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CANTONEAbusi sulla sorellina: «Fatti di gravità agghiacciante, ma c'è un sincero pentimento»

27.08.24 - 17:09
Condannato a sette anni e mezzo di carcere il 28enne del Sopraceneri che per anni abusò sessualmente della sua sorellastra.
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Abusi sulla sorellina: «Fatti di gravità agghiacciante, ma c'è un sincero pentimento»
Condannato a sette anni e mezzo di carcere il 28enne del Sopraceneri che per anni abusò sessualmente della sua sorellastra.

LUGANO - Sette anni e mezzo di carcere, più un trattamento ambulatoriale per la cura della pedofilia e il divieto a vita di partecipare ad attività a contatto con minorenni. È questa la pena comminata oggi dalla Corte delle Assise criminali di Lugano per il 28enne del Sopraceneri che tra il 2017 e il 2023 ha ripetutamente abusato sessualmente della sua sorellastra, fin dai suoi otto anni di età.

L'uomo è stato ritenuto colpevole di ripetuta violenza carnale, ripetuto incesto, ripetuti atti sessuali con fanciulli, ripetuta coazione sessuale e ripetuta pornografia.

«Vittima totalmente credibile» - «I fatti sono sostanzialmente ammessi», ha esordito il giudice Amos Pagnamenta. «È chiaro che, visto che parliamo di centinaia di atti sessuali, risalire alla natura dei singoli episodi e al numero esatto è impossibile. Non è però questo a mutare l'agghiacciante gravità dei fatti e la Corte non ha motivo di dubitare dei resoconti della vittima, che è risultata del tutto credibile».

«La induceva a subire in silenzio» - Al contrario di quanto sostenuto dalla difesa, per la Corte c'è inoltre stata coercizione negli abusi. «L'uomo faceva leva sulla subordinazione della sorellina, sul suo ruolo di fratello e sulle sgridate per indurre la sorella a subire in silenzio gli atti sessuali. Solo crescendo la vittima ha avuto gli strumenti per sfuggire a questa situazione».

La colpa del 28enne è quindi stata ritenuta «di estrema gravità»: «Si tratta di reati odiosi che, commessi sui bambini, ledono un sano sviluppo sessuale. L'imputato si è dimostrato noncurante dei sentimenti altrui, e il fatto che la vittima sia stata la sorellina è un aggravante, perché lei avrebbe dovuto guardare il fratello maggiore come un esempio, e non come il suo aguzzino», ha rimarcato Pagnamenta.

Ritenuto preoccupante «anche il fatto che questi atti si sono prolungati su un lungo lasso di tempo e che la loro gravità è andata a incrementare».

«Ha ammesso tanto» - A favore dell'imputato è stato però considerato il suo vissuto, la sua giovane età e soprattutto la sua collaborazione. «Non è vero, come sostenuto dal procuratore pubblico, che è facile ammettere tutto una volta in manette», ha sottolineato il giudice. «L'esperienza insegna che gli imputati inizialmente negano anche l'innegabile, e non si può non considerare che se l'uomo non avesse ammesso così tanto il procedimento sarebbe rimasto circoscritto a pochi atti sessuali, peraltro di gravità inferiore a quelli iscritti nell'atto d'accusa».

«Volenteroso a farsi curare» - Il 28enne «si è inoltre mostrato volenteroso di farsi curare e intenzionato a risarcire la vittima», viene infine evidenziato. Per questi motivi la Corte ha riconosciuto l'attenuante del sincero pentimento.

Durante il dibattimento di stamattina, lo ricordiamo, la pubblica accusa aveva chiesto una pena di 11 anni e mezzo di carcere, più un trattamento ambulatoriale per la cura della pedofilia, mentre la difesa aveva proposto cinque anni di detenzione e il trattamento ambulatoriale.

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