Nell'inchiesta sui fatti avvenuti a fine maggio spuntano alcune mail in cui si ipotizzava l'intervento
LUGANO - All'ex Macello di Lugano le ruspe sono entrate in azione nella notte tra il 29 e il 30 maggio scorsi, poche ore dopo che gli autogestiti erano scesi in strada per opporsi allo sgombero forzato. Ma quando è stata effettivamente presa le decisione di radere al suolo l'edificio? Se n'era già parlato lo scorso mese di marzo, come riferisce la RSI.
È quanto sarebbe emerso, sinora, dall'indagine avviata per fare luce sulla cosiddetta “notte dell ruspe”. Si tratterebbe di alcune mail girate all'interno della polizia comunale e poi quella cantonale, in cui veniva avanzata l'ipotesi di demolire l'edificio occupato dal CSOA Il Molino.
Non è però ancora stato chiarito se e quando questa ipotesi sia poi stata presentata o comunque riferita anche all'Esecutivo comunale. Pochi giorni dopo i fatti, il Municipio di Lugano aveva comunicato di non aver mai autorizzato la demolizione completa dell'edificio: «L'intervento sull'immobile (...) era di natura minore e riguardava sostanzialmente il tetto» si leggeva in una nota.
L'inchiesta è coordinata dal procuratore generale Andrea Pagani e dal procuratore pubblico capo Arturo Garzoni. I reati ipotizzati sono abuso di autorità, violazione delle regole dell'arte edilizia e infrazione alla legge federale sulla protezione dell'ambiente.