Irem Top è diventata una specie di star. Perché è l'unica asfaltatrice ticinese. Il suo è un mestiere in cui si rischia anche la vita.
BELLINZONA - A fine estate si è parlato tanto di lei. Diversi media l'hanno intervistata. Irem Top, 19enne bellinzonese, è diventata una specie di star senza nemmeno rendersene conto. Il motivo è presto detto: è l'unica asfaltatrice del Ticino. Un mestiere duro, pesante. Apparentemente tutt'altro che femminile. «Ma io – sorride – sono la prova che non esistono mestieri per uomini e mestieri per donne. Ognuno segue la propria via».
Irem, siamo venuti a trovarti in una gelida mattinata invernale. La temperatura è sotto gli zero gradi. Sei ancora così entusiasta come in estate?
«Preferisco il caldo. Il periodo invernale, dal mio punto di vista, è quello più duro. Ma il lavoro è sempre fantastico. Mi piace. E poi chiaramente ci si protegge con un abbigliamento termico adeguato».
Tu avevi iniziato l'apprendistato di assistente dentale. Poi hai avuto una parentesi in farmacia. E sei finita a fare l'asfaltatrice.
«Il fatto è che io sono una ragazza iperattiva. Ho bisogno di un mestiere che mi permetta di scaricare tutta l'energia che ho addosso. Ho trovato la mia strada quasi per caso. Ho provato ed è scattata la scintilla. C'è però un aspetto curioso: anche mio nonno lavorava nell'edilizia. Forse ho ereditato qualcosa da lui».
Questo è un ambiente prevalentemente al maschile. Come vedono i tuoi colleghi la presenza di una donna su un cantiere stradale?
«Inizialmente notavo tanta premura. Mi trattavano quasi come una figlia. Col tempo hanno capito che sono una che sa il fatto suo. Mi impegno e non ho paura di fare lavori pesanti».
Fisicamente il tuo lavoro è logorante. Alla sera sarai stanca.
«Sì. Sono stanca. Ma vi ricordo che sono iperattiva. E quindi spesso riesco ancora a trovare l'energia per andare in palestra».
È anche un mestiere non evidente per quanto riguarda la sicurezza. O no?
«Bisogna stare sempre concentrati. I cantieri sono spesso in mezzo al traffico. Chi fa il mio mestiere sa che basta un attimo per avere un incidente grave. In un posto di lavoro precedente ho rischiato anche io la vita. Ho fatto in tempo a scendere da un furgoncino, un quarto d'ora dopo il mio collega che lo guidava ha fatto un incidente e si è rotto ben 18 vertebre».
Sui cantieri ci si sporca parecchio. Riesci comunque ad avere cura del tuo corpo?
«È una professione che lascia il segno. Ad esempio sulle mani. Spesso sono piene di calli. In inverno in particolare alla sera le massaggio sotto l'acqua calda. Detto questo, sì è sempre la professione dei miei sogni. E per il futuro sto pensando di fare la patente dell'escavatore».