La salute mentale dei giovani maschi a picco, e nessuno (nemmeno loro) ne parla. Ecco come mai, e perché non ce lo possiamo permettere.
«I ragazzi non stanno bene» (“The kids aren't alright”, ndr.) cantavano gli Offspring nel 1998, descrivendo i sogni infranti di una generazione di giovani uomini morti suicidi o a causa della droga. Anche ai giorni nostri i ragazzi non stanno bene, e la società odierna sembra rendere sempre più complicata la vita di un adolescente.
Secondo l'Unicef, a circa centosessantasei milioni di adolescenti nel mondo, tra i dieci ed i diciannove anni, è stato diagnosticato un disturbo mentale. In Europa, i minori che hanno un disturbo mentale sono più di undici milioni: l'8% degli adolescenti soffre di attacchi d'ansia e il 4% di depressione.
Vite spezzate, prima ancora di iniziare - A livello mondiale, il 48% dei problemi di salute mentale si manifesta prima del compimento del diciottesimo anno di età, anche se non è possibile stimare una cifra esatta dato che molti casi non sono tutt'ora esplicitati e curati. Il suicidio è la seconda causa di morte tra i giovani dopo gli incidenti stradali.
Sono dati allarmanti che fanno luce su una serie di problematiche che i ragazzi si trovano a vivere senza sapere, spesso, come risolverle. Non è una società per giovani, verrebbe da dire rielaborando il titolo di un famoso film di diversi anni fa, o per lo meno non lo è nella misura in cui troppo spesso i problemi degli adolescenti finiscono in fondo all'agenda dei politici di turno.
Le donne, si sa, fin da giovanissime sperimentano le discriminazioni di genere, e sono sottoposte a una gravosa pressione sociale con riguardo al proprio aspetto fisico e al proprio modo di comportarsi, motivo per cui, in questi anni, si è cercato di puntare maggiormente l'attenzione sulla loro necessità di sviluppare una propria immagine positiva a prescindere dai condizionamenti sociali e dei social media.
Ma se le ragazze, come visto, hanno i propri problemi, lo stesso vale per i ragazzi anche se la condizione maschile viene spesso trascurata e poco trattata.
I ragazzi non piangono - Tra gli adolescenti, infatti, si è osservato una sorta di inversione di tendenza, e i giovani possono spesso trovarsi in situazioni di maggior pericolo e svantaggio rispetto alle proprie coetanee. Secondo un rapporto del Centre for Social Justice, un'organizzazione indipendente britannica per la giustizia sociale, intitolato “Lost Boys”, in Gran Bretagna vi è un divario di genere inverso, e i ragazzi più poveri e svantaggiati lottano per stare al passo delle ragazze.
Come riferito dal Guardian «i ragazzi hanno più del doppio delle probabilità di essere esclusi dalla scuola, in particolare per coloro che provengono da ambienti svantaggiati». Se è vero, infatti, che fino agli anni Duemila vi erano maggiori probabilità che le donne di età compresa tra i sedici e i ventiquattro anni fossero disoccupate, ora si assiste a una inversione di tendenza e vi sono molti più disoccupati uomini rispetto alle donne.
Lo stesso vale per il divario retributivo: i giovani laureati uomini guadagnano più delle proprie colleghe laureate, ma le donne guadagnano di più rispetto ai giovani uomini non laureati, e gli stessi vanno incontro a più problemi fisici e mentali, quali l'obesità e la depressione, con un tasso di suicidi molto più elevato tra i ragazzi di età compresa tra i quindici e i diciannove anni.
Tutte le sfumature del maschilismo - La situazione è molto grave e, come rilevato dalla giornalista dell'Observer Sonia Soha, si fa fatica a puntare l'attenzione su tale problematica perché «a sinistra c'è il timore che concentrarsi sui ragazzi possa distrarre dalle sfide che le ragazze devono affrontare, mentre a destra i ragazzi che rimangono indietro sono visti come il prodotto delle lotte femministe degli ultimi decenni».
Dalla lettura di “Lost Boys” emerge con chiarezza che i maschi adolescenti siano esposti a modelli di virilità stereotipata e dannosa, a iniziare dalla pornografia violenta fino agli influencer misogini che spopolano sul web, e ciò, in condizioni di svantaggio economico e sociale, può portare a comportamenti violenti che vanno di pari passo «con tassi di esclusione scolastica più elevata e tassi più elevati di diagnosi di autismo e Adhd».
Non è un caso che il confronto con gli errati modelli di mascolinità proposti dai social media stiano spingendo sempre più adolescenti a sviluppare problemi di dismorfia di genere o disturbi alimentari e ci sia un preoccupante incremento nell'uso di steroidi per aumentare la propria massa muscolare.
Ciò che si vuole sottolineare è che tali situazioni di svantaggio sono il prodotto di problemi sociali che segnano, in maniera parzialmente diversa, gli adolescenti maschi e femmine, con i primi che, per aderire a diffusi stereotipi culturali, sfogano il proprio disagio giovanile in atti violenti o isolandosi dalla società dalla quale si sentono rifiutati, con effetti dannosi per la propria salute mentale.
