«C'è una completa assenza di senso di colpa da parte degli imputati», così il giudice Siro Quadri.
Nessun tentato omicidio, ma i due sono stati ritenuti colpevoli di aggressione.
LOCARNO - Due anni e mezzo di carcere per uno. E due anni e due mesi per l'altro, oltre che quattro mesi che erano già sospesi in condizionale. Più l'espulsione dalla Svizzera per dieci anni. Sono queste le pene inflitte oggi, alle Assise criminali di Lugano, ai due fratelli di 19 e 20 anni che il 4 dicembre scorso alla Rotonda di Locarno presero parte a un pestaggio che fece finire in ospedale un 18enne.
Aggressione, ma nessun tentato omicidio - I due sono stati riconosciuti colpevoli di aggressione, ma non di tentato omicidio. Questo, spiega il giudice Siro Quadri, «per la lievità dei danni subiti e l'impossibilità di provare l'entità dei colpi sferrati». «Non c'è spazio», sottolinea però Quadri, «per le lesioni semplici», come sostenuto invece dalla difesa, perché la vittima «è stata messa in serio pericolo». E non c'è spazio nemmeno, secondo il giudice, per la condizionale, visti i precedenti dei due giovani e l'alto pericolo di recidiva.
Via dal Paese - L'espulsione dalla Svizzera, con un reato grave come l'aggressione, non era, per legge, evitabile. Inoltre i due non rappresentano un caso di rigore in questo senso: «in Svizzera non hanno famiglia, né lavoro, né una vera vita sociale. Solo degli amici». I fratelli dovranno inoltre farsi carico delle spese per torto morale, e sottoporsi a un trattamento ambulatoriale da eseguirsi durante l'esecuzione della pena.
«Nessun senso di colpa» - L'istruttoria ha dimostrato, aggiunge Quadri, che i due vivono distaccati dalla realtà: «Banalizzano l'accaduto e non dimostrano sentimenti di dispiacere. Emerge solo la completa assenza di senso di colpa, il tutto in un sottofondo di noia, senza obiettivi nella vita». Si picchia per rabbia, per apparire dei leader, senza una motivazione valida, così Quadri. Manca l'empatia, aggiunge, e questo si può curare. Ma si deve anche punire. Il giudice ha poi citato l'imputato Y.T: «Siamo adolescenti, c'è chi esce per divertirsi, chi con l'intento di fare a botte. Io non dico di essere un santo. I social hanno dato più coraggio alle persone e ora le risse le vediamo nei filmati pubblicati da mio fratello».
Né bianco né nero - Le pene decise possono essere considerate una via di mezzo rispetto alle richieste formulate lunedì sia dall'accusa che dalla difesa. La procuratrice pubblica Valentina Tuoni aveva infatti chiesto quattro anni e nove mesi per il fratello minore e quattro anni e otto mesi per il maggiore, più l'espulsione dal Paese per 15 anni, mentre gli avvocati difensori Roberto Rulli e Andrea Ronchetti avevano proposto sette mesi da scontare per il 19enne e sei mesi sospesi per il 20enne per lesioni semplici, senza l'espulsione.
La sera del 4 dicembre - La vicenda, raccontata a Tio/20minuti dalla madre del ragazzo vittima del pestaggio a pochi giorni dai fatti, aveva scioccato il Ticino. Il 18enne aveva infatti rivelato di essere stato aggredito e preso ripetutamente a calci e pugni da un vero e proprio branco, composto da più persone. Il tutto sarebbe inoltre stato filmato. Il giovane, che aveva riportato ferite soprattutto al viso e alla testa ed era finito in ospedale, aveva denunciato, e il 20 gennaio i fratelli T.T. e Y.T. erano già in manette.
Le testimonianze - I due, di origini irachene ma residenti a Bellinzona, hanno precedenti al Tribunale dei minorenni. Entrambi avevano dichiarato di essere «cresciuti nella violenza», con un padre che alzava le mani, ma fin da subito si erano opposti all'accusa di tentato omicidio intenzionale, ammettendo, ai danni della vittima, una semplice scrollata da parte del più giovane e solo tre pugni, di cui uno in piedi e due quando si trovava a terra, da parte del maggiore. La loro testimonianza, secondo la procuratrice pubblica Valentina Tuoni si allontanerebbe però dalle dichiarazioni fatte da almeno tre persone.
«A casa con una Dafalgan» - La difesa aveva poi tentato di ridimensionare l'accaduto con l'aiuto dei referti medici del pronto soccorso. Il 18enne ferito, giunto in ospedale, riportava infatti soltanto una tumefazione allo zigomo destro, una alla fronte e una leggera sopra la testa ed era stato dimesso con la prescrizione di una semplice Dafalgan. «Ci troviamo di fronte a una scazzottata tra giovani, e non di un tentato omicidio intenzionale», aveva sottolineato Andrea Ronchetti, l'avvocato difensore del 19enne T.T.