La Polizia sta vagliando le testimonianze di chi sostiene di avere ricevuto negli anni molestie verbali e fisiche
Nel frattempo l'uomo non frequenta più gli spazi comuni dell’associazione. «Sono stati presi dei provvedimenti. Segnalare questa vicenda alla Polizia è arbitrario» afferma il presidente
TENERO - Far luce non è semplice perché nessuno, o quasi, ha visto. Nessun testimone, ma diverse testimonianze come è inevitabile che fosse, visto che ad affermare di aver subito nel corso di anni ripetute molestie sessuali sono persone legate ad Unitas, l’Associazione ciechi e ipovedenti della Svizzera italiana.
In questa brutta storia raccontano le vittime, e non è poca cosa, che sono donne e puntano il dito verso una figura maschile. I comportamenti di quest’ultimo sono stati segnalati al Dipartimento della sanità e della socialità che ha informato l’autorità inquirente. In queste settimane sono in corso gli accertamenti di Polizia.
L’uomo, in questa sorta di “Me Too” che tocca infine la disabilità, avrebbe molestato sia verbalmente sia fisicamente alcune donne negli spazi di Unitas. Non si tratterebbe solo, si fa per dire, di apprezzamenti e battute da caserma. Si parla soprattutto di mani che indugiano sui corpi femminili, ma anche di una donna spinta contro una parete nel tentativo di strapparle con la forza un bacio. Comportamenti che hanno provocato imbarazzo e sofferenza alle persone importunate. Acuiti dal fatto che sono avvenuti in un contesto di cecità.
Nel frattempo l'uomo non frequenta più gli spazi comuni dell’associazione. «Sono stati presi dei provvedimenti e per Unitas la vicenda è chiusa da due anni - sottolinea il presidente Mario Vicari -. Non abbiamo mai segnalato nulla alla Polizia. Se qualcuno l'ha fatto è qualcosa di assolutamente arbitrario. Voler riaprire questa vicenda è diffamazione».
In questa storia sembra esserci più sabbia che fango. Per la persona accusata di essere un molestatore vale naturalmente la presunzione di innocenza e quindi non si possono fornire dettagli riguardanti l’età e il ruolo per non infangarne la reputazione. Ma le presunte vittime, donne e in una condizione di debolezza dovuta al deficit visivo, sperano anche in un’inchiesta corretta e approfondita. Da qui la decisione di informare il pubblico su ciò che sta avvenendo.