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CANTONEIl Cantone cerca medici di famiglia e gioca la carta dell’Ospedale italiano

11.09.24 - 14:48
Creato un nuovo Istituto di medicina di famiglia ticinese: formazione, ricerca e pratica clinica. Obiettivo: ridurre i costi della salute
Tipress
Il Cantone cerca medici di famiglia e gioca la carta dell’Ospedale italiano
Creato un nuovo Istituto di medicina di famiglia ticinese: formazione, ricerca e pratica clinica. Obiettivo: ridurre i costi della salute

LUGANO - La carenza di medici di famiglia non è purtroppo una notizia, ecco però ora un passo concreto per rimediare a una mancanza che, in un futuro neppure troppo lontano, potrebbe complicare il nostro sistema sanitario. In conferenza stampa all'Ospedale Italiano, è stato presentato oggi il nuovo Istituto di medicina di famiglia ticinese. Un progetto strategico nato dalla collaborazione tra EOC, Ordine dei Medici del Canton Ticino (OMCT) e USI, che mira a rafforzare la figura centrale del medico di famiglia tra formazione, ricerca e pratica clinica.

L'EOC, da parte sua, ospiterà il comparto clinico del nuovo servizio, che avrà sede presso l'Ospedale Italiano di Lugano e andrà a sostituire l’attuale Pronto Soccorso ampliandone l’offerta e integrandosi in maniera complementare con il Pronto Soccorso dell’Ospedale Civico, focalizzando il servizio offerto sui bisogni dei pazienti.

Formazione, ricerca e pratica clinica - Ma cosa consiste nel dettaglio il progetto? La grande novità è l'attivazione, a partire dal prossimo primo di ottobre, di un servizio di medicina di famiglia all'Ospedale Italiano di Lugano. Un servizio che ricopre però tutto il territorio cantonale andando a colmare un vuoto presente da ormai troppo tempo.

Gli obiettivi insomma sono chiari. «Il progetto risponde all'urgente necessità di affrontare la crescente scarsità di medici di famiglia». Ad aprire l'incontro con la stampa ci ha pensato la rettrice dell’Università della Svizzera italiana Lisa Lambertini. «Vogliamo stimolare medici a restare nel campo della medicina di famiglia».

Solo un pezzo del puzzle - Lo sguardo però è più ampio. La presentazione del progetto si inserisce in un percorso iniziato tanti anni fa. «Stiamo tracciando un cammino per i prossimi anni. È un nuovo tassello di un puzzle più largo, in un'ottica di un ospedale universitario. Insistiamo sul legame tra formazione, ricerca scientifica e pratica clinica che ha il potenziale di migliorare la vita di ognuno».

Un nuovo slancio fortemente voluto dalle istituzioni presenti alla conferenza stampa. «Si tratta della realizzazione di un sogno: valorizzare la medicina di famiglia», ha confessato il presidente dell’Ordine dei medici del Canton Ticino, Franco Denti. «Abbiamo superato tanti pregiudizi. Ho sempre sostenuto la nascita di un istituto di medici di famiglia in Ticino. Promuovere le cure mediche di base. Il numero di anziani è in crescita, per assistere meglio queste categorie di persone abbiamo bisogno di un numero più ampio di medici di famiglia».

Il sostegno del Dss - La volontà di rafforzare la medicina di famiglia è condiviso anche dal Governo. «Il Dss ha seguito i lavori per questo progetto, garantendo sostegno alla strategia individuata dagli enti coinvolti», ha spiegato Paolo Bianchi, coordinatore del Dipartimento della sanità e della socialità e Direttore della Divisione della salute pubblica. «La medicina di famiglia è stata iscritta nella costituzione federale come componente fondamentale nelle cure mediche di base ed è stato il popolo a votare questo nuovo articolo nel 2014».

Le sfide per la sanità nel prossimo futuro sono infatti tante a partire dalle «conseguenze dell’invecchiamento della popolazione e della complessità della presa a carico. Il numero di medici è aumentato costantemente negli anni. In Ticino sono circa 2'500 camici bianchi. La percentuale di medici attivi in ambulatorio privato e tra questi la quota di medici di famiglia è però diminuita nel tempo». Secondo Bianchi la medicina di famiglia ha bisogno di essere riconsiderata. «Il medico di famiglia è una figura di fiducia per il paziente capace di indirizzare, seguire e consigliare». Con questa funzione «contribuisce in maniera decisiva a evitare la sovra-medicalizzazione con un ricorso eccessivo ad analisi, esami e farmaci».

Una presa in carico che si ripercuote direttamente sui costi della salute in continuo aumento. «Se vogliamo cercare di contenere l'aumento dei premi di cassa malati, bisogna agire. Il servizio di medicina di famiglia permetterà di rafforzare l'offerta in questo ambito per promuovere questa figura direttamente sul territorio».

Ridare lustro a una figura essenziale - Spazio dunque a chi toccherà guidare il nuovo istituto. «Il servizio di medicina di famiglia vuole essere vicino alla gente», ha sottolineato Luca Gabutti, primario del Servizio di Medicina di Famiglia EOC e Professore ordinario presso la Facoltà di scienze biomediche dell’USI. «È una formazione che ha perso un po' del suo prestigio e vogliamo darle slancio».

I problemi ormai sono noti. «Ci sono pochi candidati e poche vocazioni». I motivi? «Non c'è il riconoscimento del ruolo di specialista, la retribuzione e i carichi di lavoro sono diversi. Bisogna sempre essere disponibili». Il progetto va a colmare un vuoto e risponde a queste esigenze: «Si tratta di un centro di formazione all'interno dell’ospedale che promuove la ricerca clinica e istituisce un percorso di formazione specifico con diploma universitario».

A completare le considerazioni di Gabutti, ci ha pensato Giovanni Pedrazzini, primario del servizio di Cardiologia ICCT - EOC e Decano della Facoltà di scienze biomediche dell’USI. «È un nuovo tassello importantissimo che segue un percorso preciso. Negli anni '90 si diceva che "il miglior medico è un treno per Zurigo"». Da allora c'è stata la volontà di colmare questo vuoto. «Vogliamo ridare la dignità alla medicina di famiglia, diventando un modello unico a livello svizzero».

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