Cristiano Poli Cappelli, candidato per il consiglio comunale di Lugano
LUGANO - Mi dichiaro colpevole. Leggo con curiosità i post elettorali dei tanti candidati politici. Dopo anni nei quali assistiamo inesorabilmente al crescere dei problemi ed al fallimento ancor più inesorabile delle soluzioni, tutti, oggi, hanno le risposte per tutto. Chi sostiene che il Lungolago debba essere pedonalizzato, chi no; chi vorrebbe una città più sicura, chi più bella, chi più turistica, chi più moderna.
E poi la piazza finanziaria, e la locomotiva del Cantone, e la movida, e “con me tutto sarà diverso”. Candidati pronti a giurare, anche a se stessi, che le loro soluzioni, ammesso che poi riescano o vogliano tentare di applicarle, siano quelle giuste. Mi dichiaro colpevole perché sono quotidianamente preoccupato per il futuro dei mei due figli, per il mio, per il lavoro, per la cassa malati, per le tasse e sono stanco delle affermazioni estemporanee, miopi, di una politica di “minoranza” in cui pochi cercano di imporre la loro verità assoluta.
Dico minoranza perché tale è una maggioranza formale in un legislativo eletto solo dalla metà degli aventi diritto, che vorrebbe educare i cittadini alla xenofobia, allo sciovinismo, alla crudeltà, al soffocamento del dissenso. Una politica che si risolve in una ossessiva ripetizione del proprio nome: lavaggio del cervello ridotto ad esercizio mnemonico. MI dichiaro colpevole perché sono un idealista che crede nelle buone maniere, nella gentilezza e che sia possibile ridare all’elettorato la voglia di partecipare alla vita pubblica ma ad una condizione: bisogna ripensare al proprio modo di fare politica come missione, privandola di quei connotati populisti che servono ad attirare facili consensi di pancia ma legati ed intrecciati a sentimenti negativi.
La rabbia populista si è rivolta verso le minoranze: abbiamo paura di diventare minoranza in un paese occupato dai frontalieri che rubano il lavoro; abbiamo paura del nuovo ordine economico tecnologico; vorremmo tornare nostalgicamente alla vecchia stabilità delle comunità, alla vita degli anni 80. Ci rendiamo conto che la mobilità che sembrava l’unico modo di lavorare nel XXI secolo non è, poi, così “mobile”, che le nostre angosce aumentano. Quello di cui non ci si rende conto è che la colpa non è degli stranieri, dei molinari, dei frontalieri ma di una politica che ha dato risposte fallimentari per 30 anni, risposte tecnocratiche ispirate al culto del liberismo economico, di una politica privata dei suoi più alti propositi morali e spirituali: pronta a salvare banche e imprese ma non a salvaguardare gli stipendi e le condizioni di lavoro dei dipendenti o dei più bisognosi.
MI dichiaro colpevole perché non mi preoccupo del mio risultato elettorale o di quello di altri partiti che hanno deluso non per uno o due anni ma per dieci, venti, trenta. Perché parlo di valori e di idee esattamente come cerco di parlarne ai miei figli. Perché le risposte, quelle vere, lungimiranti, dovranno contribuire a darle anche loro.
Cristiano Poli Cappelli Candidato per il Consiglio Comunale di Lugano Lista n. 12 Costituzione Radicale