È una pena ancora più severa di quella proposta dalla pubblica accusa quella decisa dalla Corte per l'autore del dramma di Agno.
LUGANO - Nove anni di carcere. Più un trattamento ambulatoriale di lunga durata. È questa la pena decisa oggi dalla Corte delle Assise criminali di Lugano per il 51enne che il 7 agosto 2022 ad Agno sparò a suo figlio 22enne con un fucile, ferendolo gravemente. L'uomo è stato ritenuto colpevole di tentato omicidio intenzionale per dolo diretto.
«Qui siamo giunti molto vicini alla morte del figlio», spiega il giudice Mauro Ermani, giustificando una pena che supera quanto chiesto sia dalla difesa che dalla pubblica accusa. «Ci sono poi altri reati di cui tener conto, tra cui l'infrazione aggravata alla legge federale sugli stupefacenti e la ripetuta guida in stato di inattitudine».
Il furto che cambiò tutto - «Quel 4 agosto 2022, il giorno del furto di 50mila franchi alla nonna, ha segnato una svolta nel rapporto tra padre e figlio», contestualizza Ermani. «L'imputato si mette in mente che i soldi devono tornare a casa e si convince che il figlio merita una lezione. Decide quindi di pensarci lui, compiendo una sorta di inchiesta parallela a quella della polizia. La Corte crede, come sostenuto dalla difesa, che quella mattina del 7 agosto non era solo il figlio che l'uomo voleva incontrare, ma anche i suoi complici nel furto».
Nessun incidente - I riscontri oggettivi, continua Ermani, «ci dicono però della presenza di due bossoli sul luogo del misfatto e soprattutto che il ragazzo è stato colpito da una distanza minima di quattro metri, il che esclude che il colpo sia stato esploso accidentalmente».
A favore del 51enne, per quanto riguarda la commisurazione della pena, è andata unicamente una lieve collaborazione in corso d'inchiesta.
L'accusa, lo ricordiamo, aveva chiesto sette anni e mezzo di carcere e una condanna per tentato omicidio intenzionale. La difesa, invece, aveva proposto un massimo di cinque anni di detenzione per esposizione a pericolo della vita altrui e lesioni colpose gravi. L'avvocato Letizia Vezzoni, intanto, non esclude un possibile appello.