Il gruppo jihadista è un nemico giurato dei talebani, ai quali contende da anni il controllo dell'Afghanistan
KABUL - L'attentato di giovedì a Kabul, che è costato la vita ad almeno 85 persone, è stato rivendicato dall'Isis-K. Ma di chi si tratta, con precisione?
Come nasce - Lo Stato Islamico Khorasan è una propaggine del gruppo terroristico: è nato tra il 2014 e il 2015 da una scissione dell'Isis e come espansione fuori dai confini di Iraq e Siria, i due territori dove la presenza jihadista è stata più massiccia. Prende il suo nome dalla regione storica del Grande Khorasan, che racchiudeva territori che ora fanno parte di Afghanistan, Iran, Turkmenistan, Uzbekistan e Tagikistan.
Nemici dei talebani - L'Isis-K è un nemico giurato dei talebani, che hanno affrontato per anni per il controllo del territorio afghano. Dal punto di vista ideologico ritengono troppo morbide e moderate le posizioni degli attuali dominatori del paese. Secondo stime risalenti ormai al 2018 l'Isis-K avrebbe una forza complessiva di circa 2200 uomini, che in questi giorni si è probabilmente arricchita con disertori talebani. Non si esclude che la caotica situazione degli ultimi giorni abbia portato altre persone a unirsi a questo schieramento; magari alcuni di coloro che sono stati scarcerati dai talebani durante la loro rapidissima conquista dell'Afghanistan.
I precedenti attentati - In passato l'Isis-K - che dal giugno 2020 risulta guidato da Shahab al-Muhajir - si è attribuito la responsabilità di sanguinosi attacchi, compreso quello che costò la vita di donne e bambini lo scorso anno in un ospedale pediatrico. Lo scorso maggio oltre 90 persone sono morte a Kabul in attentati rivendicati dal gruppo. Il modus operandi è quasi sempre lo stesso: un attacco suicida - autobomba o attentatore che fa detonare la cintura o il giubbetto esplosivo che indossa - seguito da colpi d'arma da fuoco. Secondo il Center for Strategic and International Studies, citato da Sky News, sarebbero stati quasi 100 gli attacchi contro i civili compiuti tra il 2015 e il 2017.
Uno schiaffo ai rivali - Svariati analisti internazionali sono concordi nel ritenere che, con l'attacco all'esterno dell'aeroporto di Kabul (sul quale sono puntati gli occhi di tutto il mondo) l'Isis-K abbia voluto danneggiare la credibilità dei talebani e vendicarsi delle cocenti sconfitte subite in questi anni. «Mina l'idea che governino il paese» e li fa apparire «come se non avessero il controllo del territorio», ha spiegato alla Nbc Raffaello Pantucci, membro anziano dell'International Center for Political Violence and Terrorism Research presso la S. Rajaratnam School of International Studies di Singapore.
«Costruire la stessa cosa in modi diversi» - Si sta quindi disputando un ennesimo round dello scontro di potere per il controllo dell'Afghanistan, ha aggiunto Pantucci. «Sono organizzazioni competitive. Stanno cercando di fare appello alle stesse reclute e alle stesse fonti di finanziamento. Stanno cercando di costruire la stessa cosa», ovvero un Emirato islamico fondamentalista, solamente «in modi diversi».
La preoccupazione per il futuro - Il ministro della Difesa britannico Ben Wallace non ha nascosto la sua preoccupazione per un aumento del rischio di attentati all'aeroporto di Kabul. L'Isis-K zha un intento, ha la capacità, se lo desidera, di compiere altri attacchi di questo tipo. Sono assolutamente preoccupato che, finché non ce ne saremo andati, ci sarà una minaccia assoluta per le nostre forze, e anche dopo che saremo andati ci sarà una minaccia per il popolo afghano» ha dichiarato a Bbc Radio 4.