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Padre e figlio trafficavano chili di erba col metodo della "staffetta"

Lo stupefacente veniva spedito dall'Italia anche in Austria, Ungheria e Repubblica Ceca.
GDF Como
Padre e figlio trafficavano chili di erba col metodo della "staffetta"
Lo stupefacente veniva spedito dall'Italia anche in Austria, Ungheria e Repubblica Ceca.
Due denunciati a piede libero: uno risiede nel cantone

MENDRISIO - Il figlio è residente in Ticino, nel Mendrisiotto. Il padre, invece, è domiciliato a Milano. Sono le persone, entrambe di nazionalità italiana, denunciate a piede libero al termine di un’ampia indagine cominciata a metà del 2023 e condotta dai finanzieri di Ponte Chiasso. I due sono ritenuti responsabili di traffico illecito di stupefacenti.

L'indagine - In totale, al termine dell’inchiesta lungo i valichi di Ronago e Maslianico sono stati sequestrati quasi 410 chili di infiorescenze, oli e resine derivati dalla cannabis e panetti di hashish, di cui oltre 280 «a seguito di analisi chimico-tossicologiche, con principio attivo di THC oltre al valore consentito (0,5%)».

Le spedizioni - La sostanza stupefacente arrivava dalla Svizzera (come copertura, potrebbe essere stata utilizzata anche l’attività florovivaistica del figlio). La merce, una volta portata in Italia veniva poi spedita attraverso ignare società di logistica a centinaia di clienti (in alcuni casi attività commerciali) collocati nel Nord Italia, in Austria, in Ungheria e in Repubblica Ceca.

La videosorveglianza - Le indagini, come scritto dalla Guardia di finanza lariana, hanno fatto emergere l’esercizio «abituale e sommerso» di un’attività di «importazione illecita di ingenti quantitativi di cannabis e derivati». Le successive verifiche effettuate attraverso i sistemi di videosorveglianza «hanno dato conferma di diversi transiti anomali da parte degli indagati - soprattutto in orari notturni e alle prime luci dell’alba».

La staffetta - Per eludere i controlli delle forze dell’ordine, padre e figlio attuavano il metodo della “staffetta”: percorrevano il tragitto a distanza di pochi minuti l’uno dall’altro, in modo da permettere al primo veicolo di effettuare la “bonifica” del percorso e verificare l’eventuale presenza di posti di controllo.

Le incongruenze - L’assenza di documentazione di trasporto e l’incongruenza delle dichiarazioni fornite sia sul luogo di origine che di destinazione finale della merce ha insospettito i finanzieri, che hanno avviato approfondimenti investigativi finalizzati alla ricostruzione dell’illecita filiera.

«Presidio della legalità» - L'attività di servizio, scrivono le fiamme gialle lariane, «si inquadra in un più ampio e costante dispositivo di prevenzione posto in essere dalla guardia di Finanza presso i valichi di confine, a presidio della legalità e per il contrasto al fenomeno del traffico di sostanze stupefacenti».

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