L'allarme è di GastroTicino, «Solo durante la pandemia la ristorazione aveva sofferto in misura simile».
LUGANO - Un tavolo anticrisi per analizzare la situazione e studiare possibili contromisure alla profonda crisi del settore della ristorazione, è quello che propone il Consiglio d’amministrazione di GastroTicino dopo aver analizzato la situazione economica, disastrosa, della ristorazione in Ticino.
Dati - «Alla fine di un’approfondita analisi dei dati regionali e cantonali, il calo di cifre d’affari negli ultimi sei mesi è in media tra il 20 e il 50%. A soffrire maggiormente è la ristorazione media con il rischio di chiusure soprattutto tra fine anno e l’inizio del 2025», si legge nella nota.
Ragioni - Sotto la lente dei rappresentanti delle quattro Sezioni regionali e dei vertici associativi, dapprima le cause di una crisi che non si registrava in queste proporzioni, almeno da un ventennio.
«Solo durante la pandemia dovuta al COVID-19 il settore aveva sofferto in misura simile, ma in quell’occasione l’attività federativa aveva permesso di ricevere aiuti mirati. Oggi, invece, la categoria è senza aiuti e ha gli stessi problemi che colpiscono altri settori economici e soprattutto le famiglie», scrivono elencando, a titolo di esempio, l’inflazione, l’aumento dei costi delle materie prime e dell’energia, e l’impennata dei premi delle casse malati, tra le ragioni. «Ciò induce alla prudenza le famiglie, con la conseguenza che si va a risparmiare là dove è possibile, tagliando spese non del tutto necessarie. Tra queste, purtroppo, la ristorazione che, oltre a un calo di clientela, risente anche della spesa pro capite diminuita».
Meteo e infrastrutture - Preoccupa poi molto anche la situazione meteorologica degli ultimi mesi con eventi estremi come le alluvioni nel Moesano e Vallemaggia. A ciò si aggiungono le difficoltà di spostamento per la situazione precaria delle vie di comunicazione.
Il perdurare del ripristino completo della linea ferroviaria del San Gottardo «ha provocato e continua a fare registrare un sensibile calo dei turisti di giornata, specie nelle città ticinesi. A peggiorare la situazione, pure la difficile percorrenza dell’asse nord-sud attraverso i Grigioni e il transito limitato in Vallemaggia dove funziona per ora solo la passerella che porta in Alta Valle, in attesa del ponte provvisorio che arriverà, comunque, a stagione inoltrata», scrivono
Luoghi - In Val Lavizzara e Val Bavona la situazione «è ancora peggiore con gli esercizi pubblici chiusi, mentre nel resto dell’Alta Valle, non si supera il 30-40% della consueta cifra d’affari, con un approvvigionamento delle merci in ogni caso faticoso se non limitato. Nel Bellinzonese e nelle Valli non va meglio, con una perdita media dal 20% al 50% con punte del 70% per i grotti, nel Mendrisiotto non si ricordano crisi di questo genere: oggi la presenza di turisti nella ristorazione è quasi a zero e una situazione simile la si registrerebbe anche tra i commerci. A ciò va aggiunta una perdita di oltre 100’000 pernottamenti in Ticino che da un lato è un tangibile segnale di calo della richiesta, dall’altro impone la necessità di trovare contromisure immediate», è l'analisi impietosa.
Iniziativa - I rappresentanti regionali e cantonali hanno quindi deciso di studiare il modo migliore per coinvolgere altre realtà economiche, politiche e turistiche, facendosi promotori di un “tavolo anticrisi”; l’obiettivo è quello di confrontare i diversi problemi e di rivolgersi quindi alle autorità per implementare misure che portino a condizioni quadro atte a garantire un futuro dignitoso a migliaia di famiglie.