In Europa importati almeno 8 animali al giorno uccisi durante la caccia: pelle d'orso, denti di leone, artigli di tigri.
WASHINGTON - Avere un ricordo dei paesi esotici, direttamente o indirettamente. Ma non un souvenir qualunque di quelli che si comprano nei negozi turistici. Perché non capita tutti i giorni di sfoggiare in casa propria pelle d’orso, denti di leone, artigli di tigri, zanne di elefanti, corna d’alce, teste di zebre e molto altro.
È la moda, purtroppo sempre attuale, dei trofei di caccia. Per trofei si intendono animali interi o parti di essi come la testa o la pelle che i cacciatori conservano come souvenir, per esibire i loro successi, durante le battute di caccia o vendere ai ricchi collezionisti. Si tratta di una pratica disumana, ma purtroppo ritenuta legale in gran parte del mondo e sostenuta da varie organizzazioni.
Gli Usa sono il miglior “cliente” - Il Canada fornisce il maggior numero di trofei di caccia portati negli Stati Uniti e offre esperienze sia selvagge che di "caccia in scatola" (in cui gli animali vengono rilasciati in un'area chiusa). Il secondo maggiore fornitore di importazioni di trofei da caccia negli Stati Uniti è il Sudafrica. Paesi dell'America Latina come il Messico e l'Argentina sono anche grandi luoghi di destinazione per i cacciatori di trofei statunitensi. L'Argentina è una meta popolare per i cacciatori che desiderano il cervo rosso, il cinghiale, la capra selvatica e l'antilope.
In Europa 8 trofei al giorno - Dopo gli Stati Uniti, è l’Europa il più grande importatore di trofei di caccia: in media e solo nell’UE vengono importati ben otto trofei al giorno. Questo nonostante i sondaggi dimostrino che la maggior parte delle persone vorrebbe proibire questo macabro scempio. Namibia e Sudafrica sono i paesi africani che hanno esportato più trofei verso l’Unione Europea.
Numeri impietosi nel rapporto commissionato da Humane Society International/Europe: tra il 2014 e il 2018, i Paesi dell’UE hanno importato quasi 15.000 trofei di caccia di 73 specie protette a livello internazionale, una media di quasi 3.000 trofei ogni anno, tra cui leoni africani, elefanti africani e rinoceronti neri in pericolo di estinzione. Germania, Spagna e Danimarca contribuiscono con il 52% di tutti i trofei importati. La vicina Italia risulta essere il primo importatore UE di trofei di ippopotamo (145) e il quarto maggior importatore di trofei di leoni africani di origine selvatica. Un trend che si spera possa fermarsi nel bel paese dal momento che dopo tante battaglie animaliste, la scorsa primavera, è stata presentata alla Camera dei Deputati la prima proposta di legge per vietare l’importazione, esportazione e riesportazione dei trofei di caccia di animali protetti. Si tratta della prima iniziativa legislativa sulla tematica, che potrebbe far diventare l’Italia un Paese leader per la protezione della biodiversità e la conservazione sostenibile della fauna selvatica.
La Svizzera - La Svizzera è un membro molto attivo di vari organismi CITES e si batte con successo perché la convenzione mantenga la sua efficacia. La Convenzione sul commercio internazionale delle specie di fauna e di flora selvatiche minacciate di estinzione (CITES) è stata creata per tenere sotto controllo il commercio internazionale delle specie minacciate di estinzione. Tanti ignorano il fatto che ci sono delle associazioni che allevano appositamente animali selvatici al solo scopo di “consegnarli” ai cacciatori e farli diventare prima vittime e poi trofei pagando enormi cifre; in questo modo viene aggirata la legge che tutela le moltissime specie in via di estinzione.
La fiera degli orrori
Se è vero che un cacciatore può arrivare a pagare 40mila dollari per sparare a un elefante maschio, lo stesso animale vivo può generare ogni anno 23mila dollari tramite il turismo fotografico. Nell’arco della sua vita, può creare quindi un valore potenziale di 1,6 milioni di dollari, ovvero 40 volte quanto pagato dal cacciatore. Eppure il commercio dei trofei di caccia continua. Una recente e scioccante inchiesta, condotta nello stato americano dell’Iowa, sempre da Humane Society ha documentato una vera e propria fiera di 4 giorni in cui migliaia di animali imbalsamati venivano venduti: quattro piedi di elefante africano trasformati in tavoli, un orso polare con una foca venduti per 26.000 dollari, due teschi e tre corpi interi di giraffa tra i quali un cucciolo venduti per 6.200 dollari; puledri di zebra imbalsamati; sei scimmie, tra cui un cercopiteco impagliato con in mano una bottiglia di birra; 49 orsi di cui cinque cuccioli e una coppia madre-cucciolo.