Quando botte e soprusi interessano i più piccoli, l'allarme: «In Svizzera 50mila casi all'anno» e una guida per aiutarli.
LUGANO - Una guida necessaria. Una sorta di dettagliato vademecum che cerca di fornire strumenti per affrontare e organizzare - o forse sarebbe meglio dire riorganizzare - le relazioni personali dei minori nei casi di violenza domestica.
Il volume si chiama “Contatti dopo la violenza domestica” ed è stato pubblicato dalla Conferenza Svizzera contro la violenza domestica.
Cifre - I numeri sono impressionanti. Lo studio svizzero Optimus, risalente ormai ad alcuni anni fa, ha certificato come ogni anno siano in media 50mila i bambini a rivolgersi alle organizzazioni che proteggono l'infanzia e che tale numero sia solo la punta dell’iceberg.
Come se non bastasse la Protezione dell'infanzia svizzera certifica un incremento annuo dell'11% di minori che finiscono in ospedale. E guardando alla vicina Francia le statistiche dicono come un minore ogni settimana muoia per maltrattamenti.
Ma cos'è la violenza domestica? - A spiegarlo è Marina Lang, psicologa e psicoterapeuta, coordinatrice del Centro competenza violenza della Polizia cantonale che porta degli esempi.
«Bisogna domandarsi cosa avviene in queste case? La violenza ha mille sfaccettature. Come il caso della piccola Greta che, durante la ricreazione cade giocando con gli amichetti e inizia a piangere e ad essere molto agitata. La maestra la trova angosciata e le domanda il perché. La piccola racconta di come il papà si arrabbierà nel vedere la ferita. Non vuole. Obbliga la mamma a fare una foto ogni giorno alla figlia e a inviargliela per controllarla. E lo stesso vuole che faccia anche la mamma per sè - racconta - A primavera aveva saltato ben 106 ore di lezione».
O il caso di un bimbo di terza elementare che riempiva il quaderno di frasi molto forti come «mi spavento quando i genitori si tirano le scarpe in testa». Così come i casi di violenza di un uomo sulla partner senza apparente motivazioni e che la figlia è «costretta a vedere ogni giorno. Salvo poi scoprire come, dietro tutto ciò, ci siano spesso motivazioni futili».
Senza dimenticare la storia di una giovane donna non sposata che era talmente succube del compagno che pretendeva rimanesse sempre in casa. Usciva solo per andare a lavorare ma quando tornava, «se chiedeva di fare la doccia era, per lui, segno che a lavoro l'aveva tradito. Tutto questo in presenza di un bambino».
Le conseguenze - Sabrina Brondolo, medico psichiatra e psicoterapeuta, docente della Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana ha affrontato le ricadute sui piccoli.
«La violenza determina un trauma. Il bimbo è vittima sempre, sia quando è un testimone impotente delle aggressioni di un genitore all'altro, sia quando ne vede i segni o la subisce. Tanto che i bimbi avvertono anche durante la gravidanza se c'è stress materno. Inoltre i ricordi dei primi due anni di vita si fissano nel cervello anche mentre si dorme», spiega il medico.
«E anche chi è cresciuto in un ambiente favorevole se vive un trauma deve rimettere insieme i pezzi, figurarsi per chi non ha quella fortuna - aggiunge - Il bimbo avrà difficoltà a creare e mandare avanti rapporti relazionali». Dunque la violenza assistita o subita ha conseguenze «a ogni livello: cognitivo, comportamentale, relazionale e psichico - spiega Brondolo - Si deve mettere in protezione tempestivamente il minore che vive tali situazioni di terrore. E i genitori non in grado di prendersi cura dei bimbi non dovrebbero tenerli in casa».
La giornata - L'evento di oggi ha raccolto oltre 100 addetti che si sono ritrovati all'Auditorium del Centro professionale tecnico di Lugano-Trevano dove tutto è naturalmente partito dalla definizione di violenza domestica, ovvero da «episodi di maltrattamento che un minore subisce da parte dei genitori o da membri della famiglia, ma anche quando assistono come testimoni o ascoltano atti di violenza domestica tra gli adulti di riferimento».
La guida - La pubblicazione è stata realizzata dalla Scuola universitaria professionale di Lucerna e pubblicata dalla Conferenza Svizzera contro la violenza domestica, su mandato della Conferenza delle Direttrici e dei Direttori dei Dipartimenti cantonali di giustizia e polizia e della Conferenza delle Direttrici e dei Direttori cantonali delle opere sociali.
Il documento risponde a una serie di specifiche misure del Piano d’azione nazionale per l’applicazione della Convenzione del Consiglio d’Europa per la prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica, inserendosi quindi quale misura d’intervento del Piano d’azione cantonale sulla violenza domestica presentato dal Consiglio di Stato nel 2021.
Il volume, illustrato anche grazie all'intervento di Maria Galliani, avvocato, già Procuratrice pubblica presso il Ministero pubblico dal 1996 al 2008, si compone di 8 capitoli, ognuno dei quali, si concentra su specifiche tematiche. Dalle tipologie di conflitti genitoriali nei confronti dei figli, a un focus sui più piccoli, con attenzione alle domande che solitamente i minori rivolgono dopo l'accaduto. Spazio poi all'analisi delle conseguenze e alle norme comportamentali per cercare di elaborare l'accaduto. Necessario, ovviamente nei casi più complessi un «percorso di cura».