Vera Politkovksaja, figlia della giornalista Anna, non si fa illusioni: la morte dell'oppositore non sarà mai svelata (e non cambierà nulla)
MOSCA - «Quello che è realmente successo là, negli spazi sterminati del nord artico della Russia, molto probabilmente non lo sapremo mai». La morte di Alexei Navalny resta e resterà un mistero, secondo Vera Politkovksaja. La figlia di Anna, la giornalista russa uccisa nel 2006, ha scritto un intervento che il quotidiano italiano La Repubblica pubblica lunedì con ampio risalto.
Il nome di Navalny sarà celebrato dai posteri: «Sulla sua vita, ne sono sicura, scriveranno molti libri, gireranno film e a lui saranno dedicate vie e strade». Ma in questo momento «dobbiamo ammettere che il suo nome non farà altro che rimpolpare la lista di chi ha tentato di lottare contro il regime putiniano... ma ha perso».
L'inchiesta non porterà a nulla
Mosca ha assicurato che farà piena luce sulla morte di Navalny, come invocato dall'Occidente. È in corso un inchiesta ed è per questo motivo che il corpo non è stato ancora consegnato alla famiglia, è stato detto al team dell'oppositore. Ci vorrà una settimana, è stato detto, ma potrebbe passare anche un mese. «Non è la prima volta che sento parole simili», afferma Politkovksaja. Successe la stessa cosa dopo la morte di sua madre e dopo quella di Boris Nemtsov. «Anche adesso posso affermare con certezza che le dichiarazioni di queste ore non significano e soprattutto non garantiscono nulla. Per i politici europei e americani, l’omicidio di Navalny è solo l’ennesimo pretesto per prendere la parola e ancora una volta “dare uno schiaffo” alla Russia di Putin».
«Il prigioniero personale di Putin»
Ma il 47enne «è stato in qualche modo il prigioniero personale di Vladimir Putin che lo temeva talmente da non osare pronunciare il suo nome ad alta voce, offrendo così il fianco ai giornalisti che glielo hanno fatto notare a più riprese. Navalny, dal canto suo, trovandosi già dietro le sbarre, non ha mai avuto paura a definire il capo di stato russo un omicida, un farabutto e un ladro. Con il sorriso sarcastico sul suo volto, in più di un’occasione ha schernito il presidente russo e tutto il sistema da lui costruito. Le numerose cause penali intentate ai suoi danni non facevano altro che dargli il pretesto per farsi una risata».
Politkovksaja descrive le condizioni terribili di detenzione di Navalny, che costituiscono una vera e propria forma di tortura reiterata nel tempo. La differenza con le morti di altri oppositori sta nella cornice legale nella quale tutto è avvenuto: «Le persone che si sono occupate di eliminare Navalny sono ufficialmente “a servizio dello stato” nei tribunali, nelle procure, nelle carceri e nelle case circondariali. Si tratta di persone che non per forza occupano posizioni di rilievo. Ma tutte loro, in un modo o nell’altro, sono complici e, qualora il caso relativo all’omicidio dovesse arrivare in tribunale, sul banco degli imputati ci sarebbero decine di persone».
Una scossa, che non avrà conseguenze
«Ad ogni modo, la morte di Navalny ha fatto molta impressione alla popolazione russa». Lo testimoniano le manifestazioni e le commemorazioni che hanno avuto luogo nel fine settimana in tutto il Paese. Ma la repressione del Cremlino è immediatamente scattata, con centinaia di arresti e condanne-lampo. L'esito è scontato, conclude Politkovksaja. «Con l’aiuto delle forze dell’ordine, degli arresti e dei processi, metteranno il bavaglio a tutti quelli che oseranno pronunciare la verità sulla fine dell’oppositore. I politici occidentali si indigneranno ancora un po’, esprimeranno il loro orrore rispetto a quanto accade in Russia, salvo poi tornare subito a occuparsi delle loro vicende quotidiane. Succederà così perché non possono fare nulla, non hanno mai avuto e non hanno neanche ora delle reali possibilità per fare leva sulla situazione in modo da cambiarla».
L'inchiesta e il corpo che non viene mostrato
Kira Yarmish, la portavoce di Navalny, ha twitatto che per il terzo giorno consecutivo è stato impedito alla famiglia di vedere il corpo dell'oppositore. «La madre di Alexei e i suoi legali sono arrivati all'obitorio nelle prime ore del mattino. Non gli è stato permesso di entrare. Uno degli avvocati è stato letteralmente buttato fuori. Quando al personale è stato chiesto se il cadavere fosse lì, non hanno fornito una risposta».
In un tweet successivo Yarmish ha aggiunto: «Il Comitato investigativo ha detto alla madre e agli avvocati che le indagini sulla morte di Navalny sono state ampliate. Non è noto per quanto tempo dureranno. La causa della morte è ancora “indeterminata”. Mentono, prendono tempo e non lo nascondono nemmeno».