La richiesta arriva dalla Lega dei Ticinesi: «Troppi silenzi su una vicenda che Bertoli non poteva non conoscere».
BELLINZONA - La vicenda delle molestie all’Unitas, avvenuti sull'arco di oltre 20 anni e sulla quale abbiamo riferito con diversi articoli (vedi correlati), si arricchisce di un nuovo capitolo. Attraverso un'interpellanza presentata da Maruska Ortelli e co-firmata da Massimiliano Robbiani e Stefano Tonini, la Lega dei Ticinesi chiede al Consiglio di Stato di aprire un'inchiesta per far luce sui casi di molestie e di mobbing avvenuti presso l'Associazione ciechi e ipovedenti della Svizzera italiana.
Dito puntato sull'alto dirigente dell'associazione «che anziché tutelare gli utenti e il personale femminile aveva il vizietto di allungare le mani», sull'intera organizzazione «tutti sapevano, ma nessuno ha fatto nulla», ma anche e soprattutto nei confronti del consigliere di Stato Manuele Bertoli. Che prima di diventare membro dell'esecutivo cantonale ha lavorato in Unitas con varie funzioni dirigenziali e che è tuttora membro del Consiglio di fondazione dell'associazione.
Per i tre granconsiglieri, quindi, Bertoli non poteva non sapere, benché abbia di recente dichiarato «di non sono mai stato informato e di non essere a conoscenza diretta di casi di molestie». E «di escludere che vi siano stati casi di mobbing quando era direttore». A maggior ragione perché, il suo nome è espressamente citato in una lettera del 16 dicembre 2001 (destinata ai dirigenti di Unitas di cui Bertoli faceva parte) in cui venivano svelati gli abusi che avvenivano tra le mura della struttura per i ciechi.
Per queste ragioni, oltre a chiedere l'apertura di un'inchiesta, Ortelli, Robbiani e Tonini chiedono al Governo cosa intende fare quando un suo membro «omette in maniera evidente di essere informato su una vicenda delicata come quella evocata qui».