Accoltellò l'amico. Ma secondo la difesa la 27enne ticinese oggi a processo alle Assise criminali voleva solo difendersi.
LUGANO - «Il racconto dell'imputata regge. E non c'è spazio per il reato di tentato omicidio intenzionale». A dirlo è Demetra Giovanettina, avvocato difensore della 27enne del Luganese accusata di tentato omicidio per avere sferrato varie coltellate a un amico lo scorso 25 ottobre 2023.
«In una prima fase la giovane ha colpito la vittima, accidentalmente, sbracciandosi, mentre in una seconda fase ha colpito per legittima difesa, per proteggersi da un pugno», ha sottolineato Giovanettina. La difesa ha quindi chiesto una pena massima di tre anni detenzione, sospesa in favore di un trattamento stazionario in una struttura chiusa per la cura della tossicodipendenza. La sentenza è attesa per le 18.30 odierne.
«Colpi deboli e sparsi a caso» - Focalizzandosi sulla prima fase della dinamica, la difesa ha spiegato che i colpi rilevati sono stati «deboli» ed erano «sparsi a caso sul corpo», il che «è indicativo di un movimento accidentale».
Anche l'azione dello sbracciamento descritta dall'imputata è stata ritenuta credibile. «La 27enne ha spiegato di essersi mossa in quel modo perché l'uomo l'aveva afferrata per le braccia, e infatti in seguito all'accaduto sono state riscontrate delle ecchimosi proprio sulle sue braccia».
«Lei si sentiva minacciata» - Il suddetto movimento «è dato dalla volontà della donna di liberarsi da chi la stringe e la trascina: la tensione è alta e lei si sente minacciata. Ricordiamoci poi che ha un disturbo della personalità misto e in quel momento è sotto effetto degli stupefacenti».
Per la difesa, insomma, la giovane «può aver pensato di ferire, ma non di uccidere». Di conseguenza «può essere ritenuta colpevole solo di lesioni semplici con oggetto pericoloso».
«C'è stata legittima difesa» - Per quanto riguarda invece la seconda fase del confronto, secondo Giovanettina, «va tenuto conto della legittima difesa»: «la ragazza l'ha colpito in viso con un coltello perché lui stava caricando un pugno». Si parlerebbe quindi «di un eccesso di legittima difesa, se non di legittima difesa vera e propria».
La giovane «ha agito soltanto a scopi difensivi», ha concluso la difesa, evidenziando che «quanto accaduto è risultato dal comportamento provocatorio e minaccioso tenuto dall'uomo».
Il dibattimento si è chiuso con la parole della 27enne: «Penso che per me sia importante riprendere in mano la mia vita».