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CANTONELe dimissioni di Ermani e l'ombra di una "paralisi" della Giustizia ticinese

07.01.25 - 13:30
Le dimissioni del giudice si ripercuoteranno sul buon funzionamento del Tribunale penale cantonale? L'avvocato Paolo Bernasconi è fiducioso.
TiPress
Le dimissioni di Ermani e l'ombra di una "paralisi" della Giustizia ticinese
Le dimissioni del giudice si ripercuoteranno sul buon funzionamento del Tribunale penale cantonale? L'avvocato Paolo Bernasconi è fiducioso.

BELLINZONA - Il presidente del Tribunale penale cantonale Mauro Ermani ha dato le sue dimissioni. L’avvocato Luigi Mattei, che cura gli interessi del giudice, ha spiegato in una nota stampa che la decisione è sopraggiunta a seguito di un «sensibile peggioramento delle sue condizioni di salute». Uno stato fisico dovuto agli sforzi per «assicurare il prosieguo dell’attività giudiziaria nei difficili mesi che hanno preceduto la fine dell’anno, assolvendo tutti i gravosi impegni in agenda».

Caos al Tpc - Insomma, alla saga che ha investito la Giustizia ticinese si aggiunge un altro capitolo. Un passo indietro necessario per qualcuno, sorprendente per altri. Fatto sta che, dopo la destituzione dei due giudici Siro Quadri e Francesca Verda Chiocchetti (12 dicembre 2024), il Tpc si trova ora orfano di un altro membro, nonché presidente dell’istituzione. E di conseguenza gli interrogativi sul buon funzionamento del tribunale sembrano ora più che mai legittimi.

«Sulle dimissioni di Ermani non mi esprimo», ha esordito l'avvocato Paolo Bernasconi. «Credo che tutto il cantone ne abbia già parlato abbastanza. A me interessa, in qualità di avvocato e di cittadino, sapere se questi avvicendamenti avranno un effetto negativo sul funzionamento dei prossimi processi. La partenza di un giudice significa un possibile rallentamento?».

Il rischio di una parziale paralisi della Giustizia non è da escludere. Bernasconi però predica calma. «Non è una situazione nuova. Succede anche nella Giustizia una partenza per malattia, per limiti di età o per lavoro. Ogni tribunale è organizzato e si deve organizzare anche di fronte all'emergenza». Di fronte a questa situazione «sicuramente il Tribunale penale e l'intero Tribunale d'appello hanno gli strumenti per uscire da questa situazione».

«Crisi sì, ma niente panico» - Il Tpc, in quanto sezione del Tribunale d'appello, «dispone di forze supplementari capaci e numerose che sono le seguenti: 16 giudici supplenti e altri 28 giudici del Tribunale d'appello che possono, nell'emergenza, essere chiamati a partecipare alla corte del Tpc».

Nessuna tragedia insomma. «Il Tpc può gestire questa emergenza perché dispone di una serie importante di numerosi qualificati giudici supplenti e secondo perché il tribunale penale può chiedere l'ausilio di emergenza da parte di altri giudici del Tribunale d'appello». In conclusione? «Emergenza, ma tranquillità assoluta». Bisogna quindi rimboccarsi le maniche. «È davanti agli ostacoli che ci si qualifica. Non quando va tutto bene. Il buon cavallo va valutato davanti agli ostacoli».

Le dimissioni di Ermani - Un fulmine a ciel sereno? Non proprio. Le dimissioni di Ermani erano già state chieste a gran voce in parte dalla politica (Mps in prima linea) ma anche da alcuni addetti ai lavori. Le ragioni sono note. Tutto ha origine da un caso di presunto mobbing (agli inizi del 2023) all’interno del Tpc ai danni di una segretaria da parte di una collega. Tra segnalazioni, denunce penali e contrattacchi, la vicenda era degenerata quando è emersa una foto, inviata dallo stesso presidente Ermani alla segretaria vittima di presunto mobbing, rappresentante due giganti falli di plastica e seduta in mezzo una donna. Sopra, la scritta "Ufficio Penale".

I primi a farne le spese erano stati appunto i giudici Siro Quadri e Francesca Verda Chiocchetti che avevano scoperchiato il vaso di Pandora segnalando Ermani per reato di pornografia. Un reato che, secondo il procuratore pubblico straordinario Franco Passini, nominato nell’agosto del 2024 dal Consiglio di Stato, non sussisteva. Da qui la decisione del Consiglio della Magistratura di sollevare dall’incarico con effetto immediato Quadri e Verda Chiocchetti per «avere gravemente violato i loro doveri di magistrato denunciando per pornografia il presidente del Tribunale».

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