I lavori di ristrutturazione hanno riguardato la struttura e le opere d'arte. Domenica festa a Carona, pranzo e Processione.
CARONA - Dopo sei anni di chiusura e intensi lavori di restauro, riapre il Santuario della Madonna d'Ongero a Carona. La chiesta è stata oggetto di ristrutturazioni approfondite iniziate due anni fa, necessarie per proteggere la struttura e le opere d'arte della chiesa dagli effetti del tempo e degli agenti atmosferici.
Nella prima fase dei restauri le scale e i solai di legno del campanile sono stati sostituiti con solide strutture metalliche, inoltre è stata ricostruita l’intelaiatura di ferro delle campane tramite una ditta specializzata. È stato quindi messo in sicurezza strutturale l’intero campanile. Alcuni fra i numerosissimi lavori svolti riguardano la lanterna, che si trova alla sommità del tiburio. L’intero volume edificato era profondamente rovinato e si è provveduto a un risanamento totale. Il restauro è consistito nell'adesione e consolidamento degli stucchi, nella pittura delle superfici, nell'eliminazione dei sali, nelle ridipinture, nei risarcimenti delle lacune e nell'integrazione pittorica.Inoltre, ispezioni e misurazioni hanno mostrato un evidente quadro sulle murature del campanile e della sagrestia riconducibili a fenomeni di carattere statico, quali spinte non adeguatamente contrastate provenienti dalla copertura e da archi preesistenti.
L'intervento si è chiuso con l'aggiornamento delle pavimentazioni del sagrato e della Via Crucis - necessario in particolare per garantire la fruibilità di questo splendido monumento ai diversamente abili - e con la riqualificazione dell'eremo.
Le tele originali della Via Crucis sono state restaurate e verranno esposte, come tradizione, due volte all'anno; sono state inoltre realizzate delle copie fotografiche a grandezza naturale, che sono state inserite nelle cappelle in modo che i dipinti possano essere ammirati durante tutto l'anno.
Domenica ci sarà l'inaugurazione in occasione della festa della Madonna d'Ongaro. Dopo la Santa messa alle 10.30 con il vescovo Alain de Raemy, e il pranzo alle 12.15 a base di polenta, spezzatino, formagella e salametti, si svolgerà alle 15.00 la processione,
La storia
Al termine di una Via Crucis con 14 cappellette (le cui tele originali venivano esposte in passato ilVenerdì Santo e la seconda domenica di settembre, in occasione della festa del Santuario) si giunge al Santuario di Santa Maria di Loreto, detto anche “della Madonna d'Ongero”: un vero e proprio capolavoro dell'arte barocca. Fu costruito a partire dal 1624 e concluso nelle parti strutturali entro il 1646, in sostituzione di una piccola cappella che conteneva l'immagine miracolosa della Madonna di Loreto, risalente al 1515 e tuttora presente all'interno. Secondo la tradizione popolare, il dipinto fu ritrovato da una ragazza sordomuta che riacquistò la parola e l'udito. A partire dal 1640 circa è stata realizzata in più fasi la sontuosa decorazione interna, costituita sia danumerosissime figure in stucco sia da grandiosi affreschi. A causa delle frequenti lacune nelle fontistoriche, manca ancora uno studio definitivo su questa notevolissima impresa decorativa, all’internodella quale hanno certamente operato figure importanti di stuccatori come Alessandro Casella (1596-1657) e Daniele Antonio Solari (nato nel 1649).
AI primo si possono assegnare le due statue dei Dottoridella Chiesa nel presbiterio, la ricca decorazione dell'altare maggiore, i quattro angeli situati accanto ai pilastri all'incrocio fra la navata e il transetto e le figure dei Santi Giorgio e Andrea sulla controfacciata; mentre al secondo vengono attribuite le statue che ornano le due cappelle laterali (Santa Margherita d’Antiochia e Sant'Ambrogio a destra; Santa Maria Maddalena e San Gregorio a sinistra), nonché le decorazioni degli altari laterali. Gli artisti lavorarono qui insieme a un grande numero di collaboratori appartenenti alle loro botteghe. Fra i numerosi e variopinti affreschi - che raccontano storie della vita della Vergine Maria, di San Giuseppe e dell'infanzia di Gesù — spiccano nelle arcate cieche della navata i meravigliosi dipinti settecenteschi di Giuseppe Antonio Petrini (1677-1759) in cui l'artista ha rappresentato, l'una di fronte all'altra, due scene: a destra la Disputa di Gesù con i Dottori e, a sinistra, la Presentazione al tempio.