Il Governo ha dichiarato lo stato di necessità. Da domani scatta una serie di provvedimenti per rallentare i contagi
Le persone positive al nuovo coronavirus stanno aumentando rapidamente, in tutta la Svizzera ma soprattutto in Ticino dove attualmente si parla di almeno 128 casi accertati. «La situazione è seria e delicata» ha sottolineato oggi Raffaele De Rosa, direttore del DSS, in un incontro con i media in cui il Governo ticinese era presente al completo. «Vi annunceremo provvedimenti importanti» ha detto Christian Vitta, presidente del Consiglio di Stato.
Per il territorio cantonale il Governo ha infatti decretato, fino al prossimo 29 marzo, lo stato di necessità, introducendo tutta una serie di misure volte a limitare la diffusione del nuovo coronavirus proveniente dalla Cina. Tra queste si conta anche un provvedimento scolastico: la chiusura di tutti gli istituti post-obbligatori. Restano invece aperte le scuole dell'obbligo.
«Invito tutti quanti, genitori in particolare, a ragionare in termini di scuola, ma soprattutto di ospedali: le scuole dell'obbligo restano aperte con l'obiettivo unico e imprescindibile di evitare i contatti intergenerazionali, che sono quelli che possono comportare contagi tra le persone anziane e portare a un aumento delle ospedalizzazioni» ha spiegato il consigliere di Stato Manuele Bertoli, direttore del DECS.
Proteggere i gruppi a rischio - Ed è proprio questo l'obiettivo della strategia condivisa anche dal Consiglio federale: proteggere i gruppi a rischio, tra cui si contano in particolare gli over 65. «Non si vuole che le persone anziane si debbano occupare delle generazioni più giovani», quindi gli allievi che resterebbero a casa da scuola, come ha spiegato Daniel Koch, capo della Divisione malattie trasmissibili dell'Ufficio federale della sanità pubblica. «Se si riescono a proteggere i gruppi a rischio, si preserva il sistema sanitario con meno ospedalizzazioni».
Obiettivo: sviluppare l'immunità, «ma lentamente» - Lo ha ribadito anche il medico cantonale Giorgio Merlani: «Abbiamo sempre detto che la situazione si sarebbe sviluppata. L'unica cosa che si può cercare di fare è di attendere che la popolazione sviluppi un'immunità e lo faccia però il più lentamente possibile».
La responsabilità individuale - Il direttore del DSS De Rosa ha lanciato un appello alla responsabilità individuale, affinché tutti si impegnino a rispettare le misure necessarie per rallentare la diffusione del nuovo coronavirus.
Gli altri provvedimenti - E da domani in Ticino sarà valida tutta una serie di provvedimenti volta proprio a permettere una riduzione dei contatti e il mantenimento della distanza sociale. Tra questi si contano la chiusura di luoghi d'intrattenimento (cinema, discoteche, locali notturni...), il divieto di attività ed eventi sportivi, la necessità di garantire sufficiente spazio tra gli avventori attività commerciali, alberghieri e della ristorazione.
Tutte le disposizioni nel dettaglio sono disponibili su www.ti.ch/coronavirus
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Interviene quindi il consigliere di Stato Norman Gobbi, direttore del DI: «Chiudere le frontiere? È una variante che non è stata accettata dalle autorità federali, per questo il Consiglio di Stato ha chiesto alla Confederazione di gestire il flusso in entrata e in uscita e la verifica delle condizioni mediche».
Sulla questione delle scuole obbligatorie, il direttore del DECS invita i Municipi a non prendere decisioni diverse da quelle del Governo. «Se qualcuno dovesse prendere una decisione diversa, dovrà prendersi anche la responsabilità per i contagi dovuti a contatti intergenerazionali sul proprio territorio».
E le scuole dell'obbligo? «Invito tutti quanti, i genitori in particolare, a ragionare in termini di scuola, ma soprattutto di ospedali: le scuole dell'obbligo rimangono aperte con l'obiettivo unico e imprescindibile di evitare tutti i contatti intergenerazionali, che sono quelli che possono comportare contagi tra le persone anziane e portare a un aumento delle ospedalizzazioni». Per questo motivo «è bene che le scuole dell'obbligo continuino le loro attività, pur sapendo che non è facile».
Il direttore del DECS sottolinea che le scuole «non sono chiuse e sigillate». Saranno frequentate dai direttori e dai docenti che restano in servizio per organizzare la formazione a distanza.
Parla il direttore del DECS, il consigliere di Stato Manuele Bertoli: «Anche il sistema formativo è toccato, almeno parzialmente, dalle misure decise oggi». L'invito è di considerare le differenze all'interno del sistema formativo: «La scuola nel suo insieme non è un monolite, tutte le situazioni non sono uguali: tra un allievo di scuola dell'infanzia e uno di un liceo ci sono delle differenze». Ed è sulla base di queste differenze che ci si è mossi. «Per ridurre le possibilità di contagio si è deciso di chiudere le scuole post-obbligatorie».
È proprio per proteggere i gruppi a rischio, tra cui ci sono in particolare gli anziani, che il Consiglio federale raccomanda di mantenere aperte le scuole obbligatorie: «Non si vuole che le persone anziane si occupino delle generazioni più giovani». L'obiettivo è quindi di mantenere separati i due gruppi.
Koch ribadisce i due principali obiettivi della strategia: il primo è di rallentare la diffusione del virus, il secondo di proteggere i gruppi a rischio. «Se si riescono a proteggere i gruppi a rischio, si preserva il sistema sanitario con meno ospedalizzazioni».
Koch sottolinea che la situazione sanitaria va affrontata come Svizzera: «Non sono previste frontiere sanitarie all'interno della Svizzera». È chiaro che attualmente il cantone più colpito è il Ticino.
Daniel Koch, capo della divisione malattie trasmissibili dell'Ufficio federale della sanità pubblica: «Non vi nascondo che la situazione in Italia è molto preoccupante. E che lo scenario che si presenta negli ospedali italiani è da evitare in Svizzera».
Attualmente in Ticino sono 11 le persone in terapia intensiva, 27 quelle ospedalizzate.
Ora la parola passa al medico cantonale Giorgio Merlani: «Abbiamo da tempo parlato di questo virus e abbiamo sempre detto che la situazione si sarebbe sviluppata. L'unica cosa che si può cercare di fare è di attendere che la popolazione sviluppi un'immunità e lo faccia il più lentamente possibile. Sappiamo che questo virus in media si trasmette da una persona malata a due o tre persone. Se facciamo attenzione, riusciamo a ridurre questo numero, rallentando la curva dei contagi. E riusciamo soprattutto a evitare che arrivino troppe persone assieme in ospedale. È questo il problema principale».
L'appello ai giovani lanciato da De Rosa: «Aiutateci con il vostro senso di responsabilità a rallentare la diffusione del virus! Ognuno deve portare il proprio contributo e sentirsi parte di un progetto comune e della comunità. Abbiamo bisogno di tutti!»
«Manteniamo la distanza sociale: è semplice e permette di rallentare la diffusione del virus» ribadisce De Rosa. «Ogni spazio che accoglie i cittadini deve garantire questa distanza sociale e dobbiamo garantirla anche in tutti i nostri gesti e atti quotidiani. Serve a proteggere noi ma anche e soprattutto gli altri. La solidarietà e l'altruismo permetteranno di tutelare tutta la comunità».
De Rosa: «Non possiamo impedire la diffusione del virus, ma possiamo impegnarci tutti a rallentarla. Questo per limitare la pressione sul sistema sanitario».
Prende la parola il consigliere di Stato Raffaele De Rosa, direttore del DSS: «Il CdS ritiene la situazione seria e delicata. Questo giudizio dipende sia dalla crescita dei numeri sia dalla sua velocità. Desta la preoccupazione anche il numero di casi che necessita l'ospedalizzazione e le cure intense».
«A seconda dell'evolversi della situazione, siamo pronti a introdurre anche nuove misure» ha sottolineato Vitta.
Vitta: «È richiesto un forte e accresciuto senso di responsabilità da parte di tutti quanti. Va prestata attenzione alle persone vulnerabili».
In ambito scolastico è prevista la chiusura di scuole pubbliche e private post-obbligatorie.
Queste sono le misure che scattano da domani:
- È decretato lo stato di necessità sul territorio cantonale fino al 29 marzo 2020.
- Le organizzazioni di Protezione civile limitano la chiamata in servizio al personale non impiegato presso strutture sanitarie o sociosanitarie.
- Alla popolazione è fortemente raccomandato il rispetto delle norme igieniche e dei rapporti interpersonali.
- Per le persone over 65 e per i gruppi vulnerabili è fortemente sconsigliato di accudire minorenni, partecipare a manifestazoni pubbliche o private, utilizzare il trasporto pubblico (se non per questioni mediche o per l'acquisto di beni di prima necessità).
- I luoghi d'intrattenimento (cinema, discoteca, locali notturni, impianti di sci...) devono rimanere chiusi.
- Sono vietate le attività e gli eventi sportivi di qualsiasi tipo, a prescindere dal numero di presenti.
- Gli esercizi alberghieri e della ristorazione che dispongono di un'autorizzazione alla gerenza per più di cinquanta persone possono esercitare con meno di cinquanta persone e garantendo la distanza sociale.
- Tutte le altre attività commerciali aperte al pubblico devono garantire la distanza sociale e assicurare le norme igieniche.
- Le manifestazioni pubbliche e private con più di 50 persone, organizzatori compresi, sono vietati.
- Polizia cantonale e comunale vigilano sul rispetto delle misure.
Il Consiglio di Stato ha deciso l'introduzione di ulteriori misure tenendo conto dell'attuale situazione. Vitta: «Quanto presentiamo oggi è frutto di una decisione unanime e rientra in una strategia condivisa. Le misure perseguono l'obiettivo di limitare la diffusione del coronavirus. E di proteggere i gruppi a rischio».
Prende la parola il presidente del Governo, Christian Vitta: «Vi annunceremo misure importanti e vogliamo marcare presenza con tutto l'Esecutivo anche per affrontare assieme questo difficile momento».
Oggi la conferenza stampa ha luogo nella sala del Gran Consiglio per permettere il mantenimento della "distanza sociale" tra i presenti.
Alla conferenza stampa è presente il Consiglio di Stato al completo.
Ai rappresentanti dei media che partecipano alla conferenza stampa a Palazzo delle Orsoline è stato chiesto di autocertificare di non avere sintomi da raffreddamento o influenzali (tosse, febbre, mal di gola e raffreddore) e di non essere entrati in contatto con persone che sono risultate positive al test del COVID-19. L'autocertificazione è stata richiesta direttamente all'entrata dell’Aula del Gran Consiglio.