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CANTONE«È già tanto se non ho preso una pistola e fatto una strage»: chiesti tre anni di carcere

04.11.24 - 19:08
A scatenare l'intento omicida del 48enne, secondo la pubblica accusa, sono stati sentimenti abbandonici e frustrazione.
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«È già tanto se non ho preso una pistola e fatto una strage»: chiesti tre anni di carcere
A scatenare l'intento omicida del 48enne, secondo la pubblica accusa, sono stati sentimenti abbandonici e frustrazione.

LUGANO - «Nessuna sofferenza può giustificare atti che mettono a rischio vite innocenti». È quanto ha detto oggi pomeriggio la procuratrice pubblica Margherita Lanzillo sul caso del 48enne italiano domiciliato nel Luganese accusato di aver pianificato il triplice omicidio-suicidio dei suoi due figli e dell'ex compagna.

Per lui la pubblica accusa ha chiesto tre anni di carcere, più un trattamento ambulatoriale per la cura dei suoi disturbi psichici, tra i quali vi è un grave bipolarismo.

«La solitudine, il suo disturbo psichiatrico, l'allontanamento dei figli deciso dalle autorità e la paura di perderli definitivamente l'hanno portato a cercare un'arma sul Darkweb», ha spiegato la procuratrice.

«Sono pronto a farlo» - Al Telefono Amico «l'uomo aveva inoltre riferito che "alla prima occasione avrebbe ucciso i figli e poi si sarebbe suicidato", che "il piano era pronto e l'arma se l'era procurata", e infine "sono pronto a farlo anch'io perché sono nel giusto"».

In seguito al suo arresto il 48enne ha poi parlato di un caso di omicidio-suicidio avvenuto nel Torinese nel 2020 «riportando di essere rimasto particolarmente colpito dal fatto che il padre, dopo aver ucciso il figlio, l'ha abbracciato e poi si è tolto la vita». Le parole dell'uomo, citate da Lanzillo, sono state le seguenti: «"Al pensiero di quel padre che ha abbracciato il figlio ho capito quanto l'avesse amato. Tutto questo mi ha poi messo in uno stato d'ansia e mi ha portato a ordinare una pistola sul Darkweb, che però non ho ritirato"».

I preparativi - La pubblica accusa ha in seguito evidenziato che i presupposti per la conferma del reato di atti preparatori all’omicidio ci sono eccome. «Il 48enne si è effettivamente adoperato in tal senso, installando il browser Tor necessario per accedere al Darkweb. Il movente, poi, si intuisce, perché lo stesso giorno l'uomo aveva avuto un'udienza in pretura e gli era stata imposto il divieto di contatto e di avvicinamento ai figli. Sempre quel giorno l'uomo ha inoltre contattato un'azienda di criptovalute per procedere al pagamento, per poi recarsi, il giorno successivo, in un'armeria di Lugano».

«È vero che poi per un paio di mesi l'imputato non ha agito», ha continuato Lanzillo, «ma l'ha fatto perché sperava ancora di ricucire i legami con la sua famiglia e perché riusciva ancora a sentire i figli su Whatsapp. A maggio, però, quando i figli gli hanno riferito che non si sarebbero più visti e sentiti senza l'accordo dell'ARP, l'intento omicida si è ripresentato». La frustrazione, per la pubblica accusa, «ha quindi fatto da detonatore».

«Dal 143 non cercava aiuto» - Le telefonate al Telefono Amico non andrebbero poi interpretate come una richiesta di aiuto: «Il 48enne ha più volte ripetuto che il 143 era per lui una sorta di sfogo e, in seguito al suo fermo, si è arrabbiato con gli operatori per averlo segnalato alle autorità».

«Li ammazzo e mi ammazzo» - A confermare le intenzioni dell'uomo, peraltro, è stato anche un educatore dell'Istituto in cui si trovavano i figli, il quale ha riferito che «a un certo punto mi ha detto "Li ammazzo e mi ammazzo"».

Per la procuratrice Lanzillo non vi sarebbe inoltre stato alcun pentimento. A verbale l'uomo ha infatti dichiarato: «È colpa dei miei figli se sono arrivato a comprare un'arma. È già tanto se non ho preso una pistola e non ho fatto una strage».

Il 48enne, secondo la perita psichiatrica, presenta un grado di recidiva alto e fatica ad assumersi le responsabilità per i reati da lui commessi. Al suo disturbo bipolare, per il quale gli è stata riconosciuta una scemata imputabilità di grado medio, si aggiunge poi uno schema di comportamento caratterizzato da autocentratura, autoreferenzialità e facile impulsività.

Violenze fisiche e psicologiche - La procuratrice ha infine parlato degli episodi di violenza domestica che l'uomo avrebbe commesso, oltre che nei confronti dell'ex compagna, anche nei confronti dei figli. «L'imputato ammette gli atti solo in parte, parlando di "colpetti" e "buffetti" e sminuendo la forza con la quale ha colpito. I due ragazzi non hanno però motivo di inventare questi episodi contro un padre che hanno detto di amare». Oltre alle violenze fisiche vi sarebbero poi state anche violenze psicologiche e intimidazioni, con insulti e minacce dirette sia ai figli sia all'allora compagna..

L'avvocato Paride De Stefani, rappresentante dell'ex compagna dell'uomo (costituitasi accusatrice privata), ha infine sostenuto la necessità urgente di misure più rigorose per la protezione della sua famiglia e della collettività, nella forma di un trattamento stazionario. «Altri casi dimostrano quanto sia alto il prezzo di una sottovalutazione di un rischio di recidiva. Il rischio che qualcosa vada storto è troppo alto».

Il processo riprenderà giovedì, quando si esprimerà la difesa. La sentenza è attesa per giovedì pomeriggio.

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