Lo stigma che fa male alla mente - Nei Paesi nei quali è stato esaminato tale fenomeno, vi sono stati dei riscontri simili a quelli evidenziati nel recente report britannico. Negli Stati Uniti, a lanciare l'allarme sulla salute mentale dei ragazzi è stata Charlie Health, un'organizzazione che si occupa di fornire consulenza e assistenza psichiatrica online, la quale ha denunciato il fatto che nonostante i ragazzi e i giovani uomini manifestino dei disagi mentali così come le ragazze «lo stigma sociale e le norme di genere tengono fuori dai riflettori i problemi di salute mentale maschili».
Assecondando degli stereotipi di genere, moltissimi ragazzi hanno affermato di sentirsi spinti dalla società a nascondere o sopprimere i propri sentimenti di inadeguatezza e tristezza, e per tale motivo vi sarebbero molte più probabilità per una ragazza di essere curata rispetto a un coetaneo maschio. Secondo una revisione del 2018 del Journal of Adolescent Health «solo il 13,2% dei giovani tra i sedici e i ventiquattro anni accede ai servizi di salute mentale» e ciò, secondo l'analista comportamentale Diana Cortese, è dovuto al fatto che i ragazzi non sono incoraggiati, nella fase della crescita, a dare libero sfogo alle proprie emozioni, imparando a manifestarle e ad esprimere in maniera chiara i propri sentimenti ed emozioni.
Secondo l'esperta statunitense «anche se nessuno dice esplicitamente a un bambino 'non esprimerti', la mancanza di un rinforzo per farlo porta la maggior parte dei ragazzi a sentirsi intrinsecamente come se dovessero affrontare da soli i propri problemi».
Per quanto ciò possa apparire un problema marginale, la convinzione di non venir meno a radicati stereotipi di genere porta gli adolescenti a incanalare il proprio disagio in comportamenti rabbiosi e violenti che vengono stigmatizzati a livello sociale ma non trattati a livello medico.
Secondo l'organizzazione Charlie Healt «la mancanza di familiarità con le sfumature della salute mentale degli adolescenti maschi può provocare segni comuni di malattia mentale che peggiora e rimane non trattata nel corso dell'intera esistenza».
Ragazzate, che nascondono altro - Secondo il Pew Research Center, un centro studi sui problemi sociali con sede a Washington, nel 2017 solo il 33% dei ragazzi adolescenti ha ricevuto cure per la depressione nel corso dell'anno precedente rispetto al 45% delle ragazze.
Troppo spesso le manifestazioni esterne di disagio, quale comportamenti violenti o antisociali, l'abuso di droghe o sostanze alcoliche, le difficoltà di impegnarsi con costanza in attività scolastiche o lavorative, vengono superficialmente bollate come «un classico comportamento da adolescente maschio» senza che si presti attenzione all'origine di tali problemi comportamentali che spesso trovano la propria radice in esperienze traumatiche, quali abusi famigliari, aggressioni sessuali o incidenti di varia natura.
Da uno studio condotto dall'Università di Monaco alcuni anni fa, è emerso che a oltre tre milioni di uomini tedeschi, pari al 9% della popolazione, è stato diagnosticato uno stato depressivo, anche se i numeri reali sono sicuramente più alti. Tra le donne, con una percentuale dell'11,3%, la depressione viene diagnosticata con una probabilità doppia rispetto a quanto accade ai giovani uomini.
Nel 2021, il 75% dei suicidi in Germania è stato commesso da uomini. Anche in questo caso ciò è dovuto all'esistenza di vecchi stereotipi di genere secondo i quali agli uomini viene richiesto di essere forti e resistenti nei confronti dello stress e dei problemi quotidiani che, trascurati e non esplicitati, possono portare allo sviluppo di gravi problemi mentali. Lo stesso dicasi per il Giappone dove, la richiesta di aiuto viene vissuta come una sconfitta in una società ancora molto legata a modelli patriarcali.
Il viaggio di Takumi - Nel 2021, il giovane Takumi Hara ha intrapreso un viaggio in bicicletta attraverso il Giappone per sensibilizzare i ragazzi sull'importanza di preservare la propria salute mentale. Ammalatosi di depressione durante gli anni universitari, il giovane non è riuscito a chiedere aiuto e ha tentato il suicidio bevendo candeggina. «Quando ho iniziato a soffrire di depressione, avevo paura che non mi sarei mai ripreso e non andavo alle visite settimanali in ambulatorio per paura di essere visto».
Quando un amico, però, si è reso disponibile ad ascoltarlo, Hara è riuscito finalmente ad accettare il suo stato depressivo e a curarlo, e da allora, anche tramite l'iniziativa del tour in bicicletta, diffonde tra i più giovani il messaggio di non arrendersi alla malattia ma di accettare il fatto «di poter cadere e rinascere da essa chiedendo aiuto a qualcuno».
Il superamento degli stereotipi culturali e di genere, come visto, è un elemento necessario per poter garantire a tutti la migliore qualità di vita possibile, e laddove ciò non sia possibile, per potersi sentire liberi di chiedere aiuto senza il peso paralizzante del giudizio altrui.