«Siamo fiduciosi che qualcosa possa cambiare. Ma rimaniamo con qualche dubbio», così il sindaco Bruno Arrigoni.
CHIASSO - «È come vivere in un appartamento per quattro persone in 10 o 12. Per qualche giorno può andare, ma poi si creano attriti e difficoltà». È questo, secondo il sindaco di Chiasso Bruno Arrigoni, il problema principale emerso in Ticino, e in particolare nel Mendrisiotto, a seguito dalla crescente pressione migratoria.
«È positivo che sia arrivata da noi una consigliera federale», afferma Arrigoni riferendosi all'odierna visita di Elisabeth Baume-Schneider. «Questo vuol dire che il problema è sentito ed è arrivato fino a Berna». Ma, in attesa di misure concrete, i timori restano: «Da una parte siamo fiduciosi che qualcosa possa cambiare e dall'altra rimaniamo con qualche dubbio».
L'auspicio, spiega il sindaco, è quello che gli altri Cantoni collaborino e che i richiedenti asilo vengano distribuiti in maniera più equa tra i centri d'asilo. «Questa richiesta l'abbiamo fatta verso gli altri Cantoni, sì, ma anche verso il nostro Cantone», precisa Arrigoni. «Chiediamo che ci sia una collaborazione anche da parte degli altri distretti in modo da poter spalmare meglio queste persone sul territorio. Questo andrebbe anche a vantaggio dei richiedenti asilo, perché attualmente vivono ammassati».
E il sovraffollamento non porta niente di buono. «Non è normale che la nostra polizia debba effettuare quasi due interventi al giorno per la questione migranti. C'è poi una certa frustrazione tra gli agenti, perché vengono arrestate sempre le stesse persone».
«Le richieste dei comuni del Mendrisiotto sono più che legittime e comprensibili», afferma dal canto suo il presidente del Consiglio di Stato Raffaele De Rosa. «A mio modo di vedere, però, il problema non lo si risolve distribuendo i richiedenti asilo all'interno del territorio cantonale. Questo perché anche per il Cantone la situazione è piuttosto tesa ed è difficile trovare nuovi posti per far fronte alle proprie competenze. Penso dunque che sia importante che l'Autorità federale accetti di ripartire meglio i richiedenti asilo su tutto il territorio nazionale».
Gestire 600 richiedenti asilo comporta varie difficoltà di gestione, ammette infine Micaela Crippa, direttrice del centro federale d'asilo di Chiasso. «Abbiamo tantissime etnie diverse con trascorsi altrettanto diversi che coabitano sotto lo stesso tetto. Avere più spazio a disposizione certamente faciliterebbe la gestione dei nostri ospiti». La nazionalità, continua, «è sicuramente un potenziale di conflitto, ma la verità è che se avessimo 220 minori non accompagnati svizzeri in un centro federale come il nostro sicuramente le tensioni sarebbero presenti». Queste persone «hanno inoltre un passato difficile e devono attendere dei mesi prima che la procedura d'asilo sia terminata. Questo può sicuramente creare frustrazione».