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CANTONEAbusi sulla figlioletta: «Potrebbero essere frutto dell'immaginazione della madre»

19.09.24 - 17:00
La difesa chiede il proscioglimento del 65enne dalle accuse di abusi sessuali sulla figlia, che all'epoca aveva tra i 3 e i 5 anni.
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Abusi sulla figlioletta: «Potrebbero essere frutto dell'immaginazione della madre»
La difesa chiede il proscioglimento del 65enne dalle accuse di abusi sessuali sulla figlia, che all'epoca aveva tra i 3 e i 5 anni.

LUGANO - «Oggi è emerso chiaramente che l'imputato, nonostante il lavoro terapeutico svolto, non ha nessuna consapevolezza del fatto che è un pedofilo». A dirlo, oggi alle Assise criminali di Lugano, è stata l'avvocato Letizia Vezzoni, rappresentante della vittima nonché figlia del 65enne italiano alla sbarra per atti sessuali con una fanciulla e atti sessuali con persone incapaci di discernimento o inette a resistere.

«Sapere che i medesimi fatti erano stati indagati all'inizio degli anni 2000 e che l'imputato non era nemmeno stato interrogato fa riflettere», ha aggiunto, sottolineando che nonostante da allora sia passato molto tempo, oltre 20 anni, «la vittima si porta ancora appresso le conseguenze di questi abusi».

Vezzoni ha quindi evidenziato che «le dichiarazioni della figlia sono sempre state lineari e sono supportate dai riscontri e dalle testimonianze delle persone che hanno ascoltato il suo racconto sul filo degli anni». Dopo le confessioni fatte alla nonna durante la scuola dell'infanzia, ha infatti confidato l'accaduto, quando era ancora alla scuola dell'obbligo, a un'amica e, nel 2021, alla sua psicologa.

«Ha creato voragini e traumi» - L'avvocato ha infine citato una dichiarazione della vittima: «Padre è chi cresce, accudisce e ama i suoi figli. Mi dispiace che lui queste cose non le ha mai fatte. Ha creato voragini, mancanze e traumi. Non si rende conto e mai si renderà conto di ciò che ha fatto».

La parola è quindi passata alla difesa, che ha chiesto alla Corte una pena di un anno e otto mesi di detenzione interamente sospesa con la condizionale e la rinuncia all'espulsione dalla Svizzera. La sentenza è attesa per domani alle 10.30.

«Quando la Polizia federale ha fatto emergere il caso il mio assistito ha subito ammesso che consumava pedopornografia illegale da molto tempo, di sapere che fosse un comportamento sbagliato, ma di non riuscire a smettere», ha esordito l'avvocato Barbara Pezzati. «Il giorno successivo ha poi volontariamente iniziato a seguire un trattamento terapeutico».

«Era dipendente da internet» - La difesa ha quindi osservato che, secondo lo psicoterapeuta che l'ha seguito, «il 65enne consumava quei contenuti perché in lui si è innescata una dipendenza da internet volta alla riduzione dell'ansia e la sofferenza interiore. Passava fino a 16 ore al giorno online e in questo interviene un processo di assuefazione allo stimolo».

Oggi, però, «l'imputato appare stabile a livello psichico, e riferisce un maggiore equilibrio e benessere. Il rischio di recidiva appare quindi molto più lieve di quello prospettato dal perito psichiatrico».

«Nessuno ricorda davvero» - Si è infine affrontato il tema degli abusi sessuali sulla figlia. «Sono passati oltre 20 anni, e nessuno può affermare di ricordare con certezza quanto avvenuto. Questi episodi potrebbero quindi essere il frutto dell'immaginazione della madre, che ha sempre avuto un rapporto conflittuale con l'imputato e si stava separando da lui».

Stando alla difesa, poi, la madre avrebbe rilasciato dichiarazioni di volta in volta diverse rispetto ai presunti episodi, aggiungendo dettagli nuovi e sempre più incriminanti, alcuni dei quali non sono stati confermati né dalla figlia, né dal fratellino, né dalla nonna.

Pezzati ha quindi chiesto, in dubio pro reo, il proscioglimento del 65enne dai reati di atti sessuali con persone incapaci di discernimento o inette a resistere e atti sessuali con una fanciulla.

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