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CANTONE«Verificare due incarichi di Fabiola Gnesa, magistrato dei minorenni»

12.09.24 - 21:23
L'MPS interroga il Governo sui ruoli nella commissione di esperti sugli abusi della Curia e sulla sua presenza nel Cda dell'Ipct
Ti-Press
Fonte MPS
«Verificare due incarichi di Fabiola Gnesa, magistrato dei minorenni»
L'MPS interroga il Governo sui ruoli nella commissione di esperti sugli abusi della Curia e sulla sua presenza nel Cda dell'Ipct

BELLINZONA - Al centro dell'attenzione finiscono, attraverso un'interrogazione dell'MPS, due incarichi di Fabiola Gnesa, magistrato dei minorenni. Per la precisione, come specificato dai firmatari Matteo Pronzini e Giuseppe Sergi, la presenza della giudice Gnesa in seno al Consiglio di amministrazione di IPCT e quella (come Presidente) della Commissione di esperti in caso di abusi sessuali in ambito ecclesiale presso la Curia vescovile di Lugano.

La premessa dell'articolato documento depositato quest'oggi, è una valorizzazione del compito svolto dal magistrato. Si legge infatti che «Fabiola Gnesa svolge la funzione di magistrato dei minorenni. Un lavoro che, per condivisione generale, ci pare essa svolga bene e con dedizione. Questo in un contesto e in un ambito caratterizzati dall’aumento dei casi e da una loro sempre maggiore complessità come sottolineato anche nel rapporto 2023 del Consiglio della magistratura e delle autorità giudiziarie 2023»

Premessa che lascia poi spazi ai dubbi di compatibilità.

Presenza nel CdA di IPCT - A maggio, la giudice Gnesa è stata rieletta ( lista OCST-VPOD-SIT) nel consiglio di amministrazione dell’Istituto di Previdenza del Canton Ticino (IPCT), nel quale sedeva anche nella precedente “legislatura”.

«La giudice Gnesa, come tutti gli altri membri del CdA di IPCT, riceve una remunerazione fissa (alla quale si aggiungono rimborsi spese e altre indennità) che deve essere considerata come salario. E’ soggetta ai contributi sociali e deve essere dichiarata come reddito dal punto di vista fiscale», scrivono dall'MPS.

A ciò fa seguito una serie di interrogativi. Innanzitutto si chiede al Consiglio di Stato se il mandato nel CdA di IPCT «assunto dalla giudice Gnesa, nella misura in cui comporta un onorario fisso sia contrario all’art.19 (che prevede che i magistrati a tempo pieno dedichino tutta la loro attività alla funzione) della LOG?». E in aggiunta se il Consiglio di Stato abbia eventualmente autorizzato (sentito il Consiglio della Magistratura) la giudice Gnesa ad assumere il ruolo. E in tal caso, «quale è stato il parere del Consiglio della Magistratura?», specifica l'MPS.

Presenza alla testa della Commissione di esperti in caso di abusi sessuali in ambito ecclesiale presso la Curia vescovile di Lugano - Anche in questo caso «non ci sfugge la “ratio” che ha portato le autorità ecclesiastiche ticinesi a nominare alla testa di questa commissione la giudice Gnesa, giudice dei minorenni. È ormai acquisito che i fenomeni di abusi sessuali nella Chiesa coinvolgano quasi sempre dei minori», scrivono i proponenti che aggiungono come però l’art. 27a della LOG reciti: «Il magistrato è tenuto a denunciare alle autorità di perseguimento penale i crimini e i delitti perseguibili d’ufficio che constata o gli sono segnalati nell’esercizio della sua funzione».

Dubbi - Articolo che allora fa nascere un ragionamento. «Ci pare evidente che nella sua posizione quale presidente della Commissione di esperti in caso di abusi sessuali in ambito ecclesiale presso la Curia vescovile di Lugano, la giudice Gnesa, diremmo “d’ufficio” viene a conoscenza di fatti che possono avere una rilevanza penale. Dovrebbe quindi procedere, in quanto magistrato, ad una denuncia immediata delle persone indiziate di avere commesso abusi sessuali», la deduzione.

Caso recente - «Ora, ed è il dibattito che si è aperto nel Cantone anche alla luce della recente vicenda che ha coinvolto un membro del clero, la Curia, proprio attraverso questa Commissione, rivendica e pratica una sorta di “diritto di prelazione” nel trattare questi casi. Non vogliamo qui entrare nelle motivazioni addotte dalla Curia, ma diventa oggettivamente delicata la posizione di un giudice civile che presiede una commissione di esperti che lavora a stretto contatto (pur non essendone direttamente coinvolta) con le “persone di contatto per il sostegno alle vittime”».

Richieste - E così ci si chiede se oltre «alla legittimità giuridica, il Governo non valuti questa situazione discutibile da un punto di vista di opportunità politica e se il Consiglio di Stato aveva autorizzato la nomina».

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