Lo ha detto la difesa, sottolineando che il 54enne «non ha accusato nessun municipale di essere legato alla mafia».
BELLINZONA - «Matteo Pronzini ha espresso una critica pungente, provocatoria, a tratti feroce, ma non penalmente rilevante». È quanto ha detto l'avvocato difensore Luca Allidi durante il processo che vede oggi protagonista il granconsigliere dell'Mps e consigliere comunale di Bellinzona, chiedendo il suo proscioglimento da tutte le imputazioni.
«Toni accesi, Pronzini paga per tutti» - Secondo Allidi la frase proferita da Pronzini durante una seduta del Consiglio comunale di Bellinzona tenutasi il 20 settembre 2021, ovvero "il Municipio usa in modo abusivo i soldi pubblici per azioni temerarie di intimidazione di stampo mafioso", «è rimasta all'interno del perimetro politico» e non si distanzia dalle espressioni usate da altri politici sullo stesso tema.
In particolare «in diverse interpellanze da lui presentate il consigliere comunale UDC Tuto Rossi ha parlato di "indebite pressioni del Municipio", e di "procedure intimidatorie e un po' fascistoidelle utilizzate dal Municipio verso i giornalisti Rsi"».
«Questi erano i toni, decisamente accesi, utilizzati nel panorama politico sul caso della Casa anziani di Sementina», ha evidenziato Allidi. «È però Pronzini a dover pagare il conto per tutti. Al suo contrario, infatti, Tuto Rossi non è stato querelato».
«Era una metafora» - Al 54enne, lo scorso 20 settembre 2021, «è scappata un po' la frizione», ha concesso l'avvocato, «per associazione di idee gli è venuta in mente una realtà in cui si usa l'intimidazione, cioè un'organizzazione di stampo mafioso, ma è ovvio che il paragone non è inteso nelle modalità: la mafia certo non fa ricorso al Tribunale federale».
Pronzini, insomma, «non stava accusando nessun municipale di essere legato alla mafia o alle sue modalità. Non si stava parlando di violenza, né di criminalità. Era una metafora, un'iperbole volta a rendere forte l'immagine».
Questione di vocabolario - Lo stile e il vocabolario politico di Matteo Pronzini «è poi noto a tutti», ha sostenuto la difesa. «La sua verve e la sua cifra stilistica è vivace, pungente, provocatoria. Pronzini è un uomo abituato a parlare con e per le persone più semplici, ma l'ascoltatore medio sa perfettamente che le sue affermazioni non sono da prendere alla lettera».
«Si riferiva al Governo, non ai singoli» - La valutazione espressa da Pronzini, insomma, rientra nei limiti di ciò che è sostenibile? «Io dico di sì», ha insistito Allidi. «Il riferimento è stato fatto al Governo in generale, non ai singoli municipali: la critica non può quindi essere suscettibile di far apparire i singoli municipali come spregevoli in quanto persone. Non è mai entrata in discussione l'onorabilità delle singole persone e Pronzini non ha offeso e non ha mai inteso offendere i singoli municipali sul piano morale. Va poi precisato che il diritto penale non tutela la reputazione politica, tantomeno quella di un organo politico».
L'opposizione «è il centro vivo del Parlamento. Non scoraggiamo il diritto di critica», ha concluso l'avvocato. «Condannare penalmente Pronzini sarebbe, oltre che giuridicamente sbagliato, anche deleterio per la democrazia».
«Non volevo offendere nessuno» - Il dibattimento si è chiuso infine con le parole di Pronzini, che ha ribadito quanto da lui dichiarato durante l'interrogatorio: «La mia è stata una critica politica al Municipio di Bellinzona. Non ritengo di avere offeso nessuno sul piano personale, e non vedo neanche motivo per farlo, perché ho dei buoni rapporti con i singoli membri del Municipio. La mia intenzione non è mai stata quella di offendere, ma preciso che se qualcuno si è sentito offeso mi dispiace sinceramente».
La sentenza è attesa per le 16.30.