Molti Paesi sono già pronti, o la stanno già facendo, ma i dubbi (e non solo di natura medica) non mancano
BRUXELLES - Se il ciclo completo non basta, ecco il booster e se – con l'occhio a prossimi mesi – Omicron continua a fare paura, ecco arrivare la quarta dose. Se in diversi Paesi l'eventualità è ancora lontana (ma comunque presente) sono diverse le nazioni europee (e non) che o si stanno preparando o già la somministrano.
È il caso di Ungheria e Danimarca ma anche di Cile e Israele che ha iniziato proprio il 2 gennaio scorso. Questo malgrado una “boosterizzazione a oltranza” sia sconsigliata da diversi esperti, dall'Oms (che negli scorsi giorni ha parlato di «un approccio insostenibile») e pure dall'Agenzia europea per i medicinali.
Il motivo è da ricercare nella possibilità che un'inoculazione quadrimestrale possa sfiancare il sistema immunitario ma anche la popolazione: «Ci vuole una strategia ben pianificata e condivisa», ha spiegato ai media il responsabile delle strategie vaccinali delle Ema Marco Cavalieri che ha evidenziato anche le difficoltà logistiche legate allo sforzo vaccinale.
Cosa, questa, che era stata sottolineata anche dalla task force dei vaccini dell'Organizzazione Mondiale della Sanità che aveva alzato il pressing sulle farmaceutiche: «Servono vaccini aggiornati e che non solo proteggano dai sintomi, ma anche dal contagio».
Ma è davvero possibile stremare il sistema immunitario a suon d'inoculazioni? La risposta è sì, stando all'immunologo dell'Accademia dei Lincei Guido Forni: «In gergo tecnico si chiama exhaustion», ha spiegato a Repubblica, «dopo tante stimolazioni i linfociti T prodotti dai vaccini smettono di funzionare. Vero è che con il coronavirus è molto poco probabile che questo succeda visto che le proteine spike usate nei vaccini mRna impegnano il sistema immunitario solo in maniera blanda».