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ITALIALuca Carboni: «Ho avuto un tumore al polmone e sono guarito»

08.09.24 - 11:37
Il cantautore bolognese: «Dallo sguardo del radiologo mi ero convinto di avere poco tempo ma non mi sono piegato alla disperazione»
Foto Imago
Fonte Corriere della Sera
Luca Carboni: «Ho avuto un tumore al polmone e sono guarito»
Il cantautore bolognese: «Dallo sguardo del radiologo mi ero convinto di avere poco tempo ma non mi sono piegato alla disperazione»

BOLOGNA - In molti si chiedevano che fine avesse fatto Luca Carboni, da due anni scomparso dalle scene. Il suo pubblico macinava ipotesi e fra le tante attribuiva questa prolungata assenza al solito ritiro ispiratore che tante volte poi sfocia nella pubblicazione di un album, cosa che in realtà sarebbe avvenuta, se a marzo del 2022 al cantautore bolognese non fosse stato diagnosticato un tumore al polmone.

«Un po' di tosse che non passava mai, una lastra e lo choc» - Ne ha parlato in un'intervista al Corriere della Sera affidando il racconto di questi due anni difficili all'ascolto e alla penna di Walter Weltroni che firma il pezzo.

«Un po' di tosse che non passava, la decisione di fare una lastra. Uno choc. Sono rimasto senza parole, quella malattia sta nella nostra vita, ma pensi che a te non toccherà mai. Improvvisamente tutto è cambiato» ha spiegato.

In quel momento, era il marzo del 2002 - i fan ci avevano visto giusto - stava registrando il nuovo album. Dieci canzoni tra cui il singolo "Il pallone" e "Rimini d'estate", un brano che nel 1986 quando lo compose lo stava per proporre a Vasco e che poi decise di tenere per sè.

«Avevo previsto l’album e poi il tour - racconta - invece, in pochi minuti, tutto è cambiato. Dalla scelta dei brani sono passato alla scelta delle terapie per sopravvivere. Il tumore era grande, difficile da operare».

Un programma massiccio di chemioterapia: «Per fortuna non c'erano metastasi» - Si affida allo staff di oncologia del Sant'Orsola di Bologna. Il piano di cura prevede un programma massiccio di chemioterapia, che in effetti ha come risultato una considerevole riduzione della neoplasia. Ad agosto Luca Carboni entra in sala operatoria e il tumore viene asportato.

«Per fortuna non c’erano metastasi e dopo l’intervento abbiamo continuato con l’immunoterapia - ha proseguito il racconto - e dopo due anni posso dire di essere tecnicamente guarito anche se, con questo tipo di malattia, questa parola ha un significato fragile».

Lui, il cantautore di "Silvia lo sai", "Autobus di notte", "Sarà un uomo", "Mare mare" e tantissime altre memorabili canzoni che hanno scandito la vita di tanti, si ritrova fra quei tanti che come lui sono costretti a entrare in un reparto di oncologia e sedersi sulla poltrona della chemio, affidandosi ai traguardi che ha raggiunto la medicina e anche a quelli custoditi dalla fede, cui Carboni confessa di essersi rivolto dopo una parentesi atea.

La guarigione, tra medicina e fede: «Dallo sguardo del radiologo mi ero convinto di avere poco tempo - «Ho frequentato oncologia, ho vissuto le storie di tanti malati. Il tumore non è un’esperienza individuale, ma collettiva - ha confessato - non puoi sentirti guarito se non è guarito l’altro, la persona che avevi a fianco mentre facevi le flebo. In questi anni ho pregato per me, ma anche per chi condivideva il mio stesso percorso. Come un mio amico dell’isola d’Elba, che ha scoperto il mio stesso male ma non ce l’ha fatta».

Le radici cattoliche della famiglia lo educano «a tenere sempre aperta la finestra sul divino». Poi, confessa, «per un certo periodo, ho chiuso quella finestra che poi si era di nuovo spalancata da adulto, ben prima della malattia. Questa esperienza ha rafforzato la mia convinzione spirituale». Il pensiero della morte e lo spavento che infonde a chi come lui si è trovato a leggere un referto con una diagnosi severa, lo hanno attraversato sin dall'inizio e accompagnato in questi lunghi mesi., dove proprio il raccoglimento e la fede gli hanno dato una grossa mano.

«Credo - sottolinea in un passaggio dell'intervista al quotidiano milanese - e non ho ragione per nasconderlo. Dalla notizia, dalla lastra e, soprattutto, dallo sguardo del radiologo, mi ero convinto di avere poco tempo. Ho pensato alla morte, per la prima volta, come a una possibilità concreta. Ma devo alla scienza medica il ritorno, assai presto, di una ragionevole speranza».

Il destino non è solo fato: io volevo vivere e sentirmi guarito - Carboni racconta di essersi «aggrappato a quel barlume di luce» e di avere pensato a due cose. La prima «che dovevo fidarmi dei medici», la seconda «affidarmi al destino, combattendo a modo mio». Anche nei momenti di maggiore scoramento e quando «vedevo la fine come eventualità possibile» Carboni dice di essersi sentito «felice». «Ho fatto una vita bella, piena di luce, di gioie, di amori. Il mio percorso è stato faticoso e carico di soddisfazioni».

Due anni a combattere «con questo ospite inatteso e pericoloso» ma «il destino non è solo fato, ma il prodotto, anche, della nostra volontà, della nostra energia. Io volevo vivere e volevo sentirmi, un giorno, “guarito”».

Ho sopportato la chemioterapia con l'aiuto dell'immunoterapia - Spiega di avere sopportato la chemio «anche grazie ai consigli del mio medico omeopata» e con l'aiuto «dell'immunoterapia. In definitiva ho vissuto una esperienza drammatica senza provare dolore. Non mi sono piegato alla disperazione, che pure conviveva con me, ho combattuto».

Niente più sigarette e passeggiate sull'Appennino - Ha smesso di fumare e durante la malattia dice di avere camminato tanto. «Andavo sull’Appennino e cercavo paesaggi che rendessero ancora più forte il mio rapporto con la vita». La natura - afferma - lo ha aiutato e descrive le sue passeggiate. «Trovavo sentieri impervi e fantastici che mi ricordavano la bellezza delle cose del mondo. L'arrivo dell'inverno e poi della primavera «erano iniezioni di fiducia, erano stimoli a non mollare. Poi mi ha aiutato molto la pittura, che è sempre stata la mia altra passione».

La rinascita e il ritorno : una mostra, la fine dell'album lasciato a metà e un tour - Il ritorno alla vita artistica sarà sancito a novembre, nella sua Bologna, con una mostra. «Quadri, i disegni, lo story board del primo video che ho fatto e i block notes sui quali ho gli appunti di ogni mio album. Coinciderà con i quarant’anni, mamma mia, dal mio primo disco».

Per quello nuovo, l'avere ascoltato durante la convalescenza audio-libri di «Natalia Ginzburg, Grazia Deledda e del mio adorato Simenon» più la rilettura de “I Promessi sposi”, gli ha offerto lo spunto per «testi possibili e anche una musica per una canzone. Per adesso sono disordine che però, ora che sto bene, posso ricomporre». La vita «che aveva perso la certezza del tempo» può cominciare a essere rimessa insieme. «Comincerò a farlo con le parole e le note» dice.

Il nuovo album - E annuncia infatti che tornerà a rimettere mano alle canzoni che stava registrando quando la scoperta del tumore bloccò tutto. «Ne aggiungerò altre e poi forse farò un tour». Di sè ricorda che «sono sempre stato, per scelta, agli angoli della vita» e che «non sono mai stato un protagonista. Non amo i vincenti, perché non mi piace la confidenza con il successo, la convinzione di essere superiori ad altri. Ho venduto, nel tempo, cinque milioni di dischi ma ho sempre pensato che, in fondo, fosse un incidente di percorso».

La lettera con i suoi testi consegnata all'Osteria "Da Vito", ritrovo dei cantautori bolognesi - Al Corsera ricorda anche come è iniziata la sua avventura musicale, portando a Vito, il titolare dell'omonima e famosa osteria di Bologna, una busta con i suoi testi da dare a Ron, che lì si ritrovava con Lucio Dalla, Morandi, Guccini, gli Stadio e altri del giro bolognese.

«Quella sera a un tavolo c’erano Lucio e gli Stadio che discutevano dei testi del primo album del gruppo - racconta al Corriere - io mi fermai a guardarli, dalla vetrina del ristorante. Vidi Lucio che prese la busta, la aprì, cominciò a leggere e poi distribuì i fogli agli altri. Sentii che disse “Cazzo, belli”. Io avevo messo il mio numero di telefono di casa sulla busta e vidi Lucio che si alzò e prese l’apparecchio telefonico del ristorante. Non sapevo cosa fare, ma mi feci coraggio e rientrai proprio mentre mia sorella gli stava dicendo che io dovevo essere lì. Gli battei sulla spalla e lui, divertito, mi squadrò sibilando “Pensavo fossi un adulto…”. Mi fecero sedere al loro tavolo, a me sembrava di sognare».

Il ritorno sul palco: «La prima canzone che farò sarà "Primavera" - Annuncia che al suo ritorno sul palco la prima canzone che farà sarà "Primavera", altra chicca del suo vasto repertorio. «È la canzone di una stagione attesa, che torna ogni volta diversa. Mi piacerebbe che la prima data fosse a Bologna, la mia città. Bologna non è solo una città, è un modo di essere, la tua educazione, i tuoi tempi, il tuo modo di guardare il mondo».

«In questi due anni non ho mai pianto ma succederà presto e sarò felice di farlo» - Se gli chiedono se in questi due anni avesse mai pianto risponde di «no», «mai». Ma «succederà presto. E sarò felice di farlo».

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