Brutta avventura per una minorenne del Sopraceneri. Il caso non è isolato e ora autorità ed esperti alzano la voce: "Non c’è più tempo. Dobbiamo intervenire subito"
SOPRACENERI – Si è fotografata mezza nuda con il telefonino. Poi ha inviato le immagini osé al suo ragazzo. In poche settimane, gli scatti sexy sono diventati ‘virali’ e sono finiti sul cellulare di diversi altri adolescenti ticinesi. È un piccolo dramma quello che sta vivendo una minorenne del Sopraceneri. Stando ad alcune fonti, la famiglia della ragazza sarebbe intenzionata a sporgere denuncia per l’accaduto. La storia ricorda il caso del giovane di Lugano che qualche settimana fa era finito nudo su Instagram. E anche in altre località della Svizzera italiana si segnalano situazioni analoghe. “Sono episodi – spiega Daniele Parenti, esperto di nuove tecnologie ed educazione – che aumentano la pressione sulla nostra società. Siamo di fronte a cambiamenti rapidi ed epocali. E non siamo preparati ad affrontarli. Noi adulti per primi”.
Mancanza di rispetto - Ragazzi che pubblicano o divulgano foto intime con leggerezza. Con ingenuità. E anche con ignoranza. Il disagio è serio e sempre più diffuso. “Bisogna rendersi conto – sottolinea Emanuele Berger, direttore della Divisione della scuola – che il mondo virtuale non esiste. C’è solo quello reale. Dal momento che uno spedisce in giro o mette in rete una sua foto, questa diventa pubblica”. E poi aggiunge: “C’è anche un grosso problema di rispetto reciproco e della privacy altrui. Perché inviare ad altri un’immagine intima, ricevuta in forma privata, è davvero scorretto. Non è esagerato parlare di bullismo”.
A senso unico - Ma a fare cadere gli adolescenti nelle ‘cyber trappole’ è anche una società in cui l’erotismo e la pornografia rappresentano sempre più la priorità. Basti pensare al recente studio della SUPSI, che dimostra come in Ticino il 38% dei bambini delle elementari abbia già visionato almeno una volta un sito per adulti. Un dato che, addirittura, raddoppia per quanto riguarda gli allievi delle scuole medie. “È molto difficile – dice il sessuologo Giovanni Micioni – fare educazione sessuale quando il mondo sta andando in una direzione a senso unico. Il sesso oggi è così ‘banale’ per gli adolescenti, che si dimenticano delle conseguenze che le loro azioni con cellulari e social network possono avere. Eppure, di scandali simili ne scoppiano regolarmente in tutto il mondo e i media ne parlano tutte le settimane. Ma spesso non servono da lezione”.
Fuori controllo - La tesi è confermata anche da Berger: “Molti non capiscono che i mezzi elettronici amplificano determinati fenomeni. Non ci si rende conto della potenza di certi strumenti. Basta un click e la situazione è fuori controllo”. “Quello che ci sfugge – sostiene Parenti – è la dimensione di ciò che avviene nel virtuale. È un problema culturale, siamo indietro. Oggi i bambini a 6 anni hanno già in mano l’iPad. Non possiamo più aspettare. Occorre puntare su un’educazione mirata all’uso consapevole delle tecnologie già alle elementari”. Parenti insiste sul coinvolgimento degli adulti. “La scuola non può fare miracoli. Sono anche i genitori a dovere fare la loro parte. E a doversi attivare anche a livello di prevenzione. Alcuni operatori, ad esempio, consentono di impostare determinati filtri sulla propria rete internet casalinga. Questo può permettere alle famiglie di gestire diversamente l’accesso dei loro figli a siti ritenuti pericolosi”.
Perversione – Micioni, infine, definisce ‘perverso’ il meccanismo che sta dietro la pubblicazione e la diffusione di immagini intime tramite le nuove tecnologie. “Perché è come se da una parte volessimo mostrare tutto. Esibizionismo e voyeurismo si mescolano. E il corpo viene quasi mercificato, senza che la ragione possa avere il sopravvento. Spesso, però, quando queste cose saltano fuori e ci si accorge di avere fatto un grosso errore, si vivono vere e proprie tragedie private”.