei costi sanitari coperti dall’assicurazione obbligatoria. Il margine di manovra sui prezzi è in gran parte della Confederazione, viene precisato, «ma cerchiamo di spingere all’uso dei generici».
Cure a domicilio fuori controllo - Preoccupa, infine, l'importante aumento dei costi annuo generato da Spitex e infermieri indipendenti, che tra il 2018 e il 2022 in Ticino ha segnato un +7% medio, contro un +4,3% registrato a livello svizzero. «Ora i Cantoni hanno però la facoltà di limitare il rilascio di nuove autorizzazioni al libero esercizio», ha detto De Rosa. Il Consiglio di Stato ha già approvato il messaggio volto all’introduzione di una moratoria: ora spetterà al Gran Consiglio dare il via libera.