Alcuni pesticidi, nocivi per l'uomo o per l'ambiente, vengono venduti principalmente nei paesi in via di sviluppo
Ed è coinvolta anche la Svizzera nell'esportazione di queste sostanze, denunciate anche da alcuni specialisti dell'Onu: «violano i diritti umani»
BRUXELLES - Le aziende agrochimiche esportano nei paesi in via di sviluppo delle sostanze che sono ritenute troppo pericolose per essere utilizzate all'interno dell'Unione europea.
È una pratica che va avanti da troppo tempo, denunciano l'Ong per i diritti umani e la sostenibilità Public Eye e la piattaforma giornalistica di Greenpeace Unearthed. Una richiesta all'Agenzia europea per le sostanze chimiche (EHCA) ha portato infatti a migliaia di "notifiche di esportazione", che dimostrano la quantità di esportazioni di pesticidi vietati in paesi al di fuori dell'Ue, dove il loro uso è ancora consentito.
Il caso del Paraquat - Come primo caso, il Paraquat, un pesticida tossico. Mentre già un solo sorso può risultare letale, un'esposizione prolungata a questa sostanza, anche a dosi ridotte, può portare allo sviluppo del morbo di Parkinson.
Nonostante sia stato vietato dalla Svizzera nel 1989, e dall'Ue nel 2007, per i rischi troppo elevati per gli agricoltori, Syngenta continua a produrre Paraquat nel Regno Unito e ad esportarlo in Sud America, Asia e Africa, dove porta a migliaia di casi di avvelenamento, denunciano i due enti. Secondo i dati messi alla luce dall'investigazione, nel 2018 le autorità britanniche hanno esportato oltre 28'000 tonnellate di sostanze a base di quest'erbicida.
In totale sono 41 i pesticidi vietati per l'esportazione dall'UE nel 2018. Principalmente a causa dei rischi per la salute o per l'ambiente: possono essere mortali se inalati, possono provocare difetti congeniti, disturbi riproduttivi o ormonali, cancro, contaminazione delle fonti di acqua potabile, e tossicità per gli ecosistemi.
La mappa infame - A questo link si può vedere una mappa che raccoglie tutti i tipi di esportazione di questo genere, da dove e per dove. L'indagine mostra che nel 2018 i Paesi membri dell'Ue hanno approvato l'esportazione di 81'615 tonnellate di pesticidi contenenti sostanze vietate. Anche la Svizzera è coinvolta: Syngenta, infatti, esporta anche dal nostro paese.
E per quanto riguarda le destinazioni? 85 paesi, di cui tre quarti sono paesi in via di sviluppo o emergenti, dove l'uso di tali sostanze presenta rischi molto elevati. Brasile, Ucraina, Marocco, Messico e Sudafrica sono tra i primi dieci importatori di pesticidi "Made in Europe", dove sono vietati.
Le aziende coinvolte - Non solo Syngenta, ma anche Corteva, Bayer, BASF e molte aziende più piccole, come la Finchimica italiana o la tedesca Alzchem giocano un ruolo importante, secondo l'indagine. Delle 30 aziende contattate a riguardo, solo 15 hanno dato una risposta.
Secondo le aziende, i loro prodotti sono sicuri, rispettano le leggi dei paesi in cui operano, ogni paese sovrano ha il diritto di decidere quali pesticidi soddisfano al meglio le esigenze dei propri agricoltori, ed è anche una questione di clima.
Tuttavia, i 41 pesticidi interessati sono esplicitamente vietati nell'Ue «per proteggere la salute umana o l'ambiente» spiegano gli attivisti. «Se l'UE, con tutte queste risorse, è giunta alla conclusione che questi pesticidi sono troppo pericolosi, come è possibile che vengano utilizzati in modo sicuro nei paesi più poveri, quando spesso i necessari dispositivi di protezione non sono nemmeno disponibili?» è invece la reazione di Baskut Tuncak, ex relatore speciale dell'ONU.
L'appello dell'ONU - «Ponete fine a questa pratica deplorevole». È l'appello di 36 specialisti delle Nazioni Unite, affinché l'Unione europea agisca rapidamente in tal senso, in quanto questi pesticidi vietati vengono esportati in paesi che non hanno la capacità di controllarne i rischi, e causano «frequenti violazioni dei diritti umani alla vita e alla dignità».
Ma oltre il danno c'è anche la beffa, inevitabilmente. I principali Paesi che importato nell'UE prodotti agricoli (tra cui Stati Uniti, Brasile e Ucraina) sono anche tra le destinazioni preferite per le esportazioni di pesticidi vietati dall'Ue. Queste sostanze finiscono spesso perciò anche nei piatti dei consumatori europei, sotto forma di residui.
Mettere fine al sistema - Una portavoce della Commissione europea ha detto che le regole dell'UE sull'esportazione di pesticidi vietati sono già «più severe del necessario», e che «un divieto di esportazione generale non porterà automaticamente i paesi terzi a smettere di usare questi pesticidi, perché possono importarli da altri paesi». «Convincerli a non usare tali pesticidi sarebbe più efficace» ha spiegato.
I paesi esportatori, contattati, hanno principalmente argomentato che rispettano le leggi e le sovranità degli Stati, e che i paesi ricevono «informazioni solide e affidabili sui rischi di queste sostanze», ha spiegato un rappresentante tedesco.
Almeno in Francia, però, le acque sembrano muoversi: un divieto di questa pratica entrerà in vigore già nel 2022, nonostante la battaglia intrapresa dai produttori per ribaltare questa decisione.