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CANTONE«Lei sapeva che avrebbe potuto ucciderlo»: fu tentato omicidio

17.07.24 - 16:27
Condannata la 43enne del Mendrisiotto che accoltellò il suo compagno.
Deposit (simbolica)
«Lei sapeva che avrebbe potuto ucciderlo»: fu tentato omicidio
Condannata la 43enne del Mendrisiotto che accoltellò il suo compagno.

MENDRISIO - «L'autodifesa non c'è stata. Quando lei l'ha accoltellato lui era tranquillamente sdraiato sul divano». È con queste parole che oggi pomeriggio alle Assise criminali di Mendrisio il giudice Amos Pagnamenta ha annunciato la condanna della 43enne del Mendrisiotto che lo scorso 17 febbraio 2023 aggredì il suo compagno con un coltello per tagliare il pane.

La donna è stata ritenuta colpevole di tentato omicidio per dolo eventuale e la Corte ha comminato una pena di quattro anni e nove mesi di detenzione, sospesa però a favore di un trattamento stazionario in una struttura chiusa per la cura della tossicodipendenza.

Versioni contrastanti - «L'imputata ha fornito una miriade di versioni dell'accaduto, per poi arrivare ad affermare che si sarebbe trattato di un gesto involontario», ha detto Pagnamenta. «Le ultime versioni fornite dalla 43enne non sono peraltro logiche, si scontrano con le rilevanze oggettive e non fanno che minare la sua credibilità».

«Ha messo in pericolo una vita» - La Corte ha inoltre ritenuto che, «se la donna avesse davvero sentito l'esigenza di proteggersi, avrebbe semplicemente potuto andarsene». Al contrario, invece, ha aggredito il 41enne: «Con il suo agire, utilizzando un oggetto pericoloso come lo è un coltello, aveva giocoforza considerato che avrebbe potuto causare ferite anche mortali. E ha messo in pericolo il bene più prezioso, ovvero la vita di una persona».

Droga nel sangue del figlio - Ritenuto «grave», anche il fatto «che la donna abbia permesso che suo figlio, un bambino di soli due anni, entrasse in contatto con sostanze stupefacenti, in quanto questo ha messo in pericolo il suo sviluppo psichico e fisico». È stato così confermato anche il reato di violazione del dovere di assistenza o educazione.

Nessuna omissione di soccorso - La donna è al contrario stata prosciolta dall'accusa di omissione di soccorso, «semplicemente perché non si può accusare una persona di aver tentato di ucciderne un'altra e contemporaneamente di aver commesso un'omissione di soccorso».

«Situazione di profondo disagio» - «La situazione di profondo disagio della donna è apparsa chiara alla Corte», ha concluso il giudice. «Da una parte appare necessario aiutarla, dall'altra è doveroso fornire una prevenzione generale e proteggere la società rispetto all'importante rischio di recidiva rilevato».

Durante il dibattimento, lo ricordiamo, la pubblica accusa aveva chiesto sei anni e dieci mesi di detenzione per tentato omicidio intenzionale, mentre la difesa aveva proposto una condanna per lesioni semplici qualificate e proposto una pena di tre anni da scontare sotto forma di trattamento stazionario.

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