Parla la consigliera federale Baume-Schneider: «Se una parte della popolazione è insoddisfatta si devono prendere delle misure».
CHIASSO - «So che c'è chi ha l'impressione che la Berna federale sia indifferente rispetto a quanto sta accadendo a sud delle Alpi. Ma vi assicuro che non è così». È con queste parole che la consigliera federale Elisabeth Baume-Schneider ha aperto la conferenza stampa tenutasi oggi al centro federale d'asilo di Chiasso.
«La situazione migratoria è tesa», ha ammesso Baume-Schneider, precisando che «se una parte della popolazione è insoddisfatta e non si sente sicura si devono prendere delle misure. E so che recentemente degli agenti sono stati feriti». Il Ticino, sottolinea, «è una regione solidale che vive una situazione particolare, ma tutte le regioni svizzere hanno una responsabilità in questo senso».
Al momento, però, non ci sono soluzioni concrete. «Non posso fare delle promesse per ora. Parleremo ancora, intensificheremo i contatti e capiremo quali sono le misure migliori da applicare. Ho inoltre deciso di tornare nuovamente in visita in Ticino all'inizio del 2024».
All'origine dell'importante pressione migratoria che sta subendo il Ticino ci sono due grandi forze, precisa ancora Baume-Schneider: «Le domande d'asilo sono in aumento e 23mila rifugiati ucraini hanno chiesto il rinnovo dello statuto S. Questo causa una saturazione nei centri federali d'asilo ordinari e ci costringe a ricorrere a strutture d'emergenza».
Ma cosa ne pensa Baume-Schneider, dopo la visita effettuata in mattinata, del sovraffollato centro federale d'asilo di Chiasso? «È una struttura anziana e i residenti vivono in condizioni modeste». Ai media, però, non è permesso entrare: «Non c'è alcuna volontà di nascondere qualcosa. È una questione di protezione della privacy».
A prendere parola è poi il presidente del Consiglio di Stato Raffaele De Rosa: «Il Ticino è un crocevia di passaggi migratori e da tempo la nostra regione accoglie persone che fuggono da guerre e atrocità. Oggi la consigliera federale ha avuto l'opportunità di toccare con mano e di conoscere di persona la situazione». Al confine, però, la situazione precipita. «Solo nel corso delle prime due settimane di settembre in Ticino sono stati registrati 1'100 ingressi non consentiti, ben il 70% del totale delle entrate illegali in Svizzera. Questo crea preoccupazioni a livello di ordine pubblico: vengono commessi frequentemente atti illegali che compromettono la convivenza pacifica suscitando un sentimento di sfiducia».
Per questo, sottolinea De Rosa, «abbiamo richiesto una revisione della strategia d'accoglienza e maggiore sostegno al nostro cantone. Occorre ridurre i numeri in presenza qui a Chiasso, dare risposta al sovraffollamento nelle strutture, assicurare un'evasione celere delle richieste di asilo e inasprire le misure disciplinari nei confronti delle persone recalcitranti o problematiche». Vengono chieste, inoltre, «sanzioni più vincolanti e un regime più stretto per chi non si comporta come deve e pratiche di rimpatrio più veloci per i migranti la cui richiesta d'asilo viene respinta».
«Oggi Chiasso ha 7'800 abitanti e circa 600 richiedenti asilo sulle proprie strade», evidenzia dal canto suo il sindaco Bruno Arrigoni. «Nel 2011 ne avevamo 134 e con l'ex consigliera federale Simonetta Sommaruga avevamo pattuito un numero massimo di 350 persone». E la parola d'ordine, per il sindaco, è condivisione della responsabilità: «Sì dobbiamo aiutare queste persone, ma occorre spalmarle meglio sul territorio, perché alla fine questa responsabilità ce l'ha solo il basso Mendrisiotto. Non possiamo ignorare il fatto che da inizio 2023 la nostra polizia ha effettuato 570 interventi nel centro federale d'asilo, quasi due al giorno. Non chiediamo la luna e non abbiamo bisogno dell'esercito alle frontiere, ma solo di più buon senso».
«Con dei numeri così elevati non si riesce più a gestire niente», gli fa eco Luga Pagani, sindaco di Balerna. «Se vogliamo fare dell'accoglienza va fatta bene, non si possono ammassare le persone in centri che non si è poi in grado di gestire correttamente. Serve maggior presenza di forze dell'ordine e le regole devono cambiare».
«Noi collaborazione e solidarietà l'abbiamo dimostrata», conclude Sergio Bernasconi, sindaco di Novazzano. «Ora ci vuole una certa ripartizione con il resto del Ticino e con gli altri cantoni. E non possiamo parlare di una situazione di emergenza parziale, questo aumento regolare di richiedenti asilo continuerà».