Le dichiarazioni che dell'ex premier in merito alle "feste clandestine" al numero 10 di Downing Street potrebbero non essere veritiere
LONDRA - Boris Johnson potrebbe aver mentito al Parlamento britannico nelle sue dichiarazioni sul Partygate quando era primo ministro conservatore. È quanto emerge dal rapporto preliminare dell'inchiesta condotta dalla commissione bipartisan di Westminster, nota come Privileges Committee.
Come sottolinea la Bbc, non si tratta delle conclusioni finali, in quanto l'attuale deputato Tory sarà sentito dalla commissione nella terza settimana di marzo, ma sono già emersi quattro casi in cui le sue dichiarazioni, fatte alla Camera dei Comuni quando da premier si difendeva dalle accuse sulle feste organizzate a Downing Street in violazione delle restrizioni anti-Covid, sono risultate «fuorvianti».
Non solo, nel rapporto si legge che le violazioni dovevano essere «ovvie» per Johnson. Nell'inchiesta interna di Westminster, rischia la sospensione da deputato e anche la perdita del seggio.
L'ex premier però si difende in quanto a suo avviso non ci sono prove che abbia «consapevolmente» mentito al Parlamento. Inoltre nelle ultime ore ha definito «surreale» la mossa del leader dell'opposizione laburista Keir Starmer che ha scelto come capo dello staff all'interno del governo ombra laburista Sue Gray: l'alta funzionaria aveva guidato l'inchiesta sul Partygate quando Johnson era primo ministro.
Quello scandalo aveva contribuito fortemente alla caduta di BoJo. Tutto questo mentre continuano le polemiche per un altro scandalo, chiamato dai media "Hancock-leak" e innescato dalla pubblicazione di messaggi WhatsApp scambiati con colleghi e collaboratori nei primi tempi dell'emergenza Covid da Matt Hancock, controverso ex ministro della Salute fino a metà della premiership di Johnson.