Il presidente di GastroTicino sugli eventi natalizi: «Al limite della concorrenza sleale. C'è chi si chiede perché restare aperto d'inverno»
LUGANO - C’è un contrasto che si è fatto notare, domenica, durante l’atteso momento dell’accensione dell’albero di Natale a Lugano. All’illuminarsi delle verdi chiome dell’abete eretto in Piazza della Riforma, si spegnevano (a poca distanza) le luci dei bar. Con una città sovraffollata e festante, cozzava un po’ l’immagine di strade importanti del centro - via Magatti, via della Posta, via Pretorio - in cui i bar abbassavano la saracinesca già alle 18. Così come quella del Quartiere Maghetti desolato, o di alcune vetrine spente durante il fine settimana del Black Friday.
«Di più non si poteva fare» - «Per i negozi di più non si poteva fare, per legge la chiusura è alle 18», sottolinea Rupen Nacaroglu, presidente della Società dei commercianti di Lugano. «È stata anticipata l'apertura straordinaria al primo di dicembre, anziché l'8, proprio in previsione dell'accensione dell'albero a Lugano e quindi di una forte presenza già dal primo pomeriggio. Grazie al fatto che ci fosse anche il Black Friday e complice anche la meteo, è stato sicuramente un fine settimana di grande affluenza».
«Chiusi da contratto» - Una nota polemica si scorge invece tra le parole di Riccardo Caruso, direttore della Fondazione Maghetti: «Domenica i ristoranti erano chiusi perché così è da contratto. Per offrire tranquillità agli inquilini delle abitazioni soprastanti. La piazza gastronomica del Quartiere Maghetti per fortuna funziona alla grande. Il problema, piuttosto, è che gli eventi della Città non raggiungono mai zone come Piazza San Rocco e via Canova».
«Eventi che ci impoveriscono» - Più accesi i toni del presidente di GastroTicino, Massimo Suter: «Sinceramente - chiosa - non ci vedo nulla di interessante in un abete che si accende, ma se alla gente piace... Però è evidente che l'attrazione principale fosse quella. E se l'attenzione si concentra lì che senso ha rischiare di rimetterci tenendo aperto laddove non c'è nessuno?».
Suter teme che questi eventi, con il tempo, possano contribuire all'erosione dell'offerta "parallela", che poi è quella consueta al di fuori delle festività. «Chi non gravita nelle strette vicinanze di queste situazioni messe in piedi dall’ente pubblico, o che non è coinvolto nell'offerta enogastronomica costruita ad hoc dalla Città, ne risente».
Il presidente di GastroTicino Suter identifica anche una disparità di trattamento: «Quando si tratta delle sue strutture, la Città tende a chiudere un occhio riguardo quelle regole che, invece, valgono per gli esercizi tradizionali. Anzi, si attrezza con leggi ad hoc per erigere una casetta piuttosto che una pista di ghiaccio. Va a creare una concorrenza per certi versi sleale nei confronti di chi lavora 365 giorni l'anno e cerca di barcamenarsi in questo mercato».
Una situazione che susciterebbe scoramento in diversi esercenti: «Molti stanno arrivando a chiedersi che senso abbia tenere aperto durante i periodi di bassa stagione se nei momenti in cui l'affluenza potrebbe esserci, questa viene indirizzata verso dei luoghi privilegiati. A soffrirne sono soprattutto quelle località dove i flussi turistici sono già minori. Penso al mio comune, Morcote, che ha una concorrenza diretta con la pista di ghiaccio di Melide, ma anche con Lugano. Chi te la fa fare di venire a Morcote quando hai tutte queste attrazioni? Insomma, non mi sorprende che poco fuori dal centro fosse tutto chiuso».
«Evento concordato con GastroLugano» - «Se Suter non è contento mi scriva una lettera», replica con spirito il sindaco di Lugano, Michele Foletti. Che subito però precisa, laconico: «Di tutto ciò che sarebbe stato fatto se n'è discusso preventivamente con GastroLugano. Poi è chiaro che chi è in centro probabilmente lavora di più». Sui locali chiusi, infine, conclude: «Probabilmente avranno avuto le loro ragioni».