Il caso a La Spezia. L'incredibile modulo ha innescato una bufera, dai social a Piazza De Ferrari
La Regione Liguria ha avviato un'indagine per verificare le responsabilità. Il presidente Toti: «Errore inaccettabile»
GENOVA / LA SPEZIA - Tossicodipendenti, prostitute e omosessuali. Cosa avrebbero in comune? Stando a un documento della Asl5 - l'azienda sanitaria locale della zona di La Spezia, in Liguria - si tratta di «comportamenti a rischio», tutti riuniti nella stessa categoria nel modulo per accedere alla lista d'attesa delle vaccinazioni anti-Covid.
Un fatto che ha dell'assurdo ma che si può leggere, nero su bianco, su una copia del modulo che da qualche ora sta rimbalzando attraverso la rete. Il documento - da compilare con i propri dati anagrafici - prevede una trentina di categorie, dagli operatori sanitari, passando per studenti, detenuti, residenti in case per anziani e donne in gravidanza.
Il direttore dell'azienda sanitaria ligure, Paolo Cavagnaro, ha parlato di un «chiaro errore, per cui possiamo solo scusarci». Come sia potuto accadere? È la domanda che si sono posti gli uffici dell'Asl. E tra le prime ipotesi - stando a quanto riferito dai media italiani - ci sarebbe la possibilità che il foglio incriminato sia stato creato sulla base di un vecchio modulo per la donazione del sangue, «quando ancora l'omosessualità era indicata tra i comportamenti a rischio».
I tentativi di metterci una pezza non hanno però disinnescato il caso, tradottosi in poche ore in bufera politica. Ferruccio Sansa, consigliere regionale, ha scritto in un post su Facebook: «Ci augureremmo che fosse un fake. Per questo abbiamo cercato di chiedere informazioni all'Asl5: dopo 13 telefonate senza risposta finalmente l'ufficio igiene pubblica e vaccinazioni ci ha risposto: "Sì, conosciamo quel foglio, ma l'ha fatto un altro ufficio"», chiedendo spiegazioni alla Regione.
Scatta l'indagine interna
E la Regione ha risposto, annunciando l'avvio di un'indagine volta a «verificare le responsabilità e adottare i necessari provvedimenti». Più dura ancora è stata la presa di posizione del presidente regionale, Giovanni Toti, che ha parlato di un «errore inaccettabile», assicurando che chi ha sbagliato pagherà.