A Berlino è stata annullata una norma del 1933 e a Parigi c'è il desiderio di crearne una nuova. Cosa cambia in Europa
BERLINO - Il 25 giugno la Corte Suprema degli Stati Uniti ha sancito che il diritto all'aborto non è costituzionale. Nel giro di pochi giorni, numerosi Stati, a partire dal Texas, hanno dichiarato illegale l'interruzione volontaria di gravidanza. E anche in Europa qualcosa ha cominciato a muoversi.
C'è chi parla di una «brezza» da far arrivare fino in Italia, chi è sceso in piazza per dire «sì alla vita» e chi è passato direttamente ai fatti. A Berlino, il Parlamento tedesco ha annullato una legge risalente al 1933. Si tratta del capoverso 219a del codice penale che proibiva fino allo scorso venerdì di fare pubblicità all'interruzione di gravidanza volontaria.
I medici che, per esempio, spiegavano online quali metodi utilizzavano per procurare l'aborto alle pazienti, rischiavano fino a due anni di prigione oppure dovevano pagare una multa. Tutti i partiti si sono espressi a favore del cambio di rotta. Solo l'Unione Cristiano-Democratica e l'Alternative für Deutschland hanno votato contro l'annullamento della legge che era stata istituita dopo che Hitler era salito al potere.
Anche in Francia, mentre dall'altra parte del mondo veniva abrogato un diritto, alcune fazioni politiche hanno alzato la voce perché all'interno della costituzione la voce "aborto" non figura. La leader del partito Renaissance, Aurore Bergé, ha annunciato l'intenzione di depositare in Assemblea nazionale (la camera più alta del Parlamento francese) una proposta di legge costituzionale. Il fine è quello di «fare in modo che l'interruzione di gravidanza volontaria venga sempre rispettata».
In Italia si è invece ancora fermi alla Legge 194 che, seppur alcuni politici come Giorgia Meloni affermino sia «solida», fatica a farsi rispettare. Secondo il ministero della Salute, nel 2020, ultimi dati disponibili, più del 64% dei medici sono obiettori di coscienza. A livello politico non mancano partiti e politici che hanno in agenda una restrizione della 194.
Esponenti come Simone Pillon della Lega vedono nella decisione della Corte Suprema statunitense una «grande vittoria» e parlano di una «brezza» che sperano «arrivi anche da noi». Ma nella Penisola, e permetteteci di scrivere fortunatamente, la maggioranza della politica ha espresso vicinanza e solidarietà per le donne statunitensi. A titolo di esempio, Laura Boldrini del Partito Democratico ha parlato di «un clamoroso e preoccupante passo indietro di 50 anni, architettato dai giudici nominati dall'ex presidente Trump, gli stessi che soltanto pochi giorni fa hanno dato il via libera all'uso delle armi in città».
Domenica mattina a Madrid decine di migliaia di persone si sono riunite per manifestare il «diritto alla vita». Secondo il governo erano presenti in 20mila, secondo gli organizzatori in 100mila. Il corteo, che si è svolto in maniera pacifica, ha marciato proclamandosi contrario all'interruzione di gravidanza, comparando, anzi, la pratica a una «cultura della morte».
E riguardo allo slogan "My body, my choice", una manifestante ha dichiarato al quotidiano El Mundo che «le donne con il loro corpo possono fare quello che vogliono, ma quello che portano dentro non fa parte del loro corpo».
Solo poche settimane fa è stata approvata in Spagna una riforma della legge sulla salute sessuale e riproduttiva e sull'aborto che garantisce, tra le altre cose, l'accesso all'interruzione di gravidanza volontaria sin dai 16 anni.