Il 56,7% dei cittadini ha bocciato il credito per la sperimentazione della riforma scolastica. Il rammarico del Governo. La Lega: «Aspettiamo un nuovo progetto». Partecipazione al 40%
BELLINZONA - La sperimentazione della riforma scolastica è stata bocciata. Il 56,7% dei cittadini (con una partecipazione al 40%) ha infatti respinto il credito quadro di 6,73 milioni di franchi previsto per il test di tre anni del progetto “La scuola che verrà”.
Il referendum - Il credito per la sperimentazione era stato approvato dal Gran Consiglio con 51 voti contro 19 e 5 astensioni. Contro tale decisione era stato promosso un referendum, riuscito con 9’414 firme.
Le sedi che erano coinvolte - La sperimentazione della riforma sarebbe dovuta partire nel settembre 2019 in sette sedi scolastiche: quattro cantonali (Acquarossa, Biasca, Caslano e Tesserete) e tre comunali (Cadenazzo, Coldrerio e Paradiso). Il “no” ha prevalso in quasi tutti comuni interessati dalla fase di test. Soltanto la Capriasca (che comprende Tesserete) ha detto “sì”, con una percentuale del 51,7%.
Pro e contro - Per il Cantone, il progetto mirava a rafforzare «buone pratiche» e introdurre «innovazioni che permetteranno ai docenti di essere più vicino agli allievi». Secondo i contrari si trattava invece di «una risposta sbagliata» alle sfide educative dei prossimi anni. E parlavano di «metodo scolastico fallito all'estero e non previsto in nessuno degli altri cantoni svizzeri».
La reazione del Governo - «Questa decisione comporta l'impossibilità di sperimentare il progetto “La scuola che verrà”». Lo ribadisce il Consiglio di Stato, che «accoglie con rammarico il risultato della votazione odierna, che impedisce di dare una dimensione pratica alla riflessione sul futuro del sistema educativo ticinese». Nelle prossime settimane il Dipartimento dell'educazione, della cultura e dello sport (DECS) deciderà dunque come procedere «per assicurare che l'innovazione del sistema scolastico ticinese non subisca una battuta d'arresto».
Lega: «Grande soddisfazione» - La Lega dei ticinesi, che assieme all’UDC e a La Destra aveva lanciato il referendum, ha subito preso atto «con grande soddisfazione» dell’esito dell’odierna votazione. «Il voto odierno dimostra che i cittadini ticinesi hanno capito che approvare la sperimentazione avrebbe significato approvare la riforma tout-court, e che un’approvazione della riforma avrebbe comportato pesanti conseguenze per i giovani, per la società, per il mercato del lavoro del nostro cantone, e anche per le tasche del contribuente». Per la Lega non si tratta comunque di un “no” a qualsiasi riforma: «Si attende dunque un nuovo progetto che sia condiviso a livello di società, rispettoso della professionalità dei docenti, e che miri a elevare il livello della scuola ticinese invece di trasformarla in un servizio sociale».
UDC: «Pericolo scampato, decisione saggia» - Dal canto suo l'UDC ringrazia i ticinesi per la «saggia decisione» di affossare una sperimentazione «dal sapore sessantottino» elaborata »poco curandosi del parere contrario di parecchi degli attori coinvolti». Per i democentristi, a rendere ancora più netto il risultato ha probabilmente contribuito anche «il tono cattedratico e arrogante» assunto durante la campagna di voto da Bertoli e da diversi suoi sostenitori, «in pratica quegli stessi che, considerando quella degli insegnanti una casta intoccabile, avevano altrettanto invano contrastato due anni fa l’iniziativa per l’insegnamento della civica».
PLR: «C'era da aspettarselo» - «È venuto a mancare il sostegno popolare, c'era da aspettarselo». È questa la reazione del PLR cantonale. «Nonostante il grande lavoro svolto dal PLR - si legge nella presa di posizione - per inserire nella sperimentazione un modello di scuola più aderente alla realtà e, soprattutto, meno votata all’ideologia, l’insistenza e la testardaggine dei vertici dipartimentali hanno condotto al prevedibile naufragio dell’intero progetto». Il partito parla dunque di «un vero peccato, soprattutto perché nel modello PLR erano contenuti aspetti quali la differenziazione in base alle competenze (e non alla causalità) in alcune materie che avrebbero certamente contribuito a dare alla nostra scuola una spinta verso il futuro considerando adeguatamente i percorsi professionali».
PS: «L'immobilismo non risolve i problemi» - Il PS sottolinea che l'esito della votazione sulla riforma scolastica «obbliga l'insieme dell'arco politico a ripensare una riforma volta a migliorare la scuola pubblica ticinese». E per ora, lo ricorda, all'orizzonte non c'è nessun progetto: «Non è di certo l'immobilismo che potrà risolvere i problemi della scuola».
L'associazione per il “sì”: «Affermazioni ingannevoli» - Nella sua presa di posizione, l'associazione “Sì alla scuola di tutti” parla di «affermazioni ingannevoli» e «critiche infondate» rispetto al progetto. Manifestando «grande rammarico» per il risultato della votazione, ricorda che «alla base del progetto risiedeva la necessità di rinnovare la scuola dell'obbligo ticinese affinché essa potesse svolgere al meglio le sue funzioni e fornire ai giovani un'educazione che rispondesse alle loro esigenze individuali e a quelle di una società e di un mondo del lavoro in continua evoluzione». L'associazione afferma dunque che continuerà a impegnarsi «affinché la scuola ticinese venga rinnovata il prima possibile».
Verdi: «Un referendum su Bertoli?» - I Verdi si dicono amareggiati per la bocciatura della sperimentazione della “Scuola che verrà”: «L’impressione è che la campagna elettorale su questo tema sia stata abilmente trasformata in un referendum sul consigliere di Stato a capo del dossier, evitando di discutere seriamente di visioni che avrebbero potuto portare benefici alle future generazioni e di conseguenza alla nostra società».
Partito comunista: «Sconfitta pesante» - Per il Partito comunista quella presa dai cittadini sulla “Scuola che verrà” è «una decisione politicamente pesante». E invita i vertici del DECS «a porsi qualche domanda autocritica sui propri metodi di lavoro, poiché da essi sono scaturiti parecchi solamente eufemistici "mugugni" fra studenti e docenti».
MPS: «Sconfitta annunciata per il Decs» - Per l'MPS si tratta di una sconfitta «senza appello» per il Decs di Manuele Bertoli. Un risultato che però «non sorprende» per tre ragioni: l'opposizione di fondo degli insegnanti al progetto, l’aggiunta della variante PLRT «che ha reso pessimo un progetto di sperimentazione che era già cattivo» e una comunicazione « per nulla chiara su natura e ragioni del progetto». Infine, per l'MPS Bertoli ha «raccolto quanto seminato in questi anni» e lo invita a «riflettere e a trarne le conseguenze politiche».