I recenti focolai mettono in discussione il modello di Pechino. Convivenza con il virus? La suggeriscono gli esperti.
La variante Delta è considerata dagli analisti come la grande sfida per la gestione dell'emergenza in Cina. È una «narrazione che i censori di Xi non possono zittire».
PECHINO - Non solo Wuhan. Pechino in questi giorni sta testando decine di milioni di abitanti in tutto il Paese sotto la pressione crescente della variante Delta.
124 venerdì. 107 sabato. 96 domenica. 125 oggi. Il numero di nuovi casi giornalieri è stabile. E sono cifre piuttosto basse considerando la grandezza della popolazione cinese, che conta più di 1,4 miliardi di cittadini. Ma al contempo sono numeri che in Cina non si erano mai più visti dopo il primo focolaio di Wuhan - che era stato la scintilla della pandemia a livello globale - e che mettono in discussione la strategia di cosiddetta "tolleranza zero" con cui Pechino ha gestito l'emergenza da subito.
Una variante «impermeabile» alla propaganda cinese
Il passo della variante Delta, che ormai sappiamo muoversi più agilmente rispetto ai "modelli" di virus precedenti, è considerato dagli analisti come la sfida più grande per il paradigma cinese. La Delta, scrive William Pesek nella sua analisi pubblicata su Nikkei Asia, «si sta dimostrando impermeabile alla macchina di propaganda di Stato di Xi quanto i vaccini cinesi. Finora gli "spin doctor" di Xi hanno sintonizzato il mondo su come la ripresa a V dell'economia cinese avrebbe salvato la giornata. E su come la diplomazia dei vaccini di Pechino gli ha permesso di fare ammenda per i peccati commessi tra la fine del 2019 e l'inizio del 2020». Un chiaro riferimento al colpevole ritardo con cui la Cina ha avvisato, dopo settimane di diniego, il resto del mondo di quell'emergenza che si sarebbe poi trasformata in pandemia globale.
Quella della variante delta, sottolinea Pesek, «è una narrazione che i censori di Xi non possono zittire». E anche sul fronte dei vaccini a Pechino non sembra regnare totale tranquillità. Stando alle cifre di Reuters, nella Cina continentale sono state somministrate finora oltre un miliardo e 770 milioni di dosi di siero anti-Covid. Ma questi vaccini, sebbene efficaci nel prevenire decorsi gravi e decessi, non si sono rivelati altrettanto "zelanti" nel prevenire le infezioni. Questo in Cina non è forse un argomento, ma in altri Paesi del sud-est asiatico - come l'Indonesia e la Thailandia, che hanno aggiornato i propri protocolli vaccinali prevedendo richiami con vaccini a mRNA - la spia rossa si è già accesa.
Dalla "tolleranza zero" alla convivenza?
La variante Delta, scrive il South China Morning Post, si è "guadagnata" il visto di accesso in territorio cinese attraverso un volo proveniente da Mosca e atterrato presso lo scalo di Nanjing, sul quale viaggiava un passeggero risultato positivo. Gli addetti alla pulizia del velivolo sono rimasti contagiati e, tre settimane dopo, la presenza della variante è stata registrata in almeno 17 province cinesi. L'intenzione di Pechino è quella di frenare la diffusione ed estirpare il virus, come già avvenuto all'insorgere dei precedenti focolai. Ma è una via ancora percorribile? Secondo gli esperti, la Cina dovrebbe rivedere la propria politica di "tolleranza zero" in favore di un approccio basato sulla convivenza a lungo termine con il virus.
«I numeri ci dicono che anche se in futuro ognuno di noi sarà vaccinato, il Covid-19 sarà in ogni caso endemico, ma con un livello più basso di infezioni e decessi», ha affermato il virologo cinese Zhang Wenhong. La maggioranza dei Paesi si sta già muovendo in questa direzione, «per scelta o per necessità», sottolinea il professor Nicholas Thomas, esperto di sicurezza sanitaria dell'Università di Hong Kong. Una convivenza con il virus, ha spiegato al South China Morning Post, «che comporterà una mortalità più elevata e perturbazioni a lungo termine, ma permetterà a quei Paesi di riconquistare più velocemente il terreno perduto» in termini di economia. Un dilemma che, prima dello sbarco della Delta, il modello cinese aveva dribblato con una certa destrezza.