Sempre più tesa, anche dal punto di vista geopolitico, la situazione al confine fra Bielorussia e Polonia
BRUXELLES - Nel giorno in cui altri centinaia di disperati si riversano sul confine tra Bielorussia e Polonia in un'atmosfera di costante tensione, l'Ue vara nuove sanzioni contro Minsk. La seguono gli Stati Uniti, che parlano di «atti inumani».
«Siamo determinati a respingere la strumentalizzazione dei migranti per fini politici», è la condanna con cui l'Alto Rappresentante Ue Josep Borrell ha accompagnato il via libera alle misure da parte del Consiglio Affari Esteri.
Eppure, alla riunione, c'è chi ha usato toni ancora più forti, legando esplicitamente la crisi migratoria bielorussa all'aumento delle truppe russe sul confine ucraino. E puntando il dito contro Mosca. Mentre la Polonia, dopo aver a lungo ventilato l'ipotesi, in serata ha annunciato che entro dicembre verrà costruito un muro alla frontiera.
Il nuovo pacchetto di sanzioni - il quinto - era ampiamente annunciato. Al momento l'Europa non è andata oltre, allargando parallelamente la sua tela diplomatica ai Paesi d'origine per evitare alla radice la partenza dei migranti. Al momento sono oltre 150 gli individui e una quindicina le società legate al regime di Alexandr Lukashenko sotto sanzione. Il nuovo pacchetto colpirebbe innanzitutto le compagnie aeree, come la Belavia, che rischia di perdere 17 aerei su 30 concessi in leasing dall'Irlanda.
La reazione di Minsk non si è fatta attendere: «Risponderemo alle sanzioni. Combatteremo. Abbiamo raggiunto il limite. Io non scherzo», sono state le parole del dittatore bielorusso. Eppure, in mattinata, Lukashenko sembrava voler abbassare la tensione, annunciando di essere pronto a rispedire i migranti in patria e assicurando di non volere un conflitto al confine.
Mentre, parlando con Borrell, il ministro degli Esteri bielorusso Vladimir Makel aveva garantito l'accesso alle agenzie Onu per l'assistenza ai richiedenti asilo assiepati al gelo al confine. Ma una concreta de-escalation appare lontana. E decisivo sarà il ruolo del convitato di pietra al tavolo della crisi: il presidente russo Vladimir Putin.
Oggi Borrell per la prima volta ha puntato il dito in maniera diretta nei confronti del Cremlino. «È evidente che Lukashenko agisce con il forte sostegno di Mosca», ha sottolineato l'Alto Rappresentante, interpretando il pensiero prevalente al summit dei ministri degli Esteri. Il Cremlino, dal canto suo, continua a dare sponde fumose all'Ue. «Sulla crisi possiamo essere solo mediatori», è la tesi sostenuta oggi da Mosca, che tuttavia continua a difendere Lukashenko ribadendo che «non ha colpe della crisi